Beppe Grillo si è reso conto ieri di dover chiarire il post di giovedì su Rodotà, ammettendo quindi l’evidente errore (quantomeno di forma). Il chiarimento è condivisibile per toni e contenuti, anche se la pretesa di essere criticati (dagli amici) in privato e non sul Corriere della Sera fa un po’ sorridere. 
Grillo chiarisce di essersi sentito tradito umanamente da Rodotà. Più ancora, ribadisce di non essere una costola della sinistra e di non voler essere spaccato e cannibalizzato da una (auspicabile) nuova forza di sinistra, che avrebbe ovviamente anche in Rodotà una figura chiave. 

Esaurita tale querelle, peraltro non troppo avvincente, il punto è: coloro che hanno votato M5S, sono contenti di questi tre mesi? Credo che molti non lo siano, e questo è un dato che i 5 Stelle – al netto della “stampa cattiva” e della corresponsabilità ignominiosa del Partito Disastro – non possono negare. 
Per molti italiani, il M5S “non ha fatto niente”, “ha restituito all’Italia Berlusconi”, “è stato arrogante” e “sa solo criticare”. La realtà è un po’ più complessa, ma se molti italiani la pensano così un motivo ci sarà.

Se dovessimo individuare tre errori evidenti del Movimento 5 Stelle, sarebbero questi.
1) Non avere fatto il famoso nome (Rodotà, Settis o Zagrebelsky) al secondo giro di consultazioni. Non avrebbe cambiato nulla, perché il Pd voleva l’inciucio, ma avrebbe tolto al Pd qualsiasi alibi (anche se certi tromboni e i soliti bimbominkia avrebbero continuato a difenderlo).
2) La classe dirigente (chiamiamola così). La comunicazione è stata spesso un pianto, e infatti Casaleggio ha voluto dare ad alcuni parlamentari alcune lezioni su come rapportarsi alla stampa: “Lavoriamo tanto ma lo comunichiamo male”. Più Di Battista e Sarti, meno parlamentari acerbo-arroganti e blogger complottisti (tipo Martinelli, il punching ball prediletto da Facci e ospite ideale della D’Urso, nel senso che più lo vedi e più dai ragione a chi non vota il Movimento 5 Stelle. E dunque la D’Urso è contenta. Vedi anche alla voce Mastrangeli). In tivù dovete imparare ad andarci. Se non imparate, meglio stare a casa.
3) Il rapporto con i giornalisti. Attaccare Pigi Battista è naturale, benché in realtà sia uno che si attacca da solo (e infierire non è mai bello). Prendersela con Gabanelli o Report non solo è berlusconiano, ma presta il fianco a chi dice “Il Movimento ama solo i giornalisti che parlano bene di loro”. E’ vero che quasi tutti ce l’hanno con voi, ma reagire da frignoni che rifiutano a prescindere il dialogo con i media non gioca a vostro favore. Se vi criticano, replicate punto su punto. Senza gridare a complotti e congiure.

Il M5S non se ne sta però in Parlamento a dormicchiare. Per esempio (cito da alcuni vostri commenti sulla mia pagina Facebook): “1) il governo ha votato per non eliminare il porcellum; 2) il governo ha bocciato una mozione del m5s che prevedeva di non acquistare più gli F35, permettendo di risparmiare milioni di euro; 3) il governo ha bocciato una mozione del m5s che proponeva la riduzione del numero dei parlamentari; 4) il governo ha bocciato una mozione del m5s che prevedeva il dimezzamento del numero dei consiglieri provinciali; 5) il governo ha bocciato una mozione del m5s che prevedeva la soppressione delle province; 6) il governo ha detto no alla proposta del m5s di mettere un limite massimo di 2 mandati per i parlamentari; 7) il governo ha votato no alla proposta del M5s di non candidare persone definitivamente condannate”.

Queste cose, se avessimo una stampa libera, andrebbero sottolineate. Come andrebbe ricordato che il Partito Delusione non ha mai voluto veramente un accordo con il M5S, come attestano (tra i tanti esempi possibili) le parole di Marina Sereni da Vespa, il no a Rodotà al Quirinale e l’ala margheritiana (dominante) che ha avuto orgasmi plurimi quando ha potuto serenamente inciuciare con Alfano e derivati.

Il M5S può in questi giorni festeggiare anche una buona notizia: la fine dei tre mesi di Roberta Lombardi, Biancofiore di se stessa e sciagurata Egidia della politica 2.0. Fare peggio di lei sarà impossibile. Dunque: siate sereni.

Il risultato delle amministrative dice che c’è un evidente riflusso (a livello locale; a livello nazionale, molto meno). Negare tale riflusso, come fa chi paragona i risultati del 2013 con quelli del 2008, mette un po’ tenerezza. La botta elettorale può risultare salvifica per il M5S, suscitando una seria autocritica interna e scremando quegli elettori che a febbraio avevano votato M5S senza sapere bene cosa fosse e perché: se il Movimento scende un po’ nei consensi, Grillo può gestirlo meglio (e lui lo sa benissimo).
Il Movimento 5 Stelle deve ora migliorare nella comunicazione, uscendo dalla tana in cui si è trincerato e dimostrando di essere anche concreto e propositivo. Per esempio, ieri da Mentana c’era il senatore Morra al Tg7. Ha letteralmente sotterrato l’improponibile – e a dire il vero sin troppo sopra le righe  – Sposetti del Pd. Mi chiedo: perché fino ad oggi avete puntato sulle Lombardi e quasi mai su quelli bravi? Chi ve l’ha fatto fare? E’ un ben strano masochismo.

Ah, dimenticavo. Molti mi chiedono se voterei ancora M5S. Non provo imbarazzo nel rispondervi. A febbraio, sì. Lo rivoterei. A livello locale, dipende (a Milano avrei votato Pisapia, a Roma Marino, a Napoli De Magistris, ad Arezzo due anni fa M5S). Alle prossime nazionali, vedremo. 
Al momento ho davanti, come credo molti, un trivio: 1) M5S. 2) Il “Cantiere della Sinistra” (se nascerà) con i vari Landini, Civati (che deve decidere una volta per tutte cosa fare da grande: questi balletti “vorrei ma non posso” cominciano a triturare gli zebedei) e Rodotà. 3) Astenermi. Non necessariamente in quest’ordine. Altre scelte non esistono.

Se l’unico futuro per l’Italia è il Pd, come ha ripetuto Don Bersani anche martedì da Ballarò, l’Italia non ha futuro

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