Cronaca

Gorgona, i detenuti producono vino per Frescobaldi. Uil: “Ma manca l’acqua”

Il carcere-modello dell'isola dell'Arcipelago Toscano attiva un altro progetto di reinserimento con la cantina vecchia di 700 anni. Il sindacato: "La struttura è in una situazione vergognosa, il ministero pensi anche ai problemi dell'erogazione idrica". Il garante: "Questi progetti servono anche per dare un po' di autosufficienza"

A Gorgona mancherà ancora l’acqua, ma almeno ci sarà il vino. La Marchesi de’ Frescobaldi, azienda di vini toscana con oltre 700 anni di storia, collaborerà con il carcere dell’isola dell’Arcipelago Toscano, da anni fiore all’occhiello del sistema penitenziario italiano (che versa nelle condizioni che tutti conoscono). Ma la presentazione del progetto fa arrabbiare i sindacati della polizia penitenziaria: “Speriamo che l’amministrazione penitenziaria celebri un nuovo inizio – scrive in una nota il segretario provinciale della Uil Penitenziari, Mauro Barile – volto a prendere provvedimenti per restituire dignità al personale tutto e ai detenuti”. E quindi strutture senza manutenzione, periodi di carenza di acqua potabile, di sistemi fognari, di riscaldamento. Sull’isola si scontano pene per reati comuni: la capienza massima è di 136 reclusi, ma al momento ce ne sono 50. A loro si aggiungono una quarantina di agenti di polizia penitenziaria e un’altra trentina di residenti.

Il progetto del vino Gorgona
L’istituto che si trova sul piccolo fazzoletto di terra di fronte a Livorno da anni porta avanti progetti di riabilitazione per i detenuti: agricoltura, pastorizia e itticoltura, in primis, ma c’è anche l’idea di realizzare pannelli fotovoltaici e “produrre energia alternativa che porterà incassi a fronte di tante spese” come ha spiegato il ministro Annamaria Cancellieri. E ora il vino, dunque. Grazie alla collaborazione con la Marchesi de’ Frescobaldi i detenuti avranno la possibilità di imparare il mestiere del viticoltore e che è in atto nella casa di reclusione. Il vino “Gorgona” che viene prodotto in collaborazione con i detenuti è un bianco a base di Vermentino e Ansonica: da giugno le 2.700 bottiglie saranno presenti nei migliori ristoranti ed enoteche italiane. “Iniziative di questo tipo – spiega Cancellieri – incidono sul detenuto in modo costruttivo e non distruttivo, consentendogli di specializzarsi e di fare un’esperienza di lavoro che gli sarà utile anche una volta uscito dal carcere. Le statistiche ci dicono inoltre che nei detenuti che non lavorano la recidiva è dell’80%”.

Uil Penitenziari: “La struttura è in una situazione vergognosa”
Ma alla Uil Penitenziari non basta, perché il resto dei problemi resta irrisolto: “Per quanto possa gratificarci la realizzazione di tale iniziativa, essendo anche amanti, nel nostro piccolo, della produzione dell’unicità e l’autenticità dei prodotti italiani, indubbiamente non possiamo tacere situazioni, a dir poco vergognose, che attanagliano la struttura penitenziaria dell’isola e che, inevitabilmente, si pongono a contrasto”. Spiega Barile: “Sono stati firmati molti protocolli come questi e noi ne siamo felici perché crediamo nel lavoro che facciamo che porti a un reinserimento e a una riabilitazione dei detenuti. Ma accanto a questo c’è un mancato interesse per gli aspetti base e per gli strumenti necessari per la vivibilità sia dei detenuti che degli agenti”.

I problemi: dall’acqua potabile ai collegamenti con la terraferma
I problemi riguardano l’erogazione dell’acqua potabile, per esempio. Nell’ottobre scorso il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi fu costretto a firmare un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua corrente. Neanche per cucinare. Solo per igiene personale “e con massima cautela”. Nel frattempo il ministero della Giustizia mise a disposizione di agenti e detenuti una nave cisterna. La Uil Pubblica amministrazione aggiunge le questioni della raccolta dei rifiuti, del riscaldamento all’interno del penitenziario, delle fogne. Sullo sfondo il problema dei trasferimenti tra la terraferma e l’isola, che si riduce in gran parte alle motovedette della polizia penitenziaria. C’è un traghetto che fa la spola, ma due volte al giorno e non ha neanche un porto dove attraccare: sono le imbarcazioni della penitenziaria a portare poi persone e materiale sull’isola. Una strada – tra le poche dell’isola – è sbarrata da tempo da una frana.

Il garante: “Ma i progetti servono per tenere in vita un carcere modello”
Per risolvere questi problemi – spiega il garante dei detenuti del comune di Livorno Marco Solimano – “serve anche riattivare il rapporto tra il carcere e gli enti locali, Comune e Provincia”. Gorgona, infatti, è una frazione di Livorno, dalla quale è distante 18 miglia. “Ma per dare forza all’isola e portare a un rafforzamento delle cose giuste che solleva la Uil e che sono problemi comuni a molte isole, questi progetti servono” aggiunge Solimano. Il garante parla per esempio anche di due iniziative un po’ indebolite con il tempo. Una è quella delle escursioni a Gorgona, fermo da due anni (nell’ultimo anno in cui questo servizio era attivo i visitatori passati dall’isola sono stati oltre 2500). L’altra è proprio quella dell’itticoltura che ha perso forza. “Per questo è una buona notizia – spiega Solimano – che sia stato riattivato un tavolo tra le istituzioni. Solo così possiamo dare all’isola un minimo di autosufficienza attraverso una produttività e una redditività, altrimenti è a rischio un istituto che è un modello: l’esempio pratico che l’articolo 27 della Costituzione si può applicare”.