Oggi devo salutarvi, cari ragazzi. Per un maestro lasciare la sua classe è un po’ come per una madre vedere il proprio figlio che se ne va di casa. Sapevo che prima o poi avremmo tagliato il cordone ombelicale che ci lega da un anno a questa parte ma ho sperato che questo giorno non arrivasse mai: avrei voluto poter continuare a camminare con voi, a conoscere la vita imparando ancora una volta con voi.
Vi ho visti cambiare, crescere. Ho ancora in mente i vostri volti il primo giorno che ci siamo incontrati: stupiti, attoniti, incuriositi. Ci siamo conosciuti reciprocamente e abbiamo imparato a condividere un tempo e ad ascoltarci.
Nessun maestro ha solo da insegnare ma ha tanto anche da apprendere. Ho cercato di insegnarvi a essere prima di tutto cittadini, ad amare questo Paese, a non abbandonarlo, a non perdere il vizio della memoria. Quando oggi staccherò dalla nostra aula la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, appesa il primo giorno di scuola, lo farò con la certezza che le loro idee ora camminano sulle gambe di 19 ragazzi in più.
Ora tocca a voi. A me poco interessa se ricorderete, quando sarete grandi, i Babilonesi e gli Assiri ma non dimenticate mai quattro regole. Uno: rompete sempre le scatole. Due: non state zitti di fronte alle ingiustizie. Tre: non siate mai indifferenti. Se passate di fronte ad un uomo che chiede la carità chiedetevi perché è li. Quattro: viaggiate.
Quando sarete adulti capirete meglio quel libro che vi ho regalato l’ultimo giorno di scuola: la Costituzione. Di tanto in tanto sfogliatelo e fate vivere quelle parole che sono stampate sulla carta, nelle vostre esistenze.
Forse ci perderemo di vista. Un giorno vi incontrerò ormai medici, impiegati, avvocati o operai e sarò fiero di essere stato il vostro maestro.
Oggi quando spegnerò la luce della nostra classe, guarderò per l’ultima volta i banchi vuoti, non dimenticherò che siete partiti per un nuovo entusiasmante viaggio. Spero incontrerete com’è accaduto a me, altri maestri di vita. Ma sappiate che nessun maestro dimentica i suoi alunni, le sue classi. Quando vorrete un consiglio, per la vostra vita professionale, per le pene d’amore, per le scelte, sappiate che ci sono. Io son qui. Vi aspetto.