Ha passato gran parte della vita professionale tra gli agenti del recupero crediti, un ambiente che “prima o poi collide con chiunque abbia un’etica”. A lui è successo sei anni fa e ha chiesto di farsi trasferire in una divisione corporate, dove si recuperano mancati pagamenti delle amministrazioni “che un volto, una voce e una famiglia almeno non ce l’hanno”. E tuttavia la vita dell’esattore, se non sei fatto di pasta di squalo, ti segna nel profondo. Da “libero”, ha deciso di denunciare i meccanismi perversi e violenti del recupero su uno dei blog più frequentati della rete, indebitati.it. E con il nick name Samantha fornisce (gratuitamente) informazioni, consigli, e strumenti di autodifesa ai disperati che cercano aiuto sul web.
Come si fa il recuperatore?
Immagini una batteria di persone in un grande open space, lavorano tutto il giorno al telefono, su provvigione e con partita Iva, quindi compulsive. Impossibile non ascoltare le conversazioni degli altri che ricalcano tutte uno schema a seconda della situazione.
Come convincete la gente a pagare se non può?
Prima si prova con l’insistenza. Ossessionare il debitore paga sempre. Ecco perché si fanno mille chiamate, sms, lettere su lettere. Lo scopo è di farlo sentire accerchiato, controllato, senza via di scampo finché cede e paga. Foss’anche vendendo i gioielli della nonna. A furia di insistere, blandire, sollecitare e in alcuni casi usare metodi coercitivi i soldi arrivavano, credetemi.
Coercitivi fino a che punto?
Ci sono tecniche studiate e rodate nel tempo. Spesso tocca minacciare al telefono dichiarazioni di fallimento o pignoramenti anche se non si ha in mano alcun provvedimento del giudice. Non sono mancati casi d’uso della forza, violazione di domicilio e intimidazione.
E se lui dice di non poter pagare…
Ci sono altri mezzi. Si può sempre minacciare la sua reputazione economica. Gli agenti non si fanno problemi a contattare il datore di lavoro, il coniuge, vicini e perenti e propagare informazioni riservate. Ho pubblicato sul sito un “avviso di pignoramento” del 2009 lasciato aperto sulla casetta della posta di un poveraccio. Deontologia vorrebbe fossero chiusi, magari in una busta spillata, e indirizzati al debitore. Ma il contenuto è ancora peggiore.
Cosa diceva?
La classica frase studiata per terrorizzare il debitore minacciando azioni sproporzionate, di competenza del solo ufficiale giudiziario o del creditore mandatario. In bella vista la scritta “pignoramento”, senza neppure indicare di quale presunto bene.
Sembra che l’unica via sia scappare…
Non serve in realtà. Il recuperatore è allenato. Le pratiche da trattare sono spesso già in partenza incomplete. Del debitore vedi solo i dati anagrafici e gli importi, niente estratto conto cronologico e a volte manca anche la lettera di cessione del credito, persa in archivio o lavorata da chissà quante mani. E quindi tocca attaccarsi al telefono e giocare al gatto col topo.
E come si fa per trovarli?
I recuperatori sono intraprendenti, pieni di inventiva. Bastano le Pagine Gialle o Internet. Si individua l’ultimo indirizzo del debitore e si fa una ricerca delle utenze ubicate nella stessa strada. Si comincia a chiamare coi pretesti più vari, spacciandosi per avvocati e dicendo che lo studio legale ha estrema urgenza di parlare con questo signore per comunicargli sviluppi… “Sa come possiamo rintracciarlo?” Non c’era bisogno di lasciare recapiti, l’interlocutore era già psicologicamente predisposto a dare tutto l’aiuto possibile.
E poi, cosa succede?
Dipende. Se non si arriva dritto alla persona ma è possibile risolvere il debito con altre ci si prova. Con un parente, magari. Si arriva alla mamma, le si fa balenare la gravità della situazione, si dice di avere sul tavolo un decreto ingiuntivo (che non c’è) nei confronti del figlio per un debito di tot euro… Ma che capiamo le difficoltà e lo si cerca proprio per tentare un concordato bonario con un piano di rientro saldo e stralcio.
E a quel punto?
Ci sono buone possibilità che la mamma o il padre abbiano una pensione e qualche risparmio e alla fine, in cambio di uno sconto, saldino il conto oppure premano sul figlio perché lo faccia lui. In ogni caso per qualche mese il magro stipendio del recuperatore viene rimpinguato dalle commissioni del piano di rientro appena concluso.
Perché manca la documentazione?
Si trattano finanziamenti, mutui e titoli di credito ceduti dalle società dopo la due diligence. Si va nella sede di una banca o società di telefonia o energia e su appuntamento ti fanno visionare lotti di pratiche di diversi prezzi a seconda della scadenza del debito. Alcune sono stra-prescritte ma vengono vendute lo stesso.
Come fate a recuperare un credito se è prescritto?
Si accerta che quella pratica non può essere più lavorata, la si tiene ferma per un po’ e la si rimette in circolo a ossessionare gli eredi o debitori su cui rivalersi. Ne ricordo alcune stra-prescritte, sprovviste dei solleciti che dimostravano il rinnovo. Si tenta lo stesso. Sono state pagate niente, se due su dieci vanno in porto si fa giornata.
Quali debiti risorgono dal cestino?
Di tutti i tipi. Nel 2007 erano ancora in lavorazione lotti di pratiche del 1985-1990, alcuni senza prove di rinnovo. Ricordo ad esempio quelle di Tele+. Ormai non si riceve dal 2003.
da Il Fatto Quotidiano del 3 giugno 2013