Tanto per chiarire, la Convenzione di Istanbul ancora non è stata ratificata dallo Stato italiano, ma se ne parla sui mass media come se fosse una cosa già avvenuta. Il disegno di legge di ratifica passato alla Camera dei deputati deve essere approvato al Senato definitivamente e la discussione non è ancora stata calendarizzata. Durante l’Audit che la ministra Josefa Idem ha tenuto con le associazioni che si occupano di violenza il presidente del Senato Pietro Grasso si è pronunciato chiaramente sulla volontà politica del nuovo esecutivo di non aspettare ancora. La ratifica definitiva è quindi questione di poco tempo?
Di che cosa si tratta? La Convenzione di Istanbul è il primo strumento di diritto internazionale legalmente vincolante che “crea un quadro giuridico di riferimento completo per combattere la violenza contro le donne”. Focalizzato sulla prevenzione della violenza domestica, si concentra anche sulla protezione delle vittime e sulla persecuzione dei colpevoli.
Come ho ribadito durante i cinque minuti concessi a ogni associazione durante l’Audit del 22 maggio, la Convenzione di Istanbul se non viene articolata nel nostro ordinamento, non ha alcun effetto reale sulla vita di tutti noi. Si devono pertanto integrare le direttive dell’Unione europea sulla posizione della vittima nel procedimento penale, sull’ordine di protezione europeo adottato a favore di vittime o potenziali vittime di reati; la direttiva sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, quella sull’indennizzo delle vittime da reato intenzionale violento, la direttiva relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile.
Quindi ho letto le mozioni che i deputati hanno presentato per l’adozione del disegno di legge di ratifica alla Camera dei deputati il 28 maggio. Di seguito riporto solo alcune parti interessanti di qualche mozione.
“Fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento e nelle linee generali dei curricoli scolastici la cultura del rispetto e della consapevolezza delle identità di genere e il superamento degli stereotipi sessisti..” che l’on. Faraone ha fatto individuando nel codice di autoregolamentazione POLITE uno strumento affinché tutti i libri di testo adottabili in ambito scolastico seguano le indicazioni sul rispetto dei generi.
”Sollecitare in ogni opportuna sede internazionale, sia bilaterale che multilaterale, la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte degli Stati firmatari che non vi abbiano ancora provveduto ovvero la sua sottoscrizione da parte di altri Stati”, come ricordano Mara Carfagna, Mogherini Spadoni, Marazziti, Scotto e con altre parole Spadoni e Di Vita.
In effetti finché la Convenzione non sarà firmata da almeno dieci Stati di cui otto devono essere membri del Consiglio d’Europa, non sarà esecutiva. Ciò non toglie che ogni Stato potrebbe già attuare la ratifica. Al momento solo Albania, Montenegro, Turchia, Portogallo l’hanno ratificata, forse a breve anche Italia e sembra in coda anche Francia e Inghilterra.
“Adeguare quanto prima l’ordinamento italiano agli standard di tutela previsti dalle normative internazionali e comunitarie in materia di prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne, con particolare riguardo al recepimento di tutte quelle normative già adottate in sede di Unione europea; di un’organica politica nazionale che garantisca anche prevedendo la verifica e la adozione di un nuovo Piano d’azione nazionale per il contrasto alla violenza e alle molestie, dotato delle necessarie risorse finanziarie, che preveda efficaci misure di raccolta dati, di sostegno ai centri antiviolenza, di costruzione di reti locali competenti, di prevenzione, di tutela della vittima, del contrasto che garantisca la certezza e l’adeguatezza delle pene e la promozione di una cultura diversa tra uomini e donne.”chiedono l’on.Villecco Calipari, Locatelli, e Marzano e riprendono anche il discorso delle direttive dell’Ue. In effetti ciò risponde al bisogno di articolare la convenzione di Istanbul nell’ordinamento Italiano in ogni ambito.
I segnali dalle istituzioni di voler dare delle risposte rispetto alla violenza sulle donne in questo momento non mancano. La ministra Idem si è recata al funerale a Corigliano calabro per l’orrenda uccisione di Fabiana Luzzi, senza troppi clamori, nel rispetto del dolore di una famiglia e di una comunità. Il ddl di ratifica è passato lo stesso giorno con voto unanime alla Camera dei deputati. Lo Stato sta prendendo coscienza che la violenza non può essere più considerata un fatto privato ma è una questione pubblica e di responsabilità a partire dallo Stato?
Ora è importante non perdere di vista il confronto con le associazioni che lavorano sul tema e tenere al centro la trasparenza. Aspettando la ratifica di Istanbul al Senato.