Monologo fluviale di Vittorio Sgarbi, che esordisce: “Tredici milioni di edifici di cemento sono stati costruiti negli ultimi cinquant’anni”. Il critico d’arte afferma che le parole del premier Enrico Letta (“mi dimetterò se saranno decisi tagli nella cultura”) fanno ben sperare e sottolinea: “Il ministero dei Beni Culturali deve essere strettamente legato a quello dell’Economia”. Sgarbi punta il dito contro la mancata ricostruzione in Abruzzo: “E’ immorale che a L’Aquila non si sia ancora ricostruito. Lo Stato è bloccato da ordinanze e non può fare, come invece fa il privato”. E legge una dichiarazione di Leo Longanesi , risalente al 1956, sul valore della miseria. L’ex sindaco di Salemi poi contesta la furia modaiola degli ultimi tempi: “E’ l’imitazione idiota di modelli vagamente americani, come quella che spinge all’acquisto dei jeans strappati”. E racconta come nei bar e nei locali siciliani non si trovi più il latte di mandorla o la spremuta d’arancia, ma la Coca Cola, definita “spremuta di merda”. Il critico d’arte elogia l’idea di Slow Food di Carlo Petrini e racconta la sua osteggiata esperienza di primo cittadino di Salemi, poi sciolto per infiltrazioni mafiose. Sgarbi, a riguardo, legge le parole di Agnese Borsellino, che accolse la sua nomina di sindaco definendola “attività missionaria”. E menziona esempi di mafia: l’installazione delle pale eoliche a Scansano, la demolizione di un edificio a Sant’Agostino, “il gabbiotto di merda” a San Marco a Venezia. Sgarbi cita anche il Palazzone della Provincia di Roma, progettato e costruito dall’architetto Massimiliano Fuksas. Non mancano accuse dure ad Anna Maria Cancellieri, “che non risponde più al telefono”, e a Roberto Maroni, definito “ignorante come nessuno”
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