Lo ha deciso la sesta sezione penale che ha rigettato la richiesta dei legali dell’ex premier. Il giudice era entrato nel mirino, perché secondo la difesa nel processo Mediaset (in cui il Cavaliere è stato condannato a 4 anni per frode fiscale) ha espresso in sentenza giudizi sulla personalità dell'imputato
Nello stesso giorno del deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado la Cassazione ha respinto la richiesta di ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti del tribunale di Milano che ha condannato Silvio Berlusconi ad un anno di reclusione per la vicenda dell’ intercettazione Consorte-Fassino. Lo ha deciso la sesta sezione penale che ha rigettato la richiesta dei legali dell’ex premier.
Il giudice era entrato nel mirino, perché secondo la difesa nel processo Mediaset (in cui il Cavaliere è stato condannato a 4 anni per frode fiscale) ha espresso in sentenza giudizi sulla personalità dell’ex premier. Per i legali dell’ex premier il giudice (che nel processo sul ‘nastro Unipol’ era componente del collegio presieduto da Oscar Magi) nelle motivazioni della sentenza sul caso Mediaset aveva espresso un “giudizio sulla personalità dell’ imputato”. In particolare, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo contestavano al giudice i passaggi delle motivazioni della sentenza nei quali si parla della “particolare capacità a delinquere” di Berlusconi e della sua “immensa disponibilità economica all’estero”. In aula nel corso del processo l’avvocato Longo era intervenuto chiedendo in prima battuta al giudice Guadagnino di “astenersi” e quindi, in sostanza, di rinunciare a far parte del collegio, facendosi sostituire (il processo è nella fase dei testimoni della difesa).
L’istanza di ricusazione era stata presentata l’8 novembre 2012 ed era stata ‘bocciata’ pochi giorni dopo dalla Corte d’Appello di Milano. I giudici avevano però dichiarato inammissibile la ricusazione, sostenendo che la Guadagnino aveva espresso il suo pensiero “nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e non all’esterno”; la difesa dell’ex premier aveva quindi fatto ricorso agli ermellini.