Avolte ritornano. Anche i protagonisti di queste “Storie italiane”, magari per la famigerata serie delle “vendette”. È il caso di Ricky il mago del computer. A compiere la vendetta, con la sua soave impersonalità, è il classico sistema dei “poteri forti”, vedi alla voce banche. Lo stesso che lui ha denunciato per anni con entusiasmo contagioso e che ora gli ha tolto i sonni e l’allegria.
Il mago del computer è un signore cinquantenne, al secolo Riccardo Cazzola, che aveva un negozietto da artigiano vicino a Porta Romana a Milano. il Fatto Quotidiano se ne occupò nel settembre del 2011. Aveva qualcosa di naif la storia di questo attempato ragazzone che con gli occhi scintillanti da scugnizzo accoglieva i clienti tra poster di Beppe Grillo e proclami contro le nequizie del sistema. E che ai clienti più affezionati raccontava con orgoglio di avere organizzato lo streaming per il comizio del suo eroe; o come si stava organizzando a botte di collegamenti in rete l’esercito brulicante dei 5 Stelle. Poi la crisi. Dura, sempre più dura.
Il mago cerca di difendersi offrendo servizi tutto compreso. Ma un po’ di clienti iniziano a non pagare, altri si diradano. Le conoscenze informatiche, d’altronde, sono sempre più diffuse. Si alza il consumo dei beni, si riduce quello di consulenze. E siccome la crisi non livella affatto, ecco l’aumento dell’affitto del negozio. Ricky resiste un po’, poi non ce la fa più e getta la spugna. Quel negozietto che aveva trasformato in un piccolo avamposto della rivoluzione grillina e che gli aveva dato fama e soddisfazioni, chiude.
Nel frattempo però è andato in rosso di diecimila euro con la sua banca, un nome dalla storia gloriosa ma da un po’ di tempo simbolo della finanza d’avventura e dei rapporti perversi tra politica e credito: il Monte dei Paschi di Siena. Ci ha fatto un fido cassa, ed è stata l’ultima speranza di battere le difficoltà di mercato. Come non bastasse c’è un’altra banca che gli rannuvola i sogni, l’Unicredit: un mutuo per la casa ancora da chiudere, gli mancano tre anni. “Mi sto rendendo conto che a 54 anni sono uno pseudo-esodato: non più buono per il lavoro e troppo giovane per la pensione. Tra poco probabilmente le due banche, una per il residuo del mutuo di 15.000 euro e l’altra per il fido (ingrossato di duemila euro per gli interessi), faranno ingiunzione. E dopo il passaggio alla centrale rischi è quasi certo che si arriverà al pignoramento o alla messa all’asta della mia abitazione. Quanto è grande? Si figuri, 35 mq a San Donato Milanese, dove vivo da circa tredici anni e per i quali ho già pagato le rate per dieci. Ho sperato invano che i miei vecchi clienti non mi abbandonassero, ma con la chiusura del negozio è rimasto solo uno sparuto gruppo che mi ha permesso di sopravvivere e di non andare al ‘Pane Quotidiano’. Le provo tutte, sa, ma ormai la vedo nera”.
Per questo il mago ha immaginato un’iniziativa disperata. Ha messo in rete sotto la voce Facebook Riccardo Cazzola “salva un cittadino italiano in difficoltà” una richiesta di donazione di una cifra libera. Dice che basterebbero cinquemila persone a cinque euro l’una, che solo così potrebbe salvare la sua mini-casa, e rivedi nel lampo di speranza la stessa ingenuità che gli avevi conosciuto quando (era solo due anni fa) sognava il “movimento”, vincere le elezioni. Immagina perfino di andare oltre la somma necessaria, nel qual caso assicura che verserebbe tutto in beneficenza alla Banca Etica. “Non si sa mai… Però, dico io, è da tempo che si parla di reddito di cittadinanza , ogni giorno lo si sente sulla bocca di quasi tutti i politici, gli stessi che con le loro lentezze burocratiche fan sì che quelli come me perdano la casa e vadano a vivere in auto in un box o sotto ad un ponte. Ma non chiamate questa mia richiesta d’aiuto una catena di Sant’Antonio. Facebook è il mio mondo, la rete pure. Ho consegnato ai consiglieri del Movimento 5 Stelle della Regione Lombardia il testo di una mozione per sensibilizzare le banche a un rinvio di diciotto mesi dei pagamenti per chi è in grave difficoltà nel versamento delle rate sulla prima casa. C’è già un accordo per i lavoratori dipendenti. Perché gli artigiani e i commercianti no?”. Di nuovo l’ingenuità: “Attendo con ansia il giorno in cui presenteranno la mozione!”.
Già, le banche contro cui si è scatenato Beppe Grillo. Il Montepaschi che non si sa quanti soldi ha buttato in operazioni ardite e che ancora martedì scorso gli ha negato una transazione amichevole su poche migliaia di euro, perché “lei ha una casa”. L’uomo del computer sembra un lupo braccato. In fondo anche le rivoluzioni, come le crisi, hanno le loro ingiustizie. Il movimento a cui Ricky il mago ha dedicato il suo tempo libero e il suo sapere è stato intanto protagonista di un autentico tsunami politico.
Efficace o meno nel produrre cambiamenti, di certo ha raggiunto posizioni di potere e di prestigio e ha perfino scoperto di avere troppi soldi a disposizione: diarie, scontrini, cifre lorde e cifre nette. Se ne discute da mesi. Intanto uno degli alfieri milanesi del movimento ha chiuso il negozio, è senza lavoro e rischia di trovarsi senza casa. Chissà che non ci possa essere una strada più efficace di un appello su Facebook. E se non riesce a suscitarlo lui, uno scatto di solidarietà, che razza di mago è?
il Fatto Quotidiano, 9 Giugno 2013