“Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?” chiede un Don Abbondio ad un Renzo Tramaglino sempre più adirato. “Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?” gli risponde il promesso sposo. Il prelato parte subito a raffica con il suo latinorum da Concilio di Trento: “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis, …”.
E’ questo uno dei brani più famosi della storia della letteratura italiana, una scena che spesso mi ritorna in mente quando leggo i giornali, ascolto la radio o vedo la tv italiana qui in Canada. Messo da parte il latinorum, è l’italish la lingua delle supercazzole moderne e l’obiettivo è sempre lo stesso: si utilizza l’ignoranza o la conoscenza superficiale di una lingua per turlupinare lettori, ascoltatori e, soprattutto, elettori.
Si era partiti qualche decennio fa con “ticket” (non è un biglietto ma un balzello da pagare in ospedali e farmacie) e “fiscal drag”, drenaggio dei portafogli dei contribuenti, ma oggi abbiamo toccato nuovi livelli con lo “spread”, vocabolo utilizzato qui a Vancouver soprattutto nelle ricette visto che significa “spalmare”,”spending review”, espressione con la quale si camuffano i tagli alla spesa pubblica e ministero del “welfare”. In effetti il cambio di nome del dicastero avvenuto prima della crisi è stato profetico visto che per “welfare” in inglese si intende soprattutto l’assistenza sociale.
D’altra parte il Suv (Sport Utility Vehicle) si parcheggia a malapena nella “scatola” (il “box”), “scatola” che era stata pensata per il “ragno” (la “spider”) e la Agostini Associati ha calcolato che dal 2000 ad oggi l’uso di vocaboli inglesi nella lingua italiana utilizzata delle aziende e’ aumentato del 773%.
Ecco perché i giorni scorrono inesorabili tra meetings, targets, performances, budgets, corporate governance, accounts, usernames, passwords e news di ogni tipo. Le città sono piene di disoccupati “choosy”, “negozi sexy” (“sexy shops”), escorts e serial killers. Non si gioca più a “pinna”, il “flipper” e’ andato in “inclinazione” (“tilt”), dalle radio impazzano jingles di “gentee mooltoo normaleee, genteee moltoo normaleee” (very normal people) e il popolo tutto si stringe in un risorgimentale “una nazione, una stazione” (“one nation, one station”). Sul display dello smartphone c’è un Sms spammato di un bar che offre drinks per l’happy hour mentre si è in ritardo per il meeting con il personal trainer che da tempo ha chiesto un briefing.
Chi disegnerà la road map per superare l’austerity? Dovremo fare outing per evitare il mobbing? La devolution terrà insieme questa nation con solo one station? Ma soprattutto, siamo ancora Very Normal People?