Il pm di Busto Arsizio ha formulato la richiesta di condanna per i supporter accusati di ingiurie aggravate dai motivi razziali per gli insulti ai calciatori di colore durante l'amichevole con il Milan dello scorso gennaio. I legali dei sei della Pro Patria hanno invece chiesto l'assoluzione degli imputati, perché non hanno commesso il fatto oppure i cori, che alcuni di loro hanno ammesso, non avevano intenti discriminatori
I cori razzisti lanciati dalla tifoseria della Pro Patria di Busto Arsizio nei confronti di alcuni giocatori del Milan, durante l’amichevole del 3 gennaio, poi sospesa, sono costati a 6 supporter dai 40 giorni ai 2 mesi di reclusione. Vittime degli insulti erano stati i calciatori Boateng, Emanuelson, Nyang e Muntari. Il tribunale di Busto Arsizio li ha riconosciuti colpevoli di ingiuria aggravata dai motivi razziali. La corte, inoltre, ha disposto un risarcimento complessivo per le parti civili, la Lega Pro e il Comune di Busto Arsizio, di 10mila euro, a carico dei sei condannati che dovranno pagare anche le spese processuali. A uno dei tifosi, Davide Bolchi, sono state riconosciute le attenuanti generiche ed è stato condannato a 40 giorni. Gli altri cinque, tra cui l’assessore del Comune di Corbetta, Riccardo Grittini, sono stati condannati a 2 mesi.
L’accusa aveva chiesto per loro una pena da quattro a sei mesi. Per uno degli imputati, però, Davide Bolchi, il magistrato aveva proposto il riconoscimento delle attenuanti generiche ”grazie al suo atteggiamento collaborativo”, chiedendo una condanna a quattro mesi. ”Da prove dirette e indirette emerge la piena responsabilità degli imputati – aveva detto il pm – è provato che la valenza di tali condotte è da ricondurre a finalità discriminatorie e razziali”.
I legali dei sei tifosi della Pro Patria avevano invece chiesto l’assoluzione degli imputati, perché non hanno commesso il fatto oppure i cori, che alcuni di loro hanno ammesso, non avevano intenti discriminatori. Una versione sostenuta in Aula dello stesso Davide Bolchi, uno dei tifosi, ascoltato come testimone. ”Ho rivolto due volte dei ‘buuh’ verso i giocatori che avevano la palla – ha spiegato – non erano riferiti ai calciatori di colore. Il problema non era la pelle – ha proseguito – ma chi era in possesso della palla”.
Il suo legale, Alberto Talamone, ha sottolineato che il gesto di Boateng, che ha scagliato la palla contro la tribuna prima di uscire dal campo, ”avrebbe dovuto essere sanzionato gravemente dalla giustizia sportiva”. E il comportamento del suo assistito era ”privo di dolo” e di finalità razziste. Hanno sostenuto la stessa versione anche i legali degli altri imputati, tra cui Riccardo Grittini, assessore allo Sport del Comune di Corbetta (Milano) che si era dimesso dopo l’episodio e nei giorni scorsi ha ricevuto nuove deleghe, all’Ambiente e agricoltura. ”I tifosi andrebbero assolti perché non hanno commesso il fatto – ha spiegato uno dei legali, Luca Abbiati – e andrebbe esclusa l’aggravante perché manca del tutto la finalità discriminatoria”.
Intanto il centrocampista del Milan Sulley Muntari è stato condannato a pagare una sanzione da 500 euro, in quanto non si è presentato a deporre come testimone nel processo. Nelle scorse udienza erano già stati ascoltati altri calciatori del Milan, citati dal pm Mirko Monti, come Boateng e Nyang, vittime degli insulti insieme a Muntari. Il centrocampista ghanese avrebbe dovuto testimoniare nella scorsa udienza ma non si era presentato, ed era stato riconvocato per oggi. Il giudice Toni Adet Novik ora ha condannato Muntari a pagare la sanzione perché ”non si é presentato a rendere testimonianza benché citato regolarmente”.