Dopo la trasformazione del fermo in arresto e dopo la negazione della libertà provvisoria, alla ragazza è stata notificata un seconda ordinanza di custodia cautelare per profanazione di cimitero e offesa al pudore. I legali: "Eravamo sicuri che sarebbe stata liberata, perderà gli esami di maturità"
Terzo no dei giudici di Kairuan contro Amina, la Femen tunisina arrestata domenica 19 maggio. La giovane attivista si era presentata nel luogo del raduno vietato ai salafiti ed era stata portata via dalla polizia.
Dopo la trasformazione del fermo in arresto e dopo la negazione della libertà provvisoria, ad Amina è stata notificata un seconda ordinanza di custodia cautelare. La ragazza risponde di un reato minore: il possesso di spray difensivo lacrimogeno. Si attendeva quindi che fosse condannata a pagare una multa e poi scarcerata. Invece è arrivata, nel tardo pomeriggio di giovedì, la notizia che Amina era stata convocata da un altro giudice istruttore che le aveva contestato la profanazione di cimitero – per la scritta Femen sul muretto esterno – e, a quanto pare, l’offesa al pudore, forse per aver minacciato di mettersi in topless. L’udienza è stata fissata per il 5 giugno.
La giornata a Kairuan è stata tesa e convulsa. I salafiti estremisti di Ansar El Sharia hanno approfittato del processo per riunirsi a protestare, e alcuni “abitanti” hanno tentato – senza riuscirsi – di costituirsi parte civile contro Amina accusandola di aver offeso la città santa. Unico sollievo per l’imputata la presenza in aula del padre che l’ha sostenuta, anche parlando ai giornalisti: “Esagerazioni giovanili sì, ma reati no” ha detto l’uomo.
L’avvocato Leila Ben Debba, del collettivo di avvocati di Amina, ha dichiarato che è stata una giornata orribile e paradossale: “Eravamo sicuri che sarebbe stata liberata. Poi la corte si è ritirata in camera di consiglio per la sentenza sullo spray lacrimogeno e noi siamo ripartiti per Tunisi. All’entrata eravamo stati aggrediti, in particolare uno di noi, da estremisti salafiti e anche l’uscita è stata molto tesa, siamo stati scortati dalla polizia. A questo punto abbiamo poi saputo che inspiegabilmente la ragazza era stata richiamata dal carcere, dove era stata riportata, e il giudice istruttore la voleva interrogare di nuovo. Amina ha risposto che si sarebbe fatta interrogare solo in presenza dei suoi avvocati, come è giusto, e a quel punto il giudice ha emesso il nuovo mandato di cattura”. I legali sottolineano che a causa della custodia cautelare prolungata Amina salterà gli esami di maturità che voleva tentare di dare come privatista.
Intanto a Tunisi venerdì appariranno davanti al giudice le tre ragazze Femen, le due francesi Josephine e Pauline e la tedesca Marguerite, arrestate per aver manifestato a seno nudo davanti al Palazzo di Giustizia. Il governo ripete che la magistratura è autonoma, ma nei numerosi dibattiti in Internet i laici sottolineano che sono stati rilasciati con la condizionale gli assalitori dell’ambasciata americana dell’autunno scorso – di area salafita – mentre si esercita il massimo di severità su Amina, che a Kairuan è rimasta vestita.