Il cambio di strategia è cominciato da un passo fino a ieri impensabile: l’ammissione della sconfitta. “Abbiamo perso, è un dato sotto gli occhi di tutti – è stato l’inatteso commento Daniela Santanchè, volto e “falco ” sempre più alla destra del Cavaliere – perché non siamo in grado di avere una classe dirigente convincente”. Il pensiero è volato immediatamente alla sconfitta umiliante di Alemanno (15 a 0 anche nei municipi di Roma), ma nel conto c’erano anche Brescia, Treviso, Viterbo, Avellino e quell’impensabile dato di Imperia, dove il ras ligure Claudio Scajola ha perso tanto male che più male non si può: -76%, un’ecatombe.
Tanto che il giorno dopo la sconfitta, la stessa Santanchè annuncia “un nuovo modello di partito“, che Berlusconi “comunicherà a giorni”. Un progetto a cui ”ho lavorato molto insieme a Verdini e Capezzone”, spiega. “Una novità significativa comunque aver chiuso la sede in via dell’Umiltà per aprire in Piazza San Lorenzo in Lucina”. Il Popolo delle Libertà, prosegue la parlamentare, “nasceva con degli alleati che oggi non ci sono più e forse non è mai entrato nel cuore della gente”. Ma c’è anche “la necessità di trovare un nuovo modello di organizzazione, dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di abolire il finanziamento pubblico ai partiti”.
E adesso che fare? Ricominciare, certo, ma da dove? “Torniamo a Forza Italia – dice Mario Mantovani – torniamo alle nostre radici e a Silvio Berlusconi, altrimenti perderemo ancora”. E male, malissimo, come ieri. Quel che è mancato, nella strategia, è stato soprattutto “il volto di Silvio”. Già, un Berlusconi troppo assente dalla ribalta mediatica ha aggravato una situazione già compromessa al primo turno, ma il Cavaliere rifugge dal mettere la faccia su quelle che considera battaglie perse in partenza. Su una cosa, però, Berlusconi ha commentato a lungo con i suoi, ieri, a urne calde: sull’astensionismo, indicativo di una disaffezione che potrebbe aumentare alle elezioni politiche.
Alla luce del risultato elettorale, è chiaro che il Pdl “deve tenersi stretto il grande carisma di Berlusconi”, sottolinea il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Maurizio Lupi, a Radio Anch’io, riconoscendo che “alle elezioni amministrative non bisogna mostrarsi divisi, ma anche che importa il candidato sindaco che scegli, come testimonia il caso di Treviso”. Un’opinione condivisa da Maria Stella Gelmini, vice capogruppo del Pdl alla Camera, che intervistata dal Mattino dichiara: “Senza Berlusconi siamo più deboli e non si vince. Certamente ci ha penalizzato l’astensionismo, ma anche il mancato trascinamento delle politiche, oltre che la mancata presenza in prima persona del Cavaliere”.
Mentre Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, ammette che l’astensionismo alle amministrative ha colpito in particolare il Pdl perché il partito “vive una condizione schizofrenica”, spiegando al Messaggero che “abbiamo dei sondaggi politici nazionali in cui il centrodestra è superiore al centrosinistra e poi, invece, in queste amministrative, abbiamo visto che i risultati ci penalizzano attraverso l’astensionismo. Il fatto è che da un lato abbiamo la leadership carismatica di Berlusconi e dall’altro un partito ai livelli regionali e locali che deve ancora strutturarsi sul territorio”.
I falchi, intanto, premono. Vogliono ripensare rapidamente la struttura stessa del partito, la sua organizzazione e la sua governance. Già oggi il primo summit a via dell’Umiltà in odore di trasloco. Il timore, è parere della Santanchè, ma anche di Bondi e di Gasparri, è che se la situazione processuale di Berlusconi dovesse precipitare, il partito rischierebbe di ritrovarsi senza leader, senza guida e senza linea, se si considera anche che il segretario Alfano, nel suo triplice ruolo di vice-premier e ministro dell’Interno, difficilmente potrà fare ‘strappi’. Berlusconi, invece, non vuole toccare nulla. Eppure qualcosa “si deve pur fare”, sosteneva ieri Fabrizio Cicchitto rimuginando sui dati del cappotto del Pd, un 16 a 0 che brucia e parecchio, “abbiamo toccato il punto più basso, dobbiamo risolvere la questione del partito al più presto”.
“Noi siamo viziati – parole della Santanchè – perché i voti per noi li prende Berlusconi e allora dobbiamo capire cosa dobbiamo cambiare al nostro interno; questa volta non è colpa di Berlusconi se non abbiamo vinto, ma più del partito e dei suoi dirigenti, non abbiamo altri Berlusconi e la gente è stufa della politica”. “È inutile che ci giriamo intorno – ha chiuso Sandro Bondi – senza Berlusconi si perde”. E Claudio Scajola, il vero sconfitto delle amministrative, ieri aveva ancora la forza di dare lezioni: “Il Pdl deve ricostruire un partito con volti nuovi che sappia unire gli uomini di centro, i moderati, solo così si vince”.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 giugno 2013
Aggiornato da Redazione web alle 13.30