Un ragazzo di poco più di vent’anni rientrando dalla discoteca ha trovato la madre a letto con un uomo. Ha afferrato un coltello e ha cercato di accoltellare la coppia, Il compagno della madre che era separata da anni, è riuscito a telefonare al 112 e l’aggressione si è conclusa senza vittime. Quello che è avvenuto ieri a Forlì, potrebbe essere una tragedia dell’antica Grecia, o sarebbe potuto avvenire nel 1600 o negli anni ’50’ quando ancora era in vigore il delitto d’onore; anche se persino la legge sul delitto d’onore non prevedeva lo sconto di pena in caso di uccisione della madre. ‘Lavare l’onore’ era un atto che spettava al marito. Una questione di gerarchie tra maschi più che di rispetto della vita della madre.
Invece questa storia dal sapore amaramente antico è accaduta ieri. Primo giugno 2013.
Stiamo parlando molto di femminicidio, anche se tra notevoli resistenze fatte di rimozioni o di proiezioni. E’ più facile negare il problema o attribuirlo alla devianza. Rassicura. Chi lavora nei centri di ascolto per uomini maltrattanti incontra spesso uomini che non bevono, non fanno uso di droghe, che sono ben inseriti socialmente. Mi fece riflettere Mario De Maglie l’anno scorso, quando riportò le parole di un uomo che aveva comportamenti violenti e che doveva essere inserito in un gruppo con altri uomini che avevano picchiato la moglie. “Ma che uomini troverò?” ; era preoccupato di incontrare dei ‘bruti’, alcolisti o drogati. Una frase che ben si accompagna a quella di un altro uomo che lavorava come camionista. Disse al conduttore del gruppo di un centro per maltrattanti: “Non mi sarei mai aspettato che tra quelli che picchiano le mogli ci fossero uomini così “per bene”, professionisti e dottori. Era quasi scandalizzato. Gli stereotipi li adoperiamo anche contro noi stessi.
Tantomeno la causa del femminicidio può esaurirsi nella gelosia (che nostalgia del delitto passionale….). La gelosia è un sentimento che tutti proviamo ma uccidere per gelosia è un comportamento che apprendiamo culturalmente. Non si muore per gelosia ma per violenza. Interessante è il modello ecologico della violenza teorizzato nel 2002, nella pubblicazione Preventing violence, del WHO (organizzazione mondiale della sanità). L’uso di sostanze e i problemi di salute mentale sono fattori associabili alla probabilità di essere coinvolti in episodi di violenza ma non sono sufficienti a rendere visibili altri fattori di tipo socio – culturale che influiscono molto sul rischio di essere vittime di violenza. Sarà un tema che approfondirò nei prossimi giorni.
E’ importante essere coscienti del problema del femminicidio perché viviamo in un momento di profonda crisi sociale, culturale ed economica. Attraversiamo un’opera al nero’ dove affiorano comportamenti arcaici, di involuzione e di indebolimento della coscienza. Ed è in momenti come questi che avviene il Gender backlash: una forma di contrattacco che colpisce le donne con una guerra non dichiarata alla loro libertà e al loro benessere. A livello cosciente il backlash procede con la cancellazione dei diritti e delle opportunità.
Per quanto riguarda le donne in Italia ne faccio qualche esempio. L’obiezione di coscienza alla 194 ha portato al ritorno dell’aborto clandestino con rischi per la salute e la vita delle donne. E ci sono già vittime. Economicamente e lavorativamente le donne sono ancora più colpite dalla disoccupazione rispetto gli uomini, e i contratti di precariato e le dimissioni in bianco, in caso di maternità, conducono al licenziamento. Addirittura il solo fatto di essere una donna in età fertile è ostacolo al lavoro.
Le donne italiane sono spinte nella direzione di essere povere e dipendenti dal partner e quindi di tornare sotto il controllo di una figura maschile. Tutto questo questo avviene in un momento in cui gli ostacoli all’espressione della soggettività femminile sono sempre più forti. Ai fatti si affiancano le parole e le immagini. Ma il backlash agisce anche nell’inconscio collettivo se è vero che le reazioni maschili alle scelte sentimentali e alla libertà delle donne si stanno manifestando in maniera arcaica, violenta ed involuta.
Questo ragazzo che ha cercato di accoltellare la madre insieme all’amante, pare immerso profondamente nel passato, e questo ci riporta al problema della costruzione culturale e sociale dell’identità maschile e femminile, il nodo che tutti siamo chiamati a sciogliere se vogliamo vivere in una società dove le donne non incontrino la violenza o la morte quando esprimono desiderio, soggettività e sessualità.
Di Nadia Somma