Meno 539mila posti di lavoro dal 2007 al 2012. E 55mila imprese chiuse nel periodo 2009-2012. Sono drammatici i numeri del settore manifatturiero in Italia così come viene descritto dal rapporto sugli scenari industriali del Centro studi di Confindustria, che anche per questo motivo è tornata a riproporre al governo 5 punti per il rilancio dell’economia. Il vicepresidente per il centro studi, Fulvio Conti, ha presentato le misure, sottolineando che fanno riferimento al “progetto per l’Italia già presentato da Confindustria”. Il primo punto è la “madre di tutte le riforme”, ovvero quella sul fronte di semplificazioni e sburocratizzazione; in secondo luogo occorre tagliare i costi per le imprese, sul costo del lavoro e con “un fisco più leggero”: per gli oneri sociali Confindustria chiede un taglio di 11 punti. Terzo punto: “Ridare liquidità all’economia, pagando i debiti della pubblica amministrazione e sostenendo l’accesso al credito delle pmi”. La quarta proposta riguarda la correzione della riforma del mercato del lavoro, per renderlo “meno vischioso e inefficiente”, anche con “un patto generazionale”, “incentivazione all’esodo”, e sgravi fiscali per giovani, donne e Sud. Quinto e ultimo punto, invece, è “detassare gli investimenti in ricerca e innovazione e favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non, anche ricorrendo allo strumento del credito d’imposta”. Non solo. Ai 5 punti gli industriali aggiungono la richiesta “di agire sulla spesa improduttiva“, da cui attingere le risorse necessarie, e di una nuova fase della spending review: “Sul tema si stanno spegnendo i riflettori mentre vediamo continuare lo spending e la review e continua a farsi attendere”, ha detto Conti. Concetto ribadito anche dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, secondo cui “se non invertiamo la rotta rischiamo di vedere ulteriori defezioni nella base produttiva industriale”. Per Squinzi “non serve inseguire provvedimenti che hanno il respiro corto. Serve invece una visione di lungo periodo, pochi provvedimenti, ragionati concreti e coerenti che puntino nel minor tempo possibile a realizzare obiettivi condivisi”.
E il futuro, a sentire gli economisti di viale dell’Astronomia, se non verranno presi provvedimenti o messe in essere le proposte confindustriali, non è per nulla roseo. Specie per il manifatturiero. “Le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi” fanno sapere gli industriali, per una caduta che “ha già raggiunto le 539mila persone nel 2007-2012”, e “rischia di superare” le -724mila del periodo 1980-1985. Nello specifico, il saldo tra nuove imprese e aziende che hanno cessato l’attività – escluse le ditte individuali – è di -32mila (-8,3%). Rosso fisso quindi. ”L’Italia rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda” si legge nel report di Confindustria, secondo cui “la crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano”.
”Chiudi le imprese, chiudi i capannoni, gli impianti: sono cose che hai perso” ha detto il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, che poi ha spiegato come il rilievo del dato sul ‘potenziale manifatturiero’ misura “la capacità di produzione e non i livelli di produzione persa”; il che significa solo una cosa: per un recupero “non basta una ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo della capacità produttiva” persa. In tal senso, il potenziale manifatturiero “distrutto” registra “una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22”. In Germania, invece – nota Confindustria – “il potenziale è salito, +2,2%”.
Comunque “l’Italia ha ottime carte da giocare” ha sottolineato Paolazzi presentando il rapporto che, tra le altre cose, analizza anche “la lezione dei migliori Paesi avanzati e dei Paesi emergenti”, “che crescono costruendo le condizioni per lo sviluppo manifatturiero”. Gli economisti di Confindustria, infatti, hanno calcolato “che nei Paesi avanzati un aumento di punto della quota del manifatturiero si associa a un maggiore incremento annuo del Pil di 1,5 punti”. Mentre “negli emergenti il guadagno è di 0,5 punti”.
In Italia, invece, la situazione è diametralmente opposta. In tal senso Confindustria non ha dubbi: “Le condizioni a metà del 2013 appaiono fortemente critiche a causa delle conseguenze delle due forti recessioni che si sono conseguite in rapida successione”. Ed oggi, hanno rilevato gli economisti, “lunghezza e profondità della caduta dei livelli produttivi mettono a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di imprese e di interi comparti produttivi”. E in Italia “la caduta della produzione è stata, lungo lo scorso anno e ancora nella prima parte di questo, più accentuata che in Paesi direttamente concorrenti”. Per gli economisti di viale dell’Astronomia, inoltre, “il credit crunch, che ha colpito in particolare l’industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese e nel marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011, e corrispondente a una perdita di 50 miliardi di euro”. Non solo. “La produzione industriale è crollata del 25% in media e in alcuni settori di oltre il 40% dal picco pre-crisi (primi mesi del 2008) con circa 40 imprese manifatturiere che spariscono ogni giorno” ha detto il vice presidente per il Centro Studi di Confindustria (Csc), Fulvio Conti.
Economia & Lobby
Crisi, da Confindustria i 5 punti al governo per il rilancio dell’economia
Secondo il rapporto sugli scenari industriali del Centro studi di via dell'Astronomia, nel settore manifatturiero dal 2007 al 2012 sono stati persi 539mila posti di lavoro e dal 2009 al 2012 sono state chiuse 55mila imprese. Oltre al piano per la ripresa, l'associazione chiede "di agire sulla spesa improduttiva", da cui attingere le risorse necessarie, e di attuare una nuova fase della spending review. Squinzi: "Urge inversione di rotta"
Meno 539mila posti di lavoro dal 2007 al 2012. E 55mila imprese chiuse nel periodo 2009-2012. Sono drammatici i numeri del settore manifatturiero in Italia così come viene descritto dal rapporto sugli scenari industriali del Centro studi di Confindustria, che anche per questo motivo è tornata a riproporre al governo 5 punti per il rilancio dell’economia. Il vicepresidente per il centro studi, Fulvio Conti, ha presentato le misure, sottolineando che fanno riferimento al “progetto per l’Italia già presentato da Confindustria”. Il primo punto è la “madre di tutte le riforme”, ovvero quella sul fronte di semplificazioni e sburocratizzazione; in secondo luogo occorre tagliare i costi per le imprese, sul costo del lavoro e con “un fisco più leggero”: per gli oneri sociali Confindustria chiede un taglio di 11 punti. Terzo punto: “Ridare liquidità all’economia, pagando i debiti della pubblica amministrazione e sostenendo l’accesso al credito delle pmi”. La quarta proposta riguarda la correzione della riforma del mercato del lavoro, per renderlo “meno vischioso e inefficiente”, anche con “un patto generazionale”, “incentivazione all’esodo”, e sgravi fiscali per giovani, donne e Sud. Quinto e ultimo punto, invece, è “detassare gli investimenti in ricerca e innovazione e favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non, anche ricorrendo allo strumento del credito d’imposta”. Non solo. Ai 5 punti gli industriali aggiungono la richiesta “di agire sulla spesa improduttiva“, da cui attingere le risorse necessarie, e di una nuova fase della spending review: “Sul tema si stanno spegnendo i riflettori mentre vediamo continuare lo spending e la review e continua a farsi attendere”, ha detto Conti. Concetto ribadito anche dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, secondo cui “se non invertiamo la rotta rischiamo di vedere ulteriori defezioni nella base produttiva industriale”. Per Squinzi “non serve inseguire provvedimenti che hanno il respiro corto. Serve invece una visione di lungo periodo, pochi provvedimenti, ragionati concreti e coerenti che puntino nel minor tempo possibile a realizzare obiettivi condivisi”.
E il futuro, a sentire gli economisti di viale dell’Astronomia, se non verranno presi provvedimenti o messe in essere le proposte confindustriali, non è per nulla roseo. Specie per il manifatturiero. “Le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi” fanno sapere gli industriali, per una caduta che “ha già raggiunto le 539mila persone nel 2007-2012”, e “rischia di superare” le -724mila del periodo 1980-1985. Nello specifico, il saldo tra nuove imprese e aziende che hanno cessato l’attività – escluse le ditte individuali – è di -32mila (-8,3%). Rosso fisso quindi. ”L’Italia rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda” si legge nel report di Confindustria, secondo cui “la crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano”.
”Chiudi le imprese, chiudi i capannoni, gli impianti: sono cose che hai perso” ha detto il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, che poi ha spiegato come il rilievo del dato sul ‘potenziale manifatturiero’ misura “la capacità di produzione e non i livelli di produzione persa”; il che significa solo una cosa: per un recupero “non basta una ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo della capacità produttiva” persa. In tal senso, il potenziale manifatturiero “distrutto” registra “una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22”. In Germania, invece – nota Confindustria – “il potenziale è salito, +2,2%”.
Comunque “l’Italia ha ottime carte da giocare” ha sottolineato Paolazzi presentando il rapporto che, tra le altre cose, analizza anche “la lezione dei migliori Paesi avanzati e dei Paesi emergenti”, “che crescono costruendo le condizioni per lo sviluppo manifatturiero”. Gli economisti di Confindustria, infatti, hanno calcolato “che nei Paesi avanzati un aumento di punto della quota del manifatturiero si associa a un maggiore incremento annuo del Pil di 1,5 punti”. Mentre “negli emergenti il guadagno è di 0,5 punti”.
In Italia, invece, la situazione è diametralmente opposta. In tal senso Confindustria non ha dubbi: “Le condizioni a metà del 2013 appaiono fortemente critiche a causa delle conseguenze delle due forti recessioni che si sono conseguite in rapida successione”. Ed oggi, hanno rilevato gli economisti, “lunghezza e profondità della caduta dei livelli produttivi mettono a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di imprese e di interi comparti produttivi”. E in Italia “la caduta della produzione è stata, lungo lo scorso anno e ancora nella prima parte di questo, più accentuata che in Paesi direttamente concorrenti”. Per gli economisti di viale dell’Astronomia, inoltre, “il credit crunch, che ha colpito in particolare l’industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese e nel marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011, e corrispondente a una perdita di 50 miliardi di euro”. Non solo. “La produzione industriale è crollata del 25% in media e in alcuni settori di oltre il 40% dal picco pre-crisi (primi mesi del 2008) con circa 40 imprese manifatturiere che spariscono ogni giorno” ha detto il vice presidente per il Centro Studi di Confindustria (Csc), Fulvio Conti.
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Reggio Calabria, violenze sessuali di gruppo reiterate su una ragazza minorenne: arrestati tre giovani
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - Una conferenza di pace per l’Ucraina alla quale partecipino Russia, Cina, India e Brasile: è questo l’obiettivo al quale lavora il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, intervistato dall'Osservatore romano. "Speriamo che si possa arrivare a un cessate-il-fuoco - ha detto Tajani - e io sono ottimista da questo punto di vista, per quanto riguarda Israele e Hamas e Russia e Ucraina. Bisogna lavorare in questa direzione, così come si è ottenuto un risultato positivo in Libano, speriamo che - lavorando tanto con i canali diplomatici e anche con un'azione congiunta Stati Uniti e Europa – si possano convincere da un lato Putin e dall’altro Zelensky, sapendo bene che la responsabilità di ciò che è accaduto è della Federazione Russa e l'Ucraina è la vittima. Credo però che sia giunto il momento di costruire una pace giusta".
"Stiamo lavorando per far sì che si possa finalmente avere una conferenza di pace analoga a quella che si è svolta in Svizzera prima dell'estate, con la presenza di Russia, Cina, India e Brasile, in modo che si possa sancire una tregua o un cessate-il-fuoco - ha spiegato il ministro - Non possiamo lavorare ragionevolmente senza gli Stati Uniti, l'Occidente non può dividersi e, in ogni caso, si deve continuare a lavorare in sintonia con gli americani, che sono gli unici in grado di garantire la sicurezza dell'Ucraina, con una forza economica e militare che l'Europa non possiede. Senza gli Stati Uniti non si vince nessuna partita, credo quindi che si debba lavorare anche con la nuova amministrazione Usa per aprire una nuova stagione che è quella del cessate-il-fuoco, senza che ciò significhi la sconfitta dell'Ucraina".
"Centinaia di migliaia di morti sono un dato che ferisce le coscienze di tutti, quindi la pace deve essere una priorità, lavorando insieme - ha detto ancora il vice premier - L’Europa non può che essere l'alleato principale degli Stati Uniti in questa fase, e protegge l'Ucraina, che è candidata a far parte dell'Unione europea. Noi italiani abbiamo sempre detto in maniera molto chiara, anche quando abbiamo fornito materiale militare all'Ucraina, che siamo per garantire l'indipendenza dell'Ucraina e non siamo in guerra con la Russia. Abbiamo detto che le armi italiane non possono essere utilizzate in territorio russo perché non vogliamo che siano usate per un'offensiva, ma siano usate soltanto per la difesa, per proteggere la popolazione civile ucraina. L'Ucraina sa bene che le nostre armi non possono essere usate in territorio russo, perché noi non siamo in guerra con la Russia. La nostra posizione è molto chiara fin dall'inizio: difesa dei diritti dell'Ucraina, ma cercando di costruire la pace che sia una pace giusta, cioè quella che garantisce l'indipendenza e la libertà dell'Ucraina".
Damasco, 21 dic. (Adnkronos/Afp) - Il Qatar ha riaperto la sua ambasciata a Damasco, 13 anni dopo la chiusura all'inizio della guerra civile siriana. Il Qatar è il secondo Paese, dopo la Turchia, a riaprire ufficialmente la propria ambasciata da quando i ribelli guidati dagli islamisti hanno cacciato il presidente Bashar al-Assad all'inizio del mese.
Atene, 21 dic. (Adnkronos) - I membri dell'ex famiglia reale greca hanno fatto domanda di cittadinanza, riconoscendo formalmente, allo stesso tempo, il sistema di governo repubblicano del Paese, 50 anni dopo l'abolizione della monarchia, tramite referendum nel dicembre 1974. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno di Atene. Il defunto re Costantino II e i suoi familiari furono privati della cittadinanza greca nel 1994, in seguito a una disputa con il governo su precedenti proprietà reali e a rivendicazioni relative al suo rifiuto di rinunciare al diritto al trono per i suoi discendenti.
Il funzionario del ministero dell'Interno Athanasios Balerpas - riporta il Guardian - ha affermato che i parenti del defunto re, morto l'anno scorso all'età di 82 anni, hanno firmato una dichiarazione in cui riconoscono il governo repubblicano e adottano un nuovo cognome, che in italiano sarebbe tradotto con 'della Grecia'. Cognome che però ha infastidito i politici di sinistra, uno dei quali, del partito socialista, ha affermato che crea “confusione”.
Per il partito di sinistra Syriza, “la scelta del cognome è problematica ... perché l’ordinamento giuridico greco non riconosce titoli e nobiltà”. I funzionari non hanno ancora citato ufficialmente i richiedenti. Ma i media greci hanno riportato che 10 membri della famiglia hanno chiesto la cittadinanza, tra cui tutti e cinque i figli di Costantino II e dell'ex regina Anna Maria (Alessia, Pavlos, Nikolaos, Theodora e Philippos), oltre a cinque nipoti del defunto re.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - “Un anno di successi per Forza Italia. Con la guida rassicurante di Antonio Tajani, il ministro più amato dagli italiani, Forza Italia raggiunge nuovi e importanti traguardi. Un’altra conferma gli italiani riconoscono che il nostro impegno concreto su economia, lavoro, sanità, ambiente e diritti”. Così sui social Forza Italia.
Roma, 21 dic. (Adnkronos) - “Dodici anni di battaglie, di coerenza, di infinito amore per l’Italia. Auguri a chi ci ha creduto dall’inizio, a chi ci ha raggiunto e a chi ci raggiungerà, e un pensiero a chi non c’è più ma ci guarda dall’Alto col sorriso”. Così sui suoi social il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza. “In dodici anni -aggiunge- abbiamo costruito il più grande partito della Nazione, restituendo alla destra il posto che merita in Italia e in Europa. Viva Fratelli d'Italia!”.
Reggio Calabria, 21 dic. - (Adnkronos) - Avrebbero violentato in gruppo una ragazzina, costringendola ad accettare di venire filmata durante il rapporto sessuale per poi deriderla con insulti. È con queste gravi accuse che la polizia di Palmi, con il supporto di agenti di Siderno, ha arrestato tre giovani, all’epoca dei fatti minorenni, responsabili di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di una minore.
Il blitz della polizia è scattato alle prime luci di questa mattina, in esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal procuratore Placido di Palma.
L’attività investigativa, condotta anche col supporto delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha portato a ritenere la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre indagati che, "sia pur giovanissimi - si legge in una nota - avrebbero compiuto reiterate violenze sessuali di gruppo in pregiudizio di una minorenne, consumate nell’arco temporale che va da gennaio 2022 sino agli inizi di novembre 2023".
(Adnkronos/Dpa) - Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e altri alti funzionari, tra cui la ministra degli Interni Nancy Faeser e il ministro della Giustizia Volker Wissing, hanno visitato la scena dell'attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo. Stamattina il ministro Faeser ha ordinato che tutte le bandiere su tutti gli edifici federali siano issate a mezz'asta. Una cerimonia commemorativa si terrà nella cattedrale di Magdeburgo alle 19.