Chiunque abbia usato almeno una volta nella vita la bicicletta conosce la possibilità che, non usando i pedali e spingendo con i piedi direttamente a terra, tale veicolo su due ruote possa essere impiegato in sostanza come un monopattino. Quando si andava in bici da ragazzini e cadeva la catena, anche per i più imperiti il ritorno a casa almeno era garantito dall’azione congiunta dei piedi e del “volano” delle ruote.
Appare dunque un po’ bizzarro il briefing progettuale che, sulla base di un’indagine condotta su desideri e esigenze dei cittadini, ha portato l’amministrazione di Bordeaux a commissionare al designer Philippe Starck una bici-monopattino, poi prodotta da Peugeot e restituita per il bike-sharing alla città, a questo punto immaginiamo in trepidante attesa.
La metodologia appare assieme impropria e datata. E non vale la regola che una “cosa pubblica” ha da essere, oltre che economica, per forza modesta. Impropria perché se gli utilizzatori-consumatori sapessero attribuire e definire con precisione le caratteristiche dei prodotti farebbero i progettisti – che di innovazione o novità, intese come necessità o desideri inespressi, reali o fittizi – in sostanza si occupano, oppure sarebbero imprenditori con capacità di investire su ciò che è in grado di fruttar denaro, intercettando con qualche certezza i gusti del mercato. I metodi di rilevazione statistici o i gradimento – come ben testimoniano quelli incerti elettorali recenti – a fronte di una sostanziale mobilità e imprevedibilità dei “pubblici”, sono ormai insufficienti a orientare le scelte di imprese e istituzioni.
Da tempo i mercati e consumi sembrano muoversi sempre più in base all’offerta più che alla domanda. Si fa ricerca, sviluppo, si ragiona sui cambiamenti tecnologici e di “significato” per gli oggetti e in questo modo nascono i prodotti e servizi innovativi, first movers; arrivano per primi e creano un mercato e uno standard, e tutti gli altri dietro ad inseguire.
Se può avere un suo significato per il tentativo di cogliere esigenze presunte diffuse o di costruire consenso, anche legittimamente, dal punto di vista del progetto la bici-monopattino di Starck è un oggetto in sostanza incongruo.
Per la sua funzionalità irrisolta – come la catena molto esposta o l’assenza di alloggiamenti per una borsa o un sacchetto, ad esempio – per il disegno, i materiali e le soluzioni costruttive come minimo datate; insomma una direzione formalistica, come spesso accade al Nostro. Ma utile a leggere alcune contraddizioni e limiti palesi dell’agire di istituzioni, imprese e mercato – in un mutato contesto complessivo economico, sociale, tecnologico e culturale – con un impiego limitato delle potenzialità di lettura e sintesi delle nuove condizioni del “reale” ad opera dei progettisti, di esplorazione di nuove soluzioni di funzionalità, sicurezza e qualità complessiva.