Ad aprile oltre 3 milioni di italiani senza impiego: sono aumentati del 13,8% in un anno. Senza occupazione il 41,9% i ragazzi tra i 15 e i 24 anni "attivi" (cioè che cercano lavoro). Visco: "Bruciato mezzo milione di posti di lavoro in un anno"
Tasso di disoccupazione al top dal 1977, massimo storico per i giovani (tasso oltre il 40%). I dati dell’Istat sono la fotografia di un Paese in apnea. Nel primo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione è balzato al 12,8%. Considerando i confronti tendenziali è il livello più alto dal primo trimestre del 1977. Quando si parla di “tasso” si intende, come spesso bisogna ribadire in questi casi, della percentuale calcolata sulla popolazione “attiva”, cioè tra coloro che lavorano, hanno lavorato o comunque cercano lavoro. La disoccupazione ad aprile si è attestata al 12% (più 1,5% in un anno): si tratta di un massimo storico, il livello più alto sia dalle serie mensili (gennaio 2004) che da quelle trimestrali, avviate nel primo trimestre 1977, ben 36 anni fa. “Il tasso di disoccupazione, pressoché raddoppiato rispetto al 2007 e pari all’11,5% lo scorso marzo – dice il presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco – si è avvicinato al 40% tra i più giovani, ha superato questa percentuale nel Mezzogiorno”. Visco ha ricordato che “la riduzione del numero di persone occupate è superiore al mezzo milione”.
Ad aprile il numero assoluto dei disoccupati è stato pari a 3 milioni 83mila e è aumentato dello 0,7% rispetto a marzo (+23mila unità). Su base annua si registra una crescita del 13,8% (+373mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.
Ancora più allarmanti i numeri sul tasso dei senza lavoro tra i 15-24enni “attivi” (cioè coloro che cercano o che hanno lavoro) che si attesta al 41,9% nel primo trimestre del 2012 raggiungendo, in base a confronti tendenziali, il massimo storico assoluto, ovvero il livello più alto dal primo trimestre del 1977. Nella fascia dei lavoratori più giovani le persone in cerca di lavoro sono 656mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa forbice. Se nel primo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salito di 1,8 punti percentuali in più nel raffronto tendenziale. Nel Mezzogiorno oltre la metà della forza lavoro femminile tra 15-24anni è in cerca di lavoro (52,8%).
Il tasso di disoccupazione giovanile tra i giovani dai 15 ai 24 anni sale al 40,5% ad aprile. Si tratta del livello più alto dall’inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e trimestrali (primo trimestre 1977). In cerca di lavoro sono 656mila ragazzi.
Ma a calare sono anche i precari: nel primo trimestre 2013 si sono registrati oltre 100mila precari in meno. Emerge dai dati (non destagionalizzati) dell’Istat, che spiega: “si interrompe la dinamica positiva dei dipendenti a termine”, -69.000 (-3,1%), flessione che interessa “esclusivamente i giovani fino a 34 anni”. Ritmi più sostenuti per il calo dei collaboratori (-10,4%), 45.000 in meno sull’anno.
Sconfortato il commento sui dati diffusi dall’Istat di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: “Sono più che preoccupanti, dire tragici“.
Trend negativo anche nel resto d’Europa
Il trend è negativo anche nel resto d’Europa. La disoccupazione nell’Eurozona ha toccato ad aprile il livello più alto mai raggiunto dal 1995: il 12,2% contro l’11,2 dell’aprile 2012. Stessa cosa per quella giovanile, arrivata a quota 24,4%. L’Italia, con il suo 40,5% di giovani disoccupati, è al quarto posto dopo Grecia, Spagna e Portogallo. Nell’Ue a 27 il tasso di disoccupazione si è attestato ad aprile all’11% (lo stesso livello di marzo) contro il 10,3% di aprile 2012. Nell’Eurozona invece il nuovo record è stato determinato dall’incremento segnato rispetto al dato di marzo 2013, quando i senza lavoro sono risultati pari al 12,1%.
In termini assoluti “l’esercito” dei disoccupati dell’Eurozona è arrivato a contare lo scorso mese 19,3 milioni di persone (26,5 nell’insieme del’Ue), 95mila in più rispetto a marzo e 1,6 milioni in più rispetto a dodici mesi or sono. I Paesi con i tassi più bassi sono Austria (4,9%), Germania (5,4) e Lussemburgo (5,6). Quelli in cima alla classifica dei disoccupati sono Grecia (27%), Spagna (26,8) e Portogallo (17,8). Nel complesso dell’Ue e rispetto a un anno fa, sono 18 i Paesi che hanno registrato una crescita dei senza lavoro, mentre in 9 c’è stata una flessione.
Eurostat segnala poi che anche sul fronte della disoccupazione giovanile, ovvero degli under 25, ad aprile nell’Eurozona (ma anche nell’Ue, dove il tasso è arrivato al 23,5%) sono stati registrati nuovi record. Livelli così alti non erano mai stati toccati dal 1995, cioè da quando è stato avviato il monitoraggio Eurostat comparabile. Nel complesso, i giovani disoccupati nei 17 Paesi euro sono arrivati ad essere 3,6 milioni (5,6 nell’Ue), 188 mila in più rispetto a un anno prima quando il tasso di disoccupazione giovanile era del 22,6%. Germania, Austria e Olanda sono i Paesi con meno ragazzi senza lavoro, con percentuali comprese tra il 7,5 e il 10,6%. Prima dell’Italia, tra i Paesi con i tassi più alti, si collocano invece Grecia (62,5), Spagna (56,4) e Portogallo (42,5).
Andor (Ue): “Pronte iniziative per fronteggiare l’emergenza”
Sul Messaggero oggi stesso il commissario europeo agli Affari sociali Laszlo Andor aveva parlato di “nuove iniziative europee per fronteggiare l’emergenza della disoccupazione giovanile”. “Ora c’è un nuovo slancio a livello europeo – continua – per implementare le politiche che sono state preparate dalle istituzioni Ue. Su questo punto la Commissione ha già fatto proposte a dicembre: la Garanzia Giovani, l’Alleanza europea per l’apprendistato, l’aumento della mobilità nel mercato del lavoro”, rileva Andor, secondo cui adesso c’è “più sensibilità” anche da parte della Germania. “I 6 miliardi saranno usati interamente per la Garanzia Giovani nelle regioni in cui la situazione è peggiore, come quelle del Sud Italia. Inoltre, saranno un’aggiunta alle risorse molto più ampie del Fondo Sociale Europeo. Il costo – tra i 1.000 e i 2.000 euro a persona – non è una somma enorme”, spiega Andor. “Il problema è che alcune regioni italiane non riescono a implementare i programmi, perchè hanno difficoltà a trovare idee o a sviluppare i progetti giusti”.