Lui e Lei si amano con la stessa intensità con la quale si odiano un attimo più tardi. Si tradiscono come se compissero un gesto meccanico, quasi ininfluente. La loro vita è tutta lì: bambino, cane, colazione; piccoli riti quotidiani che ancorano alla terra le pulsioni e le aspettative più ineffabili. A rianimarli dal torpore basta una telefonata: la notizia che ricevono li costringe ad uscire, a rompere l’incanto della città immobile, così simile al loro amore. Ora Lui e Lei devono attraversarla quella città, non importa se a piedi, non importa se quei tacchi Lei faceva meglio a non metterli. Ora sono lì e sono insieme.
Nel libro Domenica di Ilaria Bernardini (Feltrinelli, 154 pagg., 13 euro) mancano le descrizioni, i contesti, persino i nomi dei personaggi. La narrazione procede per flash, per immagini; tutto è sfumato in un’atmosfera surreale. Ogni tanto torna a far visita il passato, un passato ancora vitale che esibisce fiero i suoi feticci e il suo “peso specifico” sul presente. Ma ogni elemento, ogni passaggio del racconto è funzionale, è il tassello di un microcosmo familiare in cui si scontrano vita reale e vita sognata. Una storia di incomunicabilità, di compromesso, di allucinazione. Di possesso, di infedeltà, di vanità. Di sintonia e di rivendicazione. Insomma, una storia d’amore come tutte le altre.