Il 25 maggio nella città simbolo di Assisi si sono ritrovati centinaia di associazioni e comitati provenienti da ogni parte d’Italia per la 1° Manifestazione Nazionale in difesa di “aria, acqua, cibo puliti, contro le biomasse e il biogas” . Il convegno del mattino ha visto fra i relatori il Prof. Michele Corti (presidente nazionale Terre Nostre), Don Tonio dell’Olio (responsabile del settore internazionale di Libera, l’ avvocato Valeria Passeri,  nonché la sottoscritta e la testimonianza di decine di realtà locali che stanno contrastando- fortunatamente in qualche caso con successo-  il proliferare indiscriminato di impianti di biogas/biomasse nel proprio territorio. All’iniziativa ha dato la propria adesione Slow Food nazionale, Medicina Democratica, padre Alex Zanotelli e decine di altre personalità di grande rilevo.

Si è trattato di una partecipazione davvero considerevole, nata in modo spontaneo senza alcuna organizzazione politica o di altro tipo alle spalle, grazie solo al coordinamento di Terre Nostre, la rete dei comitati no biogas e no biomasse sorta da qualche anno  in Italia.

Purtroppo bene e spesso  dietro i suffissi ” bio”, “eco”, “green” si celano più “bioaffari” che attività volte a tutelare davvero ambiente e salute umana e di questo sempre più anche la comunità scientifica indipendente si sta rendendo conto con posizioni chiare e decise. Ad esempio quarantasei autorevoli scienziati tedeschi incaricati dalla Nationale Akademie der Wissenschaften Leopoldina di fare il punto sull’utilizzo delle biomasse a fini energetici hanno concluso che la Germania dovrebbe concentrarsi su altre fonti, quali solare termico, fotovoltaico, energia eolica, poiché minore è il loro impatto ambientale rispetto a quelli delle bio-energie e che il risparmio energetico e il miglioramento dell’efficienza energetica devono avere la priorità.

Perché ciò che vale per la Germania non dovrebbe valere anche per il nostro paese, la cui collocazione geografica è certamente più felice?

Ciò cui stiamo assistendo è purtroppo un proliferare di impianti a biomasse/biogas, sempre più spesso oggetto di sequestri o indagini giudiziarie:

Particolarmente sconcertante appare proprio il proliferare di centrali per la produzione di biogas ottenuto dalla trasformazione di rifiuto organico in assenza di ossigeno (anaerobiosi): ciò porta alla formazione oltre che del  biogas ( che gode di incentivazioni economiche), di un “digestato” (classificato come rifiuto speciale), non adatto allo spandimento sul terreno perché troppo salino, in cui la gran parte del carbonio della materia organica se ne  è andato sotto forma di  metano, l’azoto si è mineralizzato e che soprattutto presenta un rischio non trascurabile di tipo batteriologico.

Ne vale la pena? A ben riflettere la materia organica non ha mai rappresentato un problema prima che l’attività agricola fosse separata da quella dell’ agricoltura: i contadini facevano anzi a gara per aggiudicarsi l’appalto dei rifiuti nei mercati in quanto  tutti gli scarti rappresentavano un ottimo concime per i campi!

La strada scelta dalla Natura infatti per decomporre l’organico è un processo che avviene in presenza di ossigeno (aerobiosi) e che – qualora controllato e favorito dall’uomo- va sotto il nome di “compostaggio” . Con il compostaggio, attraverso biossidazione e poi maturazione, si ha  la formazione di humus, un  ammendante fertile e privo di carica batterica.

E’ di humus che i nostri terreni hanno estremo bisogno perché purtroppo, in seguito a coltivazioni intensive/concimazioni chimiche ecc., si è drasticamente ridotta la presenza di materia organica e già molti terreni sono – come  la Pianura Padana – in “via di desertificazione” per la perdita di fertilità.

Non dimentichiamo inoltre che l’aumento della frazione organica nei suoli sequestra CO2 dall’atmosfera e contrasta i gas climaalteranti: altro che “sprecare” il carbonio della materia per fare biometano da avviare a combustione.

Davvero temiamo che ancora una volta dovremo constatare che non abbiamo appreso in tempo le lezioni che purtroppo la storia già ci ha insegnato.

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