La società Sms Finance di Silvio Scaglia si aggiudica la ditta dell'intimo di lusso. Per l'imprenditore, a febbraio, l'accusa nel processo Fastweb - Telecom Italia Sparkle ha chiesto sette anni di reclusione per presunto riciclaggio. Niente da fare per l'offerta dell'israeliana Delta Galli e di Sandro Veronesi, patron di Calzedonia
Dalla fibra ottica ai pizzi e merletti: per il salto basta una vagonata di milioni. Lo storico marchio bolognese di lingerie La Perla passa al fondatore di Fastweb, l’imprenditore Silvio Scaglia, che con il suo fondo con sede in Lussemburgo Pacific Capital si è aggiudicato l’asta per 69 milioni di euro. Il manager, considerato da Forbes nel 2010 uno dei mille uomini più ricchi del pianeta, è imputato in queste settimane nel processo Fastweb-Telecom Italia Sparkle. L’accusa a febbraio 2013 ha chiesto per lui 7 anni di reclusione per il coinvolgimento in un presunto maxi-riciclaggio da due miliardi di euro .
Alla gara per aggiudicarsi una delle fabbriche dell’intimo più prestigiose al mondo, entrata da alcuni anni in una crisi nera, si partiva da una base di 45 milioni. Oltre a Pacific Capital partecipavano sia Calzedonia, che già aveva trovato un pre-accordo coi sindacati, sia una ditta israeliana del settore. Ora gli 800 lavoratori, soprattutto donne, in tutta Italia attendono di capire i programmi della nuova proprietà. L’offerta di Mr Fastweb, questa è la promessa, prevede la salvaguardia di tutti gli 800 posti di lavoro. Operaie tranquille? “L’abbiamo scritto chiaramente nell’offerta”, spiega Scaglia, che conferma anche i circa 100 milioni di investimenti annunciati nei giorni scorsi.
Il progetto del manager miliardario sarebbe quello di creare una sorta di polo della moda. Facile intuire come visto che di sua proprietà al 69 % è da qualche anno la agenzia Elite Model World fondata negli anni Settanta. Per l’Elite lavorano 800 modelle in tutto il mondo da vestire, questa sarebbe l’idea, con l’intimo prodotto a Bologna. ”Abbiamo sinergie con Elite e vorremmo reinnestare l’azienda nel fashion system. Vorremmo fare de La Perla un grande marchio mondiale della bellezza e del lusso femminile”, ha detto ai cronisti il manager all’uscita dall’aula del tribunale, dove per appena un milione di euro in più si è aggiudicato l’asta. Poi a chi gli contesta di essere un uomo della finanza (Pacific capital è una private equity) e non dell’impresa Scaglia risponde: ”Sono un imprenditore. Per me questa è una sfida personale in cui investo molto. Sappiamo che c’è molto da fare sia dal punto di vista del lavoro che degli investimenti, l’azienda ha sofferto moltissimo negli ultimi anni, ma il marchio è grandioso”.
Nato a Lucerna in Svizzera, ma cresciuto in Piemonte, Scaglia viene svezzato come manager nella Piaggio della famiglia Agnelli. Poi nel 1995 diventa amministratore delegato di Omnitel Pronto Italia, proprio negli anni del primo boom dei telefonini. ”Omnitel, Fastweb chiedete se ho mai licenziato o licenziato o ridotto personale?”, dice oggi rassicurando le operaie bolognesi. All’inizio degli anni 2000 crea la sua magia. Fastweb viene quotata in Borsa e favorito anche dalla bolla speculativa della new economy, il titolo vola. Con gli introiti iniziano gli investimenti e Fastweb diventa la prima società al mondo a realizzare una rete completamente basata sul protocollo Ip, in cui le comunicazioni telefoniche digitalizzate vengono instradate tramite Routers e non tramite le tradizionali centrali telefoniche. Nel 2007 vende il suo gioiello alla Swisscom incamerando quasi 800 milioni di euro che mette in cassaforte nella holding di famiglia Sms Finance (di cui è parte la Pacific capital) in Lussemburgo.
Ma nel 2010 la stella di Scaglia sembra precipitare quando viene implicato nella vicenda Telecom Italia Sparkle -Fastweb, in cui gli amministratori della società tra il 2005 e il 2006 sono chiamati in causa per una presunta frode-carosello operata tra le due società telefoniche. Scaglia nel febbraio 2010 appena emessa l’ordinanza di custodia cautelare, torna in Italia per costituirsi e da Ciampino, sceso dal suo jet privato, finisce dritto a Regina Coeli. Dal carcere esce solo tre mesi dopo e per quasi un anno resterà ai domiciliari.
Oggi, con una richiesta di condanna a sette anni sulle spalle, Scaglia è fiducioso. Alla domanda se una sua eventuale condanna potrebbe intaccare il patrimonio e influire anche sul nuovo acquisto bolognese e sulle lavoratrici, rassicura: ”L’esito del processo non si può mai dire e comunque il tribunale di Roma ha liberato tutte le fideiussioni e i sequestri che aveva fatto nei miei confronti già sei mesi fa”, spiega al Fatto Quotidiano Scaglia. ”Poi può succedere di tutto, non si sa mai, ma io sono assolutamente convinto della mia estraneità”.