La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso sulla richiesta di sequestro dell'impianto di Ugozzolo e lo ha annullato definitivamente. Si chiude una delle poche vie d'uscita per gli oppositori della struttura. Sul forno pende ora l'indagine della Procura. Il 15 giugno ci sarà una manifestazione nazionale di protesta
Le speranze della Procura di Parma di bloccare il cantiere dell’inceneritore si sono spente. La Cassazione ha annullato il ricorso sulla richiesta di sequestro dell’impianto di Ugozzolo, dichiarandolo inammissibile.
L’istanza presentata dal procuratore capo Gerardo Laguardia era stata rigettata prima dal gip Maria Cristina Sarli e poi dal Riesame, che però nelle motivazioni aveva riconosciuto la gravità dei reati nell’iter di autorizzazione dell’impianto. La Procura aveva impugnato il provvedimento, ma il 5 giugno la Suprema corte ha messo la parola fine sulla vicenda che si protrae da mesi e che anche per il sindaco Federico Pizzarotti rappresentava una delle vie principali per bloccare definitivamente il forno. A chiedere l’inammissibilità del ricorso in udienza è stato il procuratore generale della sesta sezione della Cassazione insieme ai legali dei tredici indagati nell’inchiesta per abuso d’ufficio e abuso edilizio aperta dalla Procura. La Cassazione ha accolto le istanze, rimandando al mittente la richiesta di mettere i sigilli sul cantiere.
Dopo la diffusione della notizia, Iren Ambiente in una nota ha sottolineato “l’impegno garantito in questi anni per la realizzazione di un’opera voluta dalle istituzioni nell’interesse della comunità locale e per adempiere agli obblighi normativi nazionali ed internazionali in materia di smaltimento dei rifiuti. Un impegno per garantire autonomia al territorio di Parma”. Di altro avviso l’assessore all’Ambiente del Comune di Parma Gabriele Folli, che ha ribadito che proseguirà nell’impegno di bloccare l’impianto. “La Cassazione non è entrata nel merito della vicenda, questa è solo una decisione tecnica di cui prendiamo atto”, ha detto, “L’indagine penale va avanti e ci sono diversi elementi di criticità. Il Comune proseguirà nella sua linea con i controlli e le verifiche, sostenendo il lavoro della Procura di Parma”.
I lavori nel Polo integrato di Ugozzolo possono quindi andare avanti, ma la lotta al forno non è ancora finita. Al momento l’inceneritore è spento e non può partire, bloccato da un provvedimento della Provincia che ha negato ad Iren il permesso di mettere in funzione l’impianto perché i lavori (in particolare quelli per la realizzazione del depuratore) non sono ancora terminati. L’ultima data fissata dalla multiutility per l’accensione è luglio, ma nel frattempo la fase preliminare e i test di combustione hanno fatto accumulare sul camino esposti di Comune, Arpa e anche la diffida della Provincia per riscontrate anomalie e irregolarità.
Sul forno pende anche l’indagine della Procura che vede iscritte nel registro degli indagati i vertici di Iren, Provincia e Comune di Parma, che proseguirà indipendentemente dal no della Cassazione al sequestro del cantiere. Ci sono poi altre criticità emerse proprio negli ultimi giorni, come il fatto che la Provincia sia riuscita ad anticipare l’accensione preliminare dell’impianto modificando con una determina dirigenziale la Valutazione di impatto ambientale in cui si stabilivano le condizioni per l’entrata in funzione del forno. Il fatto è stato denunciato in un esposto alla Procura della Repubblica (il sedicesimo) dall’avvocato no termo Arrigo Allegri. Il documento dell’ente provinciale risale al 24 aprile, proprio alla vigilia delle prove di combustione dei rifiuti a Ugozzolo e di fatto introduce una nuova fase di “verifica temporanea del corretto funzionamento di alcune parti dell’impianto”, specificando che “tale attivazione non rappresenta l’esercizio provvisorio in senso proprio”, che anticipa l’entrata in funzione a regime.
Il nuovo step ha consentito ad Iren di accendere formalmente l’impianto tra il 29 e il 30 aprile, ossia entro il termine previsto dalla legge per accedere agli incentivi verdi per le energie rinnovabili (che però in prima istanza sono stati negati e hanno portato la società al ricorso al Tar del Lazio). “L’accensione preliminare dell’impianto è stata fatta a lavori non completati, con rischi per chi lavora nel cantiere e per i cittadini – ha accusato Allegri – e pare anche che le prove di combustione siano andate male, visto che non sono stati bruciati nemmeno tutti i rifiuti, che sono stati rimandati indietro”.
Tutti elementi che nei prossimi giorni saranno sotto la lente di ingrandimento di Provincia, Comune e autorità di controllo. “Non è escluso che si possa chiedere nuovamente il sequestro del cantiere se emergeranno nuovi elementi di irregolarità” ha concluso l’assessore Folli.
Intanto per il 15 giugno è in programma una manifestazione nazionale contro gli inceneritori, che però ha spaccato il fronte dei no termo in due. Da una parte l’Assemblea permanente contro gli inceneritori, artefice dei recenti presidi e dei blitz in Provincia e in Comune per scongiurare l’avvio dell’impianto. Dall’altra l’associazione Gestione corretta rifiuti, storica protagonista della battaglia contro il forno di Iren, che ha appoggiato in campagna elettorale il sindaco Pizzarotti e che ha deciso di non partecipare al corteo perché non condivide l’attacco alla giunta Cinque stelle. “Si attacca a volte senza costrutto nel mucchio”, ha spiegato il comitato in una nota, “ad esempio indicando responsabilità nell’attuale giunta di Parma che invece, secondo noi, si batte dal 2012 per far vincere la corretta gestione dei rifiuti e non altro”.