Cultura

Roma, Verdone: “Zozza e derubata. Spero migliori qualcosa “

"Il nostro è un Paese così disunito, strano, distinto. A una parte di italiani il mitomane affascina, l'eccentrico fa proseliti, il miliardario conquista simpatie"

di Antonello Caporale

Era il 1998 e a Carlo Verdone venne in mente di fare il sindaco di Roma. “Scrissi la sceneggiatura di botto. Un quarto d’ora ed ero pronto alla discesa in campo”.

Il manifesto programmatico: Affida la città a chi ha sofferto.
Un mezzo bullo, sicuramente mitomane e una netta inclinazione all’esibizionismo. I politici, mi sono accorto poi col tempo, hanno un piacere assoluto nella mitomania, che è una pura devianza dell’intelligenza, una cosa da psicanalisi, una questione evidente di regressione fantastica, estrema necessità di stupire ed esibirsi.

Gli italiani sono affascinati dai mitomani.
Gli italiani, lei dice. È un Paese così disunito, strano, distinto. A una parte di italiani il mitomane affascina, l’eccentrico fa proseliti, il miliardario conquista simpatie chiama all’emulazione, produce milizie che ingaggiano una lotta col destino per divenire ridens e pieni di banconote. Hanno un bisogno patologico di una suggestione forte, eccessiva.

La politica ha superato il suo cinema, la curva estrema dell’impossibile.
La scena del Gallo Cedrone, con me sul palco al Gianicolo e una piccola folla che applaude, mi dice bravo, entusiasta delle mie cazzate, anticipa un po’ i tempi ma acchiappa la sostanza delle cose. La politica è stata popolata da ceffi incredibili perché è scomparsa l’etica della responsabilità, l’idea che al governo ci stai per il bene comune. Tutti a farsi gli affari propri (li cazzi sua direbbero i romani), e così il campo è stato attraversato da personaggi di elevato squallore, con un pensiero di mostruosa banalità.

Dal comizio del candidato sindaco Verdone ai romani: non più disgregazione ma aggregazione.
Esemplare banalità. Temo che simili pronunciamenti siano elementi reali nei discorsi alle folle della fauna del Palazzo.

La questione morale diventa un punto forte per il nostro partito.
L’involgarimento di parole importanti – tale è questa frase che pronuncio dal palco – conduce all’annientamento della questione. La moralità, l’etica divengono spruzzatine di prezzemolo sul sugo della pastasciutta. Cosa significano? Gnente. I politici non mostrano di credere a una parola di quel che dicono, gli elettori neanche a mezza.

Arrivo adesso al settimo punto, il punto cardine del mio programma: ma, signori, ‘sto fiume ve piace o nun ve piace?
Il candidato con la proposta choc sul Te-vere.

La proposta choc è sempre attesa in campagna elettorale, serve a far vincere le elezioni.
Pure se è una grande fregnaccia.

La fregnaccia, se è detta da una personalità di indiscusso potere, viene poi commentata, nobilitata da fior di opinionisti e resa possibile, pertinente, equilibrata. Perciò resta straordinaria la sua visione profetica.
Fregnacce a tutte le ore. I politici dovrebbero sottoporsi a visita medica, ma anche gli italiani andrebbero indagati bene.

Tra trent’anni ci sarà qualcuno che chiederà: ma a questi italiani perché era venuto in mente di votare Berlusconi?
Si ritorna al punto precedente. Serve indagine sanitaria approfondita e collettiva. Lui è strano, bizzarro, esibizionista (‘sta storia di Ruby, delle escort porta solo là). Ma anche noi non scherziamo.

Se il Tevere non ci serve (e io dico che nun ce serve signori), levamolo, sotterramolo, prosciugamolo.
Seguitemi bene in questa mia straordinaria intuizione.

Lo choc è magnifico. Il candidato chiama a sé i riflettori con una proposta fuori dal consueto, così ribalda e incosciente.
Un pazzo furioso quel candidato.

Al posto del fiume una lunga lingua d’asfalto, a tre corsie (Los Angeles!).
Ecco il pazzo.

Risultato, due punti virgolette. Traffico azzerato, inquinamento disintegrato, guardo a destra (oohhh) vedo verde!, guardo a sinistra (oohhh) arivedo verde, guardo in alto e vedo le rondini senza più l’ombra di un gabbiano, non ci sono più gabbiani. Guardo davanti: se score, signori se scoreee! Finalmente se score a Roma.
E qui dal pubblico una voce: bravo!

Da non crederci
Da non credere sì. Eppure è stato possibile un simile intortamento, vogliamo chiamarlo in un altro modo?

Se score, che paroletta magica.
Io amo profondamente questa città, forse perché ho avuto la fortuna di abitare in un posto bello, vicino il Vaticano, in un palazzo affascinante, maestoso. E ho avuto una seconda inestimabile fortuna: di poter guardare Roma dall’alto. Magnifica, intramontabile. Le meraviglie di questa città non hanno fine e i miei occhi di ragazzo, e poi di adulto, spaziavano verso l’orizzonte con l’attitudine alla stupefacenza: anvedi che bello!. Ogni punto era una scoperta.

Chi abita a Tor Bella Monaca vivrà altre sensazioni.
Il mio privilegio è stato netto ed è certo che le periferie sono altra cosa. Ma Roma fa innamorare chiunque. Non c’è bisogno di nascervi, basta frequentarla, abitarla. Fellini, Flaiano, Amidei, Gadda, Pasolini…

Adesso è piegata.
Zozza, trascurata, insicura. Le mura sbrecciate e imbrattate, le strade polverose e piene di voragini.

Le buche romane raccolgono un’enciclopedia di lamenti.
Io ci sono finito dentro con tutta la moto. Un tizio, per passare con la sua Mercedes, aveva allegramente tolto le fiaccole che segnalavano il pericolo. Io sapevo dei lavori in corso, avevo visto al mattino gli operai scavare. A notte fonda rientro e non c’è più segnalato nulla. Anvedi che bravi, mi dico, hanno già finito il lavoro. Mi ritrovo dentro il fosso, con la moto su di me e la colonna vertebrale fratturata. L’episodio è sintomatico del puro anarchismo in cui viviamo.

Alemanno non pare un sindaco amatissimo.
Non ha fatto il minimo, la manutenzione minima di questa città. Nulla di grande, si doveva occupare solo del piccolo. Eppure…

Non lo ama
Non lo conosco bene. Mi ha detto che sono depresso perché gli avevo spiegato che il film di Woody Allen su Roma era solo una cartolina, nulla di intramontabile.

Non frega molto il de minimis, come sa alletta la proposta choc.
S’è persa l’etica e mi spiace riandare alla Prima Repubblica ma lì qualcuno da ammirare c’era. De Nicola, Berlinguer, Nenni. Oggi cosa c’è? Quali sono gli esempi? Perché dovremmo fidarci?

Solo galli cedroni che gareggiano
E a destra rubano e a sinistra rubano e di sotto rubano e di sopra rubano. C’è stato un momento che sentivi volare le banconote da tutte le parti. Solo cattivi esempi. E quando il ladro deve farti da guida tu cosa fai? Perdi ogni inibizione e promuovi il peggio che c’è in te.

Voterà Ignazio Marino mi par di capire.
Che devo fa’? Uno spera sempre che qualcosa migliori, la speranza è una fiammella fioca che ancora però arde. Spero che abbia persone serie al suo fianco.

Un genovese sindaco di Roma.
Ma che devo dì.

da Il Fatto Quotidiano dell’8 giugno 2013

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