Mentre il premier Letta continua a lanciare proclami sulla necessità di favorire l’occupazione giovanile, un altro dei provvedimenti simbolo del governo Monti per gli under 35 rischia di rimanere incompiuto, come è successo a quello sulle start up
La prima è di nove mesi fa. Poi, di società a un euro per giovani under 35, ne sono nate tante altre in tutta Italia. Oltre 6.500, secondo l’ultimo dato diffuso da Unioncamere, riferito al 31 marzo 2013. Ma il problema per le srl semplificate rimane quello che si era previsto nei giorni del loro debutto: la difficoltà di accedere al credito per società che alle banche non possano fornire un capitale sociale consistente come garanzia. In questi mesi il ministero dell’Economia avrebbe dovuto promuovere un accordo con l’Abi (Associazione bancaria italiana) per prestiti agevolati ai giovani che avessero avviato una di queste imprese. Così stabiliva un comma introdotto nella legge di conversione del decreto Sviluppo approvato a giugno 2012. Ma l’impegno è rimasto sulla carta. E anche Serena e Stefania Pasquali, le due sorelle che hanno avviato nel milanese la prima società a un euro, non sono per ora riuscite a ottenere alcun finanziamento dalle banche: “Stiamo aspettando una risposta alle nostre richieste di prestiti finalizzati, gli unici a cui possiamo puntare – spiegano – Ma ci hanno detto che la procedura è lunga”. Così, mentre il nuovo governo Letta continua a lanciare proclami sulla necessità di favorire l’occupazione giovanile, un altro dei provvedimenti simbolo del governo Monti per i giovani rischia di rimanere incompiuto, come è successo a quello sulle start up, a cui mancano ancora i regolamenti attuativi per le detrazioni fiscali per gli investitori e il regolamento della Consob per il crowdfunding.
“Oggi accedere al credito bancario presenta difficoltà anche per le aziende discretamente patrimonializzate – spiega Ernesto Ghirinelli, responsabile Credito e incentivi di Confcommercio – Figuriamoci per quelle con una consistenza patrimoniale minima. E in più questo fattore congiunturale si incrocia con una distorsione italiana: le banche privilegiano gli aspetti patrimoniali alle idee”. Succede quindi che per fare andare avanti una srl semplificata appena avviata, che può avere un capitale sociale compreso tra 1 e 10mila euro, un giovane imprenditore si scontri subito con la difficoltà di avere finanziamenti. Per ottenerli, spiega Alessandro Solidoro, presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano, “ha la necessità di ricorrere a garanzie di natura personale (come le fideiussioni, ndr), visto che quelle legate all’impresa sono modeste”. E così si perde il vantaggio di aver messo su una società con un solo euro.
Nonostante le difficoltà di accesso al credito, 6.500 imprese di questo tipo sono comunque nate. Tante? Poche? E’ presto per dirlo: il dato significativo, più che la loro quantità, è il volume di affari generato in concreto. “Bisognerà quindi valutare i loro bilanci dopo uno o due anni”, sostiene Solidoro, senza nascondere “grandi perplessità” sul fatto che questo tipo di imprese siano uno strumento davvero utile per lo sviluppo e per l’occupazione. Insomma, per dirla con le parole di Stefano Poliani, presidente del comitato regionale giovani imprenditori di Confindustria Lombardia, le srl semplificate “sono una goccia in un sistema più complesso in cui l’approccio di riduzione della burocrazia andrebbe esteso anche alle fasi successive alla nascita. Un buon punto di partenza, ma non la soluzione”. Perché, oltre al problema del credito, dice Poliani, c’è quello “di farle funzionare, queste imprese”.
E qui viene fuori un altro limite delle srl semplificate: “Al di là della gratuità del notaio, non ci sono altre agevolazioni nella filiera, né per quanto riguarda gli istituti di credito, né per quanto riguarda le prestazioni di altri professionisti e le agevolazioni dello Stato sotto il profilo contributivo e fiscale”, sottolinea Gabriele Noto, consigliere nazionale del notariato. L’incentivazione riguarda infatti solo la fase costitutiva. Ma una volta avviata la società, i costi rimangono gli stessi della srl classica (con capitale sociale di almeno 10mila euro). Tanto che l’ordine dei consulenti del lavoro ha calcolato che due giovani che aprono una società a un euro in cui lavorano devono versare entro il primo anno oltre 6mila euro di contributi all’Inps e mille all’Inail, per una spesa che con tasse e bolli vari arriva a 8mila euro. Identici a una srl classica sono anche i costi di tenuta della contabilità dal commercialista, perché gli adempimenti da compiere sono gli stessi.
Un aspetto positivo però c’è, secondo il notariato, che ha lanciato la piattaforma ‘l’arancia’ dedicata proprio ai giovani che vogliono avviare un’impresa. L’introduzione delle società a un euro ha avuto il merito di influire sull’aspetto psicologico: “E’ stata creata una tipologia di società apposta per gli under 35 – conclude Noto -. E questo li invoglia a partire con nuove attività”.
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