Il ricorso è stato presentato al Tribunale del Riesame di Taranto e l'istanza è firmata dall'amministratore delegato Enrico Bondi. Il maxisequestro predisposto il 24 maggio scorso dal gip Patrizia Todisco era di 8,1 miliardi di euro
L’Ilva ricorre contro il maxisequestro del patrimonio della famiglia Riva disposto il 24 maggio scorso. Il ricorso è stato presentato al Tribunale del Riesame di Taranto e l’istanza è firmata dall’amministratore delegato Enrico Bondi.
La firma sul decreto di sequestro era quella del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco e corrispondeva a un equivalente di beni per 8,1 miliardi di euro. Questa era infatti la stima formulata dai custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza, Claudio Lofrumento e Mario Tagarelli del costo totale degli interventi necessari al ripristino funzionale degli impianti dell’area a caldo per un possibile risanamento ambientale. Un costo che tuttavia non comprende le bonifiche di acqua e suoli, stime che secondo la magistratura tarantina potranno essere calcolati solo dopo la valutazione dei danni reali al territorio.
Il sequestro nei confronti dell’Ilva e della Riva Fire riguarda beni mobili e immobili e disponibilità economiche. L’accusa ipotizzata dai magistrati di Taranto è associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi. Alla notizia del sequestro, Bondi ha annunciato le dimissioni insieme col presidente, Bruno Ferrante, e col consigliere di amministrazione Giuseppe De Iure. Rimarranno tuttavia in carica fino al 5 giugno, data fissata per la nuova assemblea dei soci.