La caduta del governo Berlusconi ha dato il via a un ”colpo di stato permanente” che è poi proseguito con Monti e Letta, la rielezione di Napolitano e la nomina dei 35 ‘saggi’, con cui “il potere costituito si auto-proclama potere costituente”. Paolo Becchi, professore genovese vicino al Movimento, interviene sul blog di Grillo e in un post parla di “fine della democrazia”.
Una situazione che si è determinata nonostante le elezioni politiche di febbraio che, prosegue Becchi, è “come se non ci fossero mai state: lo stesso Presidente di prima, lo stesso Governo del Presidente, in cui il fantasma di Monti si è reincarnato nell’accordo Pd-Pdl a sostegno del governo Letta. Zio e Nipote, Gianni ed Enrico, si ritrovano finalmente insieme”. L’unico cambiamento avvenuto in Parlamento, spiega, riguarda l’ingresso del Movimento 5 Stelle “una forza politica nuova, che rappresenta quasi 9 milioni di cittadini”. Un “25% del Paese” che però “non trova alcuna espressione nei 35 ‘saggi’ incaricati di scrivere una nuova Costituzione ad uso e consumo di una ‘casta’ di partiti sempre più in crisi ma che non intendono rinunziare ad alcuno dei loro privilegi”.
L’esclusione dei “9 milioni di italiani” che hanno votato M5S, precisa Becchi, va oltre “la tirannia della maggioranza: è la fine della democrazia”. L’accordo tra Pd e Pdl, infatti, “costituisce il tentativo di bloccare il cammino del M5S, dopo che le elezioni hanno segnato la crisi irreparabile del sistema bipolare e la perdita di milioni di voti da parte delle forze di centrodestra e centrosinistra”. Becchi, poi, ricorda la proposta di legge Finocchiaro sui partiti, che vorrebbe che i partiti avessero personalità giuridica e il “finto intervento sui tagli ai costi della politica” che “nascondono il vero obiettivo di Pd-Pdl: evitare ogni riforma della legge elettorale e, in compenso, tentare di modificare la Costituzione“.