Sono giochi che intersecano molte scacchiere e talmente tanti interessi contrapposti da trasformarsi in un nodo indistricabile. Specie se uno degli attori in gioco si rifiuta di muovere qualsiasi pedina. E’ il gioco che coinvolge la giunta per le Immunità del Senato, delicata al punto da poter compromettere la tenuta del governo Letta-Alfano, e le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai. Fino ad oggi le tre poltrone hanno fatto corpo di un unico pacchetto di trattativa. Ieri, invece, qualcosa ha interrotto questo circolo, tutt’altro che virtuoso, facendo ritornare le squadre a bordo campo sullo 0 a 0.
Oggi alle 14 è prevista una prima riunione della Giunta per le Autorizzazioni e le Immunità del Senato. Si dovrebbe eleggere il presidente, i vice presidenti e i segretari. Il veto di Felice Casson, deputato del Pd, di votare per il leghista Raffaele Volpi, indicato dalla maggioranza come possibile presidente, ha convinto di democratici a convergere sul nome di Dario Stèfano di Sel, che non piace certamente al Pdl ma è sempre meglio di quello di un giovane grillino, posto che i 5 Stelle hanno minacciato di inserire all’ordine del giorno, come primo atto politico dell’organismo, l’ineleggibilità di Berlusconi. Vada, quindi, pure per Stèfano, seppur senza entusiasmo. E’ quindi probabile che a palazzo Madama tutto possa sbloccarsi, in qualche modo.
Diverso – e decisamente più problematico da risolvere – la questione Copasir– Vigilanza Rai. Le due bicamerali devono andare in quota opposizione. I grillini rivendicano la Vigilanza, ma non hanno fatto cadere comunque la candidatura di Vito Crimi anche per il Copasir. Sel, da parte sua, non nutre particolari ambizioni sulla Vigilanza, mentre difende con rinnovato vigore la candidatura di Claudio Fava alla presidenza della bicamerale di controllo sui servizi segreti. Una candidatura che dire “scomoda” è dire poco. Ma su cui Sel non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Dice Gennaro Migliore, capogruppo di Sel alla Camera: “Non capiamo per quale motivo la candidatura di Fava sia contrastata e non abbiamo alcuna intenzione di tornare sui nostri passi proponendo un nome diverso, come qualcuno ci ha anche suggerito; difendiamo la candidatura anche se non siamo riusciti in alcun modo a parlare con i 5 Stelle per capire come arrivare ad un’intesa. Che, comunque, non potrà prescindere dal nostro nome. Non capisco per quale motivo si possa parlare di una candidatura della Lega alla guida del Copasir, quando la Lega non può essere nemmeno considerata un’opposizione, in quanto semplicemente astenuta sul voto al governo”. La situazione, insomma, è totalmente bloccata. Per due motivi: perché la maggioranza di governo non vuole Fava su quella particolare poltrona e perché tra i grillini non c’è nessuno che sia stato investito ufficialmente della trattativa e sia legittimato a prendere una decisione. I 5 Stelle, è noto, non trattano, “ma se non ci parliamo – sottolinea con qualche ragione ancora Migliore – non riusciremo mai a trovare un accordo”. Inutile che i grillini sperino che “qualcuno, dall’alto, gli incoroni alla presidenza della Vigilanza Rai o del Copasir – sono ancora parole del capogruppo di Sel – queste sono decisioni frutto di accordi politici tra le opposizioni, non avvengono per grazia ricevuta…”.
L’inadeguatezza dei 5 Stelle al vissuto e alla realtà della politica sono, però, solo un aspetto (comunque non marginale) del problema. L’altro, politicamente più rilevante, riguarda il veto del Pd su Claudio Fava. Che, a parere anche del Pdl, della Lega e di Scelta Civica, non avrebbe il “profilo giusto” per un incarico tanto delicato. Questione di posizioni pregiudiziali e fortemente critiche nei confronti dell’operato del Sismi e del governo italiano espresse nel tempo in più di un’occasione, specie sul caso Abu Omar. Fava, poi, è stato relatore della “Commissione d’inchiesta al Parlamento europeo sui voli Cia e le consegne straordinarie (extraordinary rendition)” ribadite poi durante il processo per il sequestro di Abu Omar. In quest’ultima occasione, si dichiarò contrario anche al segreto di Stato apposto sulla vicenda da tre governi (“è il segno di una democrazia malata e di una opposizione inesistente”, chiosò il 3 dicembre 2008) e sottolineò la scarsa collaborazione collaborazione ricevuta dall’Italia e le dichiarazioni fuorvianti dell’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari.
Chiaro, dunque, che una presidenza Fava del Copasir sarebbe vista con timore dai servizi segreti e vissuta male da chi, specie nel Pdl, ha sempre difeso l’operato di Pollari. Anche il Pd, però, digerisce male quel nome. Tanto che ieri Nichi Vendola ha scritto a Epifani per chiedere chiarezza d’intenti: “In nome della trasparenza chiedo – si legge nella missiva – qualora la vostra scelta fosse diversa, quali precise ragioni vi impediscono di accettare la nostra proposta; una risposta chiara e definita noi la dobbiamo alla credibilità e alla funzionalità delle istituzioni parlamentari“. La lettera non ha ricevuto alcuna risposta. E il silenzio è stato considerato “estremamente eloquente” dentro Sel. Al punto che ora, vista anche l’incomunicabilità con i grillini, si sta pensando di investire i presidenti delle Camere del problema di trovare una mediazione tra le varie parti della scacchiera per riuscire a trovare una soluzione. Comunque, su Fava il partito di Vendola è pronto a fare le barricate, anche se il tempo è davvero tiranno. La norma prevede, infatti, che le commissioni bicamerali siano istituite dopo 20 giorni dall’insediamento delle Camere. Sono passati oltre tre mesi e la “luce in fondo al tunnel” sembra ancora lontana. Molto lontana.