Mi sono rituffato nella nicchia e l’emozione è stata grande.
Quale nicchia?
Quella del vinile, delle valvole, delle puntine, dell’analogico.
Fiera del disco a Torino. Arrivo allungando il passo e dopo un attimo mi ritrovo nel vortice ansiogeno del consumatore addicted. Quello, per intenderci, che entrava una volta nei negozi di dischi che non conosceva e “sfogliava” i vinili per capire se era un posto di rispetto o avevano solo la “solita roba commerciale”.
Di tutti i vinili che avevo ne ho fatti fuori una buona metà (con sommo rammarico ora, ovviamente) ma aggirandomi tra le bancarelle ritrovo un’emozione che non avevo mai più vissuto in anni e capitali di lire/euro/dollari/sterline/marchi ecc. ecc. spesi in cd. La copertina quadrata di cartone è un mondo parallelo, una connessione tra il compratore e l’artista che il cd non è mai riuscito ad attivare. Le rete e YouTube ci riescono nuovamente, a volte anche meglio, ma il cd no. Ho letto un sacco di stupidaggini qua e là, gente che dice che la musica è la stessa a prescindere dal supporto, che non ha senso spendere soldi per un oggetto scomodo e ingombrante che, tra l’altro, ti obbliga a stare continuamente attaccato al giradischi per mettere il lato B.
Balle. Non c’è conflitto, solo possibilità di scelta.
Il vinile ti fa entrare in un immaginario sonoro (e visuale) che implica SEMPRE una scelta: le compagnie telefoniche per esempio ti regalano giga di musica da ascoltare sul tuo nuovo smartphone. La musica non la scegli, te la danno loro pescando dai cataloghi digitali recuperati a costo quasi zero dalle case discografiche in liquidazione. Avvilente. Il mercato 2.0 ci ha convinti che è giusto spendere centinaia di euro per il contenitore (tablet, smartphone, lettore di mp3) ma non per il contenuto: la musica che ci metti dentro deve essere gratuita, come se pensarla, registrarla e produrla non avesse il benché minimo valore. Così ti ritrovi una giungla di cartelle di mp3 e finisci per non sapere nulla di chi, come e perché sia stata fatta quella musica. Ti limiti, quando va bene, a sapere “che numero è” la canzone che ti piace.
Non sono un nostalgico perché oltre ai download ho ripreso anche a comprare vinili di artisti attuali (l’ultimo di un duo elettronico americano/indonesiano, i Filastine) e sto pure producendo il mio primo “nuovo” vinile con la stessa euforia con cui pubblicai Soma la macia, il primo EP dei Mau Mau datato 1992.
Tornando alla fiera dell’usato: ho trovato molti “pezzi” italiani interessanti, come i primi 45 giri di Celentano, la Callas alla Scala in una registrazione del ’57 e un 16 giri del mitico Fred Buscaglione.
Musicisti, lavoriamo per i collezionisti del futuro!
QUE VIVA LA MUSICA.