Il risultato delle elezioni amministrativerafforza le grandi intese“. Lo dice, sia pure fra cautele e distinguo, il presidente del consiglio Enrico Letta. L’esito del voto – che ha premiato il Pd, penalizzato il Pdl e ridimensionato il Movimento Cinque Stelle – va ”valutato nel complesso, nel primo, nel secondo turno e quello siciliano”, afferma, ma è un risultato che “rafforza lo schema delle larghe intese e mi spinge, e ci spinge, a lavorare di più”. Più netto il ministro dello sviluppo Flavio Zanonato, anche lui del Pd: “Le argomentazioni di chi pensava che il governo delle larghe intese avrebbe portato alla rovina il centrosinistra sono state demolite”.

Per la verità l’altra gamba delle larghe intese, il Pdl, ne esce malconcio. Perde Roma, perde Brescia, perde Imperia (mentre l’alleata Lega nord ammaina la sorica bandiera di Treviso). Nei capoluoghi di provincia, undici ballottaggi su undici vanno al centrosinistra, e tirando le somme con il primo turno il punteggio sale 16, con 5 città strappate al centrodestra. “Mi prendo io tutte le colpe, guai allo scaricabarile”, ha detto il sindaco uscente della capitale Gianni Alemanno, nonostante per tutta la campagna elettorale il malumore per essere stato abbandonato dal partito sia ripetutamente filtrato all’esterno. “Dobbiamo però ora ripartire da una roccia solida. Bisogna capire che non siamo riusciti ad aggregare attorno a ciò che stavamo costruendo”. 

In caso di sconfitta accertata (e accettata), la parola magica è “riflessione”. La usa Fabrizio Cicchitto, che di prima osserva che “l’astensionismo crescente costituisce un elemento negativo per tutti, ma colpisce in primo luogo il centrodestra ovunque e in modo assai chiaro a Roma”. Dopodiché, continua l’esponente Pdl, “in democrazia le vittorie e le sconfitte costituiscono sempre materia di riflessione per poi ripartire, il centrodestra dovrà fare i conti con questa forte battuta d’arresto per riflettere su se stesso”. 

Non ha timore di esporsi il sindaco di Verona Flavio Tosi, della Lega nord, anche lei piegata dalle urne.  “E’ una sconfitta che sarebbe sciocco negare del centrodestra nel suo complesso”, afferma. “La Lega ha pagato in maniera carissima il calo dell’affluenza che non è mai stato così pesante e ci è costato caro ma non ci si può limitare a dire: siccome c’è stata poca affluenza e allora abbiamo perso. Bisogna trovare il modo per riportare la gente al voto”. Le precedenti esperienze, anche nelle passate sconfitte di Silvio Berlusconi alle politiche, insegnano che l’astensione è il tipico rifugio dei delusi del centrodestra. L’astensione, insomma, non è la causa della sconfitta, ma la conseguenza di un’azione politica non convincente. 

Intanto il segretario del Pd Gugliemo Epifani parla addirittura di una “rivincita” rispetto alle politiche di febbraio. ”E’ una giornata davvero importante, c’è ritrovato orgoglio tra gli elettori, quasi fosse una rivincita per il voto alle politiche anche se restano due voti distinti”, ha affermato. Ma riguardo ai benefici influssi sulle larghe intese si è dimostrato più cauto di Letta. “E’ complicato prevedere gli effetti del voto sul governo, ma certo dà spinta in più alle posizioni e al ruolo del Pd nel paese”. 

Forse a rassicurare l’asse Pd-Pdl è soprattutto lo stop alla marcia trionfale del Movimento Cinque Stelle, già netto dagli esiti del primo turno: nessun ballottaggio conquistato nei capolouoghi e nei centri di maggior rilievo, percentuali in netto calo ovunque rispetto al boom delle politiche. Chiuse le urne dei ballottaggi, al Movimento restano le vittorie a Pomezia (Roma) e ad Assemini (Cagliari). Due amministrazioni in più con la bandiera gialla, sottolinea Beppe Grillo nel suo blog, in cui parla di “cammino lento ma inesorabile”. Ma certo a livello nazionale i “vecchi” partiti tirano un sospiro di sollievo.

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