Ieri su Il Fatto ho trovato una di quelle cose che non si vedono mai nei quotidiani e che, quando appaiono, mi allargano il cuore. Parlo della mezza pagina dedicata a due letture opposte, una sostanzialmente positiva e l’altra invece molto critica, del film di Sorrentino La grande bellezza.
Si sa, la critica cinematografica, così come la intendiamo noi vecchi cinefili, è una cosa che non può trovare spazio nei quotidiani di oggi, che preferiscono parlare di cinema come fenomeno di costume invece che far parlare il “testo” (mamma mia cosa ho scritto!). E allora diventa un motivo di soddisfazione infinita vedere su un quotidiano politico un confronto tra due giornalisti che analizzano un film, proprio il testo cinematografico e non il pretesto o il contorno.
A me pare che dividersi, scontrarsi, accapigliarsi sul contenuto e anche sulla forma di un film, sul suo significato, sul suo valore estetico sia un segno di civiltà, di vitalità di una cittadinanza capace per una volta di appassionarsi a qualcosa che non sia il porcellum, il mattarellum, i processi di Berlusconi, la leadership del Pd.
Da quanto tempo non accadeva? Bisogna tornare ai tempi eroici in cui ci si divideva tra destra e sinistra (o anche all’interno della sinistra) su Ladri di biciclette e Riso amaro, sul nichilismo della Dolce vita o sul disfattismo della Grande guerra o su Accattone. In tempi più recenti è accaduto solo al Benigni di La vita e bella, quando ai molti sostenitori del miracolo si opposero le riserve di alcuni puristi letterari a cui si unì, con altre assai più sciocche argomentazioni, Giuliano Ferrara.
Ma sono passati ormai quindici anni e in tutto questo tempo forse solo per il Muccino dell’Ultimo bacio si è sviluppato qualcosa che assomigliava a un dibattito, sia pure blando e concentrato sul vago tema generazionale. Per il resto nulla. Per cui grazie a Elisa Battistini e Nanni Delbecchi e a chi ha avuto l’idea. Ma soprattutto sarebbe bello e un bel segno di salute culturale se la cosa andasse avanti.
Io dico la mia: sto nettamente dalla parte di Delbecchi. Ho trovato il film di Sorrentino terribilmente vecchio, tanto pretenzioso quanto prevedibile, zeppo di luoghi comuni e di macchiette improbabili: il cardinale che snocciola continuamente le sue ricette gastronomiche, suvvia! Oltretutto mi è capitato di vederlo proprio mentre a Roma si svolgevano il derby, con tutti i suoi pericoli di violenza, e il primo turno delle elezioni comunali e questo ha accentuato la mia sensazione di anacronismo. Ma non è il mio giudizio che conta; piuttosto sarebbe bello raccoglierne tanti altri.