Gli incentivi verdi che avevano fatto premere l’acceleratore ad Iren sulla costruzione e l’accensione dell’inceneritore di Parma, ora la multiutility a partecipazione comunale rischia di perderli per davvero.

Il Gse (Gestore dei servizi energetici), società controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze, non ha riconosciuto il forno di Ugozzolo come impianto cogenerativo, bloccando di fatto l’accesso ai certificati verdi previsti dalla legge per la produzione di energia da fonti alternative. Si tratta di circa 4,5 milioni di euro all’anno per quindici anni, che dallo Stato finirebbero direttamente nelle casse di Iren, garantendo la tenuta economica dell’impianto, e non solo. La multiutility aveva calcolato di riuscire a mettere le mani sui fondi e proprio per questo aveva innescato una corsa contro il tempo per accendere il forno entro una certa data, per potere presentare la domanda di accesso agli incentivi. Ma a rendere tutto vano è stato il parere negativo del Gse.

Uno stop che ha spinto Iren, che gestisce il forno di Parma (tuttora nella fase preliminare di funzionamento), a presentare il 17 maggio un ricorso al Tar del Lazio contro la decisione. Come ricostruisce l’agenzia Dire, la scelta di non affidare gli incentivi all’inceneritore di Ugozzolo è arrivata il 25 febbraio. Il Gse ha infatti escluso il termovalorizzatore di Parma dalla qualifica di “impianto alimentato da fonti rinnovabili (Iafr)”. Il ricorso di Iren Ambiente Spa contro la società e la Provincia si basa sulla richiesta di reinserire l’impianto di Ugozzolo nella categoria Iafr, tra i prerequisiti per avere diritto ai certificati verdi, come “impianto ibrido termoelettrico con una potenza nominale media annua pari a 17,32 megawatt”.

L’udienza non è ancora stata fissata, ma la vicenda rappresenta un’altra grana per Iren e il cantiere dell’inceneritore, che nell’ultimo mese è stato al centro di diffide ed esposti in Procura da parte della Provincia, del Comune di Parma e di Arpa, che avevano segnalato irregolarità e anomalie nella fase preliminare di combustione dei rifiuti cominciata a fine aprile.

L’ultimo blocco all’avvio del forno è arrivato proprio nei giorni scorsi dalla Provincia, che ha vietato a Iren di far partire l’impianto di Ugozzolo dopo avere riscontrato che i lavori nel Polo ambientale integrato non sono ancora terminati. Tra pochi giorni poi, il 5 giugno, è atteso il parere della Cassazione sulla richiesta di sequestro del cantiere, già oggetto di un’inchiesta della Procura per abuso di ufficio e abuso edilizio.

Il blocco dei fondi statali è solo l’ultimo degli ostacoli che Iren si trova ad affrontare, anche se il timore di perdere gli incentivi si era già palesato in passato, tanto che anche Vito Gamberale, l’ad di F2i, in un documento riservato pubblicato da ilfattoquotidiano.it, comunicando a Iren l’intenzione di sospendere l’investimento in Iren Ambiente, aveva citato tra le motivazioni, oltre all’indagine penale in corso, anche “le incertezze circa l’entrata in esercizio del Pai entro la data ultima per beneficiare degli incentivi di legge”. Di qui la corsa della multiutility per fare entrare il forno nella fase preliminare di accensione entro la fine di aprile. Una fretta che però, alla luce del verdetto del Gse, potrebbe rivelarsi vana.

 

 

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