Dopo le telefonate "spiate" anche l'accesso ai colossi del web: si allarga lo scandalo dei "controllo" dell'Agenzia nazionale per la sicurezza. Il New York Times attacca la Casa Bianca: "L'amministrazione ha perso credibilità"
Obama prende la parola, intervenendo sull’attività di raccolta di informazioni sulle reti telefoniche e sul web da parte dell’intelligence. Il presidente degli Stati Uniti si difende: “Il piano di cui stiamo parlando è noto a ogni membro del Congresso ed è stato autorizzato più volte dal 2007 con sostegno bipartisan“. E poi precisa: “Nessuno ascolta le telefonate”, sottolineando che è necessario trovare un bilancio fra la sicurezza degli americani e il diritto alla privacy. “Io e il mio staff diamo una valutazione a questo programma e crediamo che il suo obiettivo sia quello di prevenire il terrorismo”, ha proseguito il presidente aggiungendo che all’inizio era scettico, ma con il suo staff ha valutato la situazione convincendosi che il programma è utile. Poi precisa: “Il programma di raccolta di dati da parte dell’intelligence non era segreto, ma riservato“. E, oltre che essere “legale e limitato” , rispetta la costituzione.
Lo scandalo dei “controlli” dell’Agenzia nazionale per la sicurezza si è allargato, oltre che alle telefonate “spiate” anche all’accesso ai server di colossi come Microsoft, Google, Facebook, Skype e Apple, per estrarre foto, video e contatti controllando potenzialmente di fatto la vita di milioni di americani. E infine le carte di credito. Il Wall Street Journal ha infatti rivelato come nell’ambito della sua attività di spionaggio per individuare possibili sospetti terroristi, l’agenzia raccoglierebbe anche tutti i dati relativi agli acquisti compiuti con le carte, avendo garantito l’accesso a tutte le informazioni in mano alle banche e alle società emittenti.
Ma non solo. L’attività di spionaggio sulle telefonate – riferiscono i media Usa – non riguarda solo gli utenti di Verizon, ma anche quelli di altre due grandi aziende telefoniche e internet provider: AT&T – con 107,3mln di clienti per la telefonia mobile e servizi wireless e 31,2mln per la telefonia fissa – e Sprint, con 55 milioni di utenti in tutto.
Dal social network fondato da Mark Zuckerberg, però, arriva una precisazione: “Per Facebook proteggere la privacy e i dati dei propri utenti è una priorità assoluta. Facebook non fornisce ad alcuna associazione governativa l’accesso diretto ai propri server. Quando vengono richieste informazioni o dati relativi a individui specifici, Facebook analizza con estrema attenzione ogni richiesta di questo tipo per verificarne la conformità a tutte le leggi applicabili e fornire informazioni solo nelle misure previste dalla legge.“
Il New York Times che prima aveva attaccato duramente il presidente americano Barack Obama scrivendo in un editoriale: “L’amministrazione ha perso credibilità”, ha modificato quanto scritto aggiungendo: “L’amministrazione ha perso ogni credibilità su questo argomento”. Secondo il direttore delle pagine degli editoriali, Andrew Rosenthal, “il cambiamento è stato fatto in nome della chiarezza. Era chiaro dal nostro punto di vista che la perdita della credibilità riguardava questo punto e la versione finale dell’editoriale ha voluto rispecchiarlo”.
E il comitato editoriale, uno dei più influenti degli Stati Uniti e che tradizionalmente appoggia le politiche dell’amministrazione, si spinge anche oltre: le telefonate spiate sono un “abuso di potere che richiede vere spiegazioni”, anche se il governo ha risposto “con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell’uso dei suoi poteri”.
Oltre ai tabulati delle telefonate, l’Nsa e l’Fbi – riporta il Washington Post – hanno accesso diretto ai server di nove giganti internet tramite un programma segreto, dal nome in codice Prism, che somiglia molto “a quello controverso voluto dal presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre”. Un programma creato nel 2007, e al quale Microsoft è stata la prima a diventare partner nel maggio di quell’anno. Le aziende per aprire i loro server alle autorità e acquistare l’immunità da azioni legali devono ottenere una direttiva dal procuratore generale e dal direttore nazionale dell’intelligence. In pratica – afferma il Washington Post – hanno spazio di manovra, come dimostra il fatto che Apple abbia resistito per anni prima di entrarvi a fare parte. Google precisa di comunicare “i dati al governo nel rispetto della legge. Alcuni sostengono che abbiamo creato una porta per il governo nel nostro sistema, ma Google non ha alcuna porta per il governo per accedere ai dati degli utenti”.
Le dimensioni dello scandalo si fanno sempre più imponenti, oltrepassando l’oceano. Il sito britannico del Guardian ha reso noto che anche l’agenzia per la sicurezza elettronica britannica, la GCHQ, ha avuto accesso segreto dal giugno 2010 ai dati del programma di sorveglianza americano Prism con cui l’Fbi e la Nsa carpivano informazioni dalle maggiori aziende di internet.