Orrore, disgusto, indignazione sono i sentimenti che oramai provo nel leggere le parole chiave che guidano il dibattito politico attuale. Ci troviamo a “Letta col nemico” e non ce ne rendiamo conto. Il Paese è nelle sabbie mobili, ogni giorno precipita nel degrado ma l’argomento più dibattuto è il semipresidenzialismo. Meno male che ci sono voci dissonanti che già risuonano dal conclave dei 35 saggi – come la costituzionalista Carlassare – che con onestà e senso di responsabilità denunciano la bramosia di potere e di autoritarismo che alcuni perseguono con la tecnica della revisione della Carta.
Esattamente l’opposto di ciò che vollero i nostri padri costituenti quasi 70 anni fa e che poi il popolo confermò. Una carta costituzionale strutturata proprio per garantire un sistema equilibrato di poteri dove non vi sia concentrazione alcuna, così depotenziando ab origine l’inconscio desiderio di una parte dell’homo italicus di affidarsi all’”uomo forte”. Oggi tutto vacilla tranne questa classe di politicanti che, – grazie al certosino lavoro del grande inciucio (come ben riassunto da Crozza, due amanti che dopo venti anni hanno solo palesato ciò che tutti sapevano) e del grand commis Giorgio Napolitano, sua eccellenza “io non mi ricandiderò”, nonché grazie all’elettorato conservatore –, ha saputo rifarsi un lieve lifting con qualche iniezione di botulino rimanendo saldamente in sella (in tal senso “La grande bellezza” racconta non la Roma decadente ma un Paese intero). L’unico obiettivo dei politicanti (che fa tanto rima con lestofanti) è ritoccare il (loro) potere per renderlo ancora più intoccabile.
Non si spiegherebbe diversamente perché il Paese sia immobile da mesi, il governo Letta non abbia fatto ancora alcunché, concentrando il dibattito sull’Imu ed ora sul semipresidenzialismo. Non passa giorno in cui i giornali e i mass media, tutti allineati salvo eccezioni, non ricordino che i sondaggi confermino come gli italiani vogliano a grande maggioranza l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Senza però ricordarci come questa anomalia noi la si abbia già da tempo, con Re Giorgio II. Il primo ad attribuire compiutamente al Presidente della Repubblica funzioni politiche (d’ingerenza, d’impulso) non attribuite dalla Carta. Un’anomalia che altrove avrebbe fatto tremare i palazzi del potere e condotto milioni di persone in piazza. Da noi il plauso e il consenso dopato dai mass media. Un Paese nel quale la Costituzione l’hanno letta e studiata giusto gli operatori del diritto e pochi altri appassionati, diciamolo.
Un Paese incolto ed incivile di suo diviene un vero brodo di coltura per qualsiasi ulteriore meschina inciviltà e nefandezza. Il lasciapassare per ogni alchimia e ingegneria giuridica finalizzate a modellare la democrazia sui propri avidi desideri di potere, lecito e soprattutto illecito. La sublimazione di ciò che è già stato realizzato nell’ultimo ventennio, nel quale ogni giorno si è sedimentata una norma o un codicillo che ha reso possibile ogni abuso, ogni illecito (di colpo lecito). Dall’abuso edilizio alla corruzione, dall’opera pubblica inutile (vero volano dell’economia) alla bancarotta fraudolenta. Un coacervo mostruoso divenuto ordinamento giuridico.
Invece di affrontare di petto la riforma della Giustizia, snodo fondamentale per la democrazia, la Cancellieri riparte da dove era partita la Severino, ossia dall’emergenza carceri, peraltro senza averlo risolto. E i processi lenti, l’accesso alla giustizia, i magistrati che rinviano senza mai decidere, il processo semi-informatizzato e semi diroccato?
Invece di riscrivere il Fisco con un patto tra contribuenti e Stato fondato su equità e trasparenza, si rende più gentile Equitalia, che riscuoterà anche il non dovuto con il sorriso.
Invece di rimettere in discussione il principio ipocrita dei diritti quesiti (valido se però son validi i presupposti) nella materia delle pensioni oggi ci tocca sentire che con la riforma Fornero abbiam0 risparmiato 80 miliardi nei prossimi anni! Ma non ci vien spiegato quanti miliardi ci costeranno gli esodati e quanto pagheranno le future generazioni ai baby pensionati e ai pensionati d’oro.
Invece di affrontare il taglio della spesa pubblica recidendo la vera spesa parassitaria, gli sprechi e quella insostenibile, militare, (probabilmente 80 miliardi su 800) si giochicchia con Imu-Iva-Irap-Irpef-Tares, sulla pelle dei più deboli.
Un bel Paese di cialtroni non c’è che dire. Una farsa sorretta da una parte degli elettori (quelli conservatori, sempre) che tira a campare, in silenzio, a testa bassa. Senza nemmeno la dignità di reagire. E soprattutto col desiderio di riprendersi la democrazia. Un orpello per essi.
Serve una rivolta civile, al cospetto di un inaudito affronto incivile.