C’è l’ex colonia Prealpi a Valverde di Cesenatico, un complesso immobiliare di 1.818 metri quadri confiscato tra i beni del patrimonio della Nuova Smeraldo srl, una società di Latina riconducibile al cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti: gli albergatori non volevano riconvertirla. Ci sono le case di Lido Adriano e Marina Romea, la porzione di costa ravennate dove, negli anni ’70 e ’80, Cosa nostra riciclava denaro sporco attraverso attività immobiliari sulle quali ha indagato anche Paolo Borsellino. C’è un appartamento con garage a Cattolica confiscato al boss albanese Ardian Kazaki che, addirittura, è stato affittato nonostante fosse già stato confiscato e riassegnato alla Guardia di finanza (che però, pare, non era stata consultata sul possibile riutilizzo). A Forlì ben 12 appartamenti appartenevano ad un solo proprietario (tale “Volgo Limonetti”) ma, a parte una delibera comunale del 2009, non se ne è saputo più nulla. Nella frazione di Rastignano, tra le colline bolognesi di Pianoro, è stata confiscata una villetta a due piani ma non sarà utile: il terreno è franato. A Bologna, resta “la Celestina”, tre piani distribuiti su 800 metri quadri giorno dopo giorno sempre più fatiscenti, abbandonati. È andata meglio con la villa di Berceto, il paese del Parmense più vicino al mare: strappata a un camorrista, è stata convertita in un centro per bimbi e anziani.
Aumentano in regione i beni confiscati alla criminalità ma, a quanto pare, una burocrazia appesantita da ipoteche e contenziosi, da lacune di competenza e di risorse, ancora non riesce a restituirli completamente alla collettività. I dati dell’agenzia Anbsc aggiornati allo scorso gennaio li diffonde il gruppo antimafia “Pio La torre” di Rimini, attraverso un dossier curato insieme con il giornalista Giovanni Tizian. L’Emilia Romagna è l’ottava regione italiana per numero di beni immobili (51 nel 2005, 66 nel 2009 e 112 oggi) confiscati alle mafie: terza tra le regioni del nord (1.186 beni in Lombardia e 181 in Piemonte) e seconda per numero di imprese sotto confisca (26, contro le 223 in Lombardia), le province più interessate sono quelle di Bologna (40 confische), Forlì-Cesena (28) e Ferrara (16). Tra gli immobili strappati pullulano anche qui appartamenti, ville, terreni edificabili, garage e capannoni: se a livello nazionale le proprietà confiscate valgono almeno due miliardi di euro, anche nella virtuosa Emilia-Romagna il meccanismo di riconversione non decolla.
La norma dice che, una volta che la confisca diventa definitiva, i beni in questione passano allo Stato. Con la legge 50 del 2010, che ha introdotto la stessa Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati), il processo si è un po’ razionalizzato ma i singoli procedimenti di destinazione rimangono troppo spesso inattuati. E non è un caso che ciò avvenga proprio in Italia, tra i pochi Paesi in Europa a non avere ancora recepito la decisione quadro 783 del 2006 – pur non applicabile alle forme di confisca non penale, analogamente a quanto avviene con tutti gli altri strumenti Ue – sul reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca.
Il caso forse più eclatante in Emilia Romagna – poi a lieto fine – è quello dell’ex colonia Prealpi di Cesenatico: la confisca alla Nuova Smeraldo arriva con sentenza della Cassazione del febbraio 2001, alla quale segue l’anno dopo la consegna dell’immobile al patrimonio indisponibile del Comune con l’avvio dell’ennesima fase di stallo. Tra gli ostacoli si è registrata pure l’opposizione degli albergatori locali, non disposti ad accettare un progetto di riconversione sociale in una zona ad alta densità turistica. Questo fino al 2011, quando la Regione ha consentito a Cesenatico di beneficiare di un cofinanziamento per demolire e ricostruire la colonia, realizzando 32 alloggi erp e il centro “Bocciofila”. Scendendo a San Mauro Mare, frazione di San Mauro Pascoli, si scopre che ci hanno messo meno: il monolocale definitivamente confiscato nel 2004 a Rolando Coco Trovato, fratello del boss Franco ed esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, dal giugno 2009 fronteggia regolarmente emergenze abitative a suon di canoni agevolati.
Dopo anni di tira e molla, anche nel Ravennate (8 confische disseminate in provincia concentrate nelle citate Lido Adriano e Marina Romea) si è mosso qualcosa: proprio nei mesi scorsi il Comune di Cervia ha recuperato un immobile in via Puglie (Tagliata di Cervia) confiscato nel ’98, trasformandolo in un centro per donne vittime di violenza.
I casi più clamorosi oggi li ospita la provincia di Rimini. A Bellaria – Igea Marina è stato confiscato definitivamente a fine novembre il “Ristorante degli artisti”, una pizzeria finita nel sequestro da 70 milioni di euro dei beni riconducibili all’imprenditore Agostino Briguori, considerato dalla Dda di Catanzaro un prestanome della ‘ndrina dei Muto. Come emerge da un fitto e vivace carteggio tra Prefettura e Tribunale, a fine anno salta fuori che l’immobile risulta ceduto nonostante l’uso a fini sociali e istituzionali cui è vincolato: ad impedire la vendita interviene direttamente Nunzio Trabace, referente dell’Anbsc. Ora il Comune di Bellaria-Igea vuole trasformare la pizzeria in una casa della salute, si vedrà. Sorprese anche a Cattolica, dove l’appartamento e l’autorimessa confiscati nel 2004 a Ardian Kazazi, criminale albanese passato per il 41 bis e l’inchiesta “Criminal Minds”, risultano tuttora assegnati alla guardia di finanza: le fiamme gialle, però, non ne hanno mai preso possesso e viene da pensare che l’Anbsc non le abbia mai consultate sull’effettiva praticabilità del riutilizzo del bene. Ma c’è di più: pare che la casa sia stata addirittura occupata da un inquilino che sostiene di essere un “terzo in buona fede” e per questo ha aperto un contenzioso al tribunale di Pesaro. Insomma, si sarebbe ritrovato a vivere in una casa confiscata a sua insaputa. Resta una domanda: come si può affittare un bene che è già stato confiscato e riassegnato? A Rimini città, poi, dal 2010 è stato confiscato un appartamento sul lungomare (via Satyricon) al rapinatore Giuseppe Liuzzi. Il Comune lo scorso dicembre ha scritto alla Prefettura per riassegnare il bene, che però dal 2008 è gravato da un’ipoteca a favore di Unicredit (istituto in materia già definito “terzo in buona fede” dalla Corte di appello di Bologna) stimata pari a 400 mila euro: l’amministrazione comunale, però, non può permettersi di riscattarla.
Avvicinandosi al capoluogo regionale si registrano ancora problemi a Pianoro, dove i beni dell’ex ‘re’ del contrabbando Gerardo Cuomo fanno fatica ad essere restituiti. Ipoteche e debiti per 427 mila euro zavorrano le villette di Montecalvo, tuttora abbandonate. Nella frazione di Rastignano rimane una villetta a due piani che, nel frattempo, ha subito un cedimento strutturale e dunque è pressoché inutilizzabile senza interventi ad hoc. Se a Bologna la villa “Celestina” già di Giovanni Costa avrebbe bisogno di milioni per essere ristrutturata, una buona notizia è giunta l’anno scorso dalla parmense Berceto: la villa del camorrista Vincenzo Busso, quella che richiedeva quasi 400 chili di sabbia alla settimana solo per la manutenzione della celebre piscina salata, è diventata un centro civico per bimbi e anziani.
Emilia Romagna
Emilia Romagna: più confische per mafia, “ma la burocrazia condanna al degrado”
Il gruppo antimafia "Pio La Torre" di Rimini lancia l'allarme: "Aumentano in regione i beni sottratti alla criminalità, ma una procedura appesantita da ipoteche e contenziosi, da lacune di competenza e di risorse, non riesce a restituirli completamente alla collettività"
C’è l’ex colonia Prealpi a Valverde di Cesenatico, un complesso immobiliare di 1.818 metri quadri confiscato tra i beni del patrimonio della Nuova Smeraldo srl, una società di Latina riconducibile al cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti: gli albergatori non volevano riconvertirla. Ci sono le case di Lido Adriano e Marina Romea, la porzione di costa ravennate dove, negli anni ’70 e ’80, Cosa nostra riciclava denaro sporco attraverso attività immobiliari sulle quali ha indagato anche Paolo Borsellino. C’è un appartamento con garage a Cattolica confiscato al boss albanese Ardian Kazaki che, addirittura, è stato affittato nonostante fosse già stato confiscato e riassegnato alla Guardia di finanza (che però, pare, non era stata consultata sul possibile riutilizzo). A Forlì ben 12 appartamenti appartenevano ad un solo proprietario (tale “Volgo Limonetti”) ma, a parte una delibera comunale del 2009, non se ne è saputo più nulla. Nella frazione di Rastignano, tra le colline bolognesi di Pianoro, è stata confiscata una villetta a due piani ma non sarà utile: il terreno è franato. A Bologna, resta “la Celestina”, tre piani distribuiti su 800 metri quadri giorno dopo giorno sempre più fatiscenti, abbandonati. È andata meglio con la villa di Berceto, il paese del Parmense più vicino al mare: strappata a un camorrista, è stata convertita in un centro per bimbi e anziani.
Aumentano in regione i beni confiscati alla criminalità ma, a quanto pare, una burocrazia appesantita da ipoteche e contenziosi, da lacune di competenza e di risorse, ancora non riesce a restituirli completamente alla collettività. I dati dell’agenzia Anbsc aggiornati allo scorso gennaio li diffonde il gruppo antimafia “Pio La torre” di Rimini, attraverso un dossier curato insieme con il giornalista Giovanni Tizian. L’Emilia Romagna è l’ottava regione italiana per numero di beni immobili (51 nel 2005, 66 nel 2009 e 112 oggi) confiscati alle mafie: terza tra le regioni del nord (1.186 beni in Lombardia e 181 in Piemonte) e seconda per numero di imprese sotto confisca (26, contro le 223 in Lombardia), le province più interessate sono quelle di Bologna (40 confische), Forlì-Cesena (28) e Ferrara (16). Tra gli immobili strappati pullulano anche qui appartamenti, ville, terreni edificabili, garage e capannoni: se a livello nazionale le proprietà confiscate valgono almeno due miliardi di euro, anche nella virtuosa Emilia-Romagna il meccanismo di riconversione non decolla.
La norma dice che, una volta che la confisca diventa definitiva, i beni in questione passano allo Stato. Con la legge 50 del 2010, che ha introdotto la stessa Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati), il processo si è un po’ razionalizzato ma i singoli procedimenti di destinazione rimangono troppo spesso inattuati. E non è un caso che ciò avvenga proprio in Italia, tra i pochi Paesi in Europa a non avere ancora recepito la decisione quadro 783 del 2006 – pur non applicabile alle forme di confisca non penale, analogamente a quanto avviene con tutti gli altri strumenti Ue – sul reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca.
Il caso forse più eclatante in Emilia Romagna – poi a lieto fine – è quello dell’ex colonia Prealpi di Cesenatico: la confisca alla Nuova Smeraldo arriva con sentenza della Cassazione del febbraio 2001, alla quale segue l’anno dopo la consegna dell’immobile al patrimonio indisponibile del Comune con l’avvio dell’ennesima fase di stallo. Tra gli ostacoli si è registrata pure l’opposizione degli albergatori locali, non disposti ad accettare un progetto di riconversione sociale in una zona ad alta densità turistica. Questo fino al 2011, quando la Regione ha consentito a Cesenatico di beneficiare di un cofinanziamento per demolire e ricostruire la colonia, realizzando 32 alloggi erp e il centro “Bocciofila”. Scendendo a San Mauro Mare, frazione di San Mauro Pascoli, si scopre che ci hanno messo meno: il monolocale definitivamente confiscato nel 2004 a Rolando Coco Trovato, fratello del boss Franco ed esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, dal giugno 2009 fronteggia regolarmente emergenze abitative a suon di canoni agevolati.
Dopo anni di tira e molla, anche nel Ravennate (8 confische disseminate in provincia concentrate nelle citate Lido Adriano e Marina Romea) si è mosso qualcosa: proprio nei mesi scorsi il Comune di Cervia ha recuperato un immobile in via Puglie (Tagliata di Cervia) confiscato nel ’98, trasformandolo in un centro per donne vittime di violenza.
I casi più clamorosi oggi li ospita la provincia di Rimini. A Bellaria – Igea Marina è stato confiscato definitivamente a fine novembre il “Ristorante degli artisti”, una pizzeria finita nel sequestro da 70 milioni di euro dei beni riconducibili all’imprenditore Agostino Briguori, considerato dalla Dda di Catanzaro un prestanome della ‘ndrina dei Muto. Come emerge da un fitto e vivace carteggio tra Prefettura e Tribunale, a fine anno salta fuori che l’immobile risulta ceduto nonostante l’uso a fini sociali e istituzionali cui è vincolato: ad impedire la vendita interviene direttamente Nunzio Trabace, referente dell’Anbsc. Ora il Comune di Bellaria-Igea vuole trasformare la pizzeria in una casa della salute, si vedrà. Sorprese anche a Cattolica, dove l’appartamento e l’autorimessa confiscati nel 2004 a Ardian Kazazi, criminale albanese passato per il 41 bis e l’inchiesta “Criminal Minds”, risultano tuttora assegnati alla guardia di finanza: le fiamme gialle, però, non ne hanno mai preso possesso e viene da pensare che l’Anbsc non le abbia mai consultate sull’effettiva praticabilità del riutilizzo del bene. Ma c’è di più: pare che la casa sia stata addirittura occupata da un inquilino che sostiene di essere un “terzo in buona fede” e per questo ha aperto un contenzioso al tribunale di Pesaro. Insomma, si sarebbe ritrovato a vivere in una casa confiscata a sua insaputa. Resta una domanda: come si può affittare un bene che è già stato confiscato e riassegnato? A Rimini città, poi, dal 2010 è stato confiscato un appartamento sul lungomare (via Satyricon) al rapinatore Giuseppe Liuzzi. Il Comune lo scorso dicembre ha scritto alla Prefettura per riassegnare il bene, che però dal 2008 è gravato da un’ipoteca a favore di Unicredit (istituto in materia già definito “terzo in buona fede” dalla Corte di appello di Bologna) stimata pari a 400 mila euro: l’amministrazione comunale, però, non può permettersi di riscattarla.
Avvicinandosi al capoluogo regionale si registrano ancora problemi a Pianoro, dove i beni dell’ex ‘re’ del contrabbando Gerardo Cuomo fanno fatica ad essere restituiti. Ipoteche e debiti per 427 mila euro zavorrano le villette di Montecalvo, tuttora abbandonate. Nella frazione di Rastignano rimane una villetta a due piani che, nel frattempo, ha subito un cedimento strutturale e dunque è pressoché inutilizzabile senza interventi ad hoc. Se a Bologna la villa “Celestina” già di Giovanni Costa avrebbe bisogno di milioni per essere ristrutturata, una buona notizia è giunta l’anno scorso dalla parmense Berceto: la villa del camorrista Vincenzo Busso, quella che richiedeva quasi 400 chili di sabbia alla settimana solo per la manutenzione della celebre piscina salata, è diventata un centro civico per bimbi e anziani.
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Berlino, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Vladimir "Putin sta giocando". E' il commento della Germania dopo i nuovi attacchi russi denunciati dall'Ucraina, il giorno dopo l'accordo per una tregua limitata concluso dal presidente russo con il suo omologo americano Donald Trump durante la loro lunga telefonata di ieri.
"Abbiamo riscontrato che gli attacchi alle infrastrutture civili non sono assolutamente diminuiti durante la prima notte dopo questa telefonata apparentemente rivoluzionaria e formidabile", ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius in un'intervista televisiva.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/afp) - Il governo israeliano ha approvato nella notte il ritorno di Itamar Ben Gvir alla carica di ministro della Sicurezza nazionale. Lo ha indicato in un comunicato stampa l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"Il governo ha approvato all'unanimità la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di rinominare il deputato Itamar Ben Gvir ministro della Sicurezza nazionale", si legge nel testo. Ben Gvir si è dimesso dal suo incarico il 19 gennaio, in disaccordo con la decisione di tregua con Hamas che ha definito “scandalosa”.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Almeno 10 attacchi americani hanno colpito alcune zone dello Yemen, tra cui la provincia di Saada e Hodeidah. Lo hanno riferito i media Houthi dello Yemen. Gli Stati Uniti hanno lanciato un'ondata di attacchi nelle zone dello Yemen controllate dagli Houthi, alleati dell'Iran, che la scorsa settimana hanno dichiarato di voler riprendere gli attacchi alle navi mercantili del Mar Rosso per sostenere i palestinesi a Gaza.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno condotto una "operazione militare di alta qualità" contro la USS Harry S Truman. Lo ha reso noto un portavoce dell'organizzazione terroristica, secondo cui l'operazione, la quarta in 72 ore, prevedeva anche un attacco a "diverse navi da guerra nemiche" e ha sventato "un attacco aereo che si stava preparando contro il nostro Paese".
Washington, 19 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz torneranno in Arabia Saudita per colloqui su un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha dichiarato a Fox News l'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff. Parlando poche ore dopo la lunga telefonata fra il presidente americano Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin, Witkoff ha affermato che i colloqui su un accordo di cessate il fuoco "inizieranno domenica a Gedda".
Riferendosi a un cessate il fuoco sulle infrastrutture energetiche e sugli obiettivi nel Mar Nero, Witkoff afferma: "Penso che entrambi siano ora concordati con i russi. Sono fiducioso che gli ucraini saranno d'accordo".
Ankara, 19 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dai media, la polizia turca ha arrestato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, uno dei principali avversari politici del presidente Recep Tayyip Erdogan, nell'ambito di un'indagine su presunti legami con corruzione e terrorismo. L'agenzia statale Anadolu Agency afferma che i procuratori hanno emesso mandati di cattura per circa altre 100 persone. Le autorità hanno chiuso diverse strade intorno a Istanbul e vietato le manifestazioni in città per quattro giorni, in un apparente tentativo di prevenire le proteste dopo l'arresto.
La Turchia sta inoltre limitando l'accesso a numerose piattaforme di social media, tra cui X, YouTube, Instagram e TikTok, ha affermato l'osservatorio Internet Netblocks. L'arresto è avvenuto dopo una perquisizione della casa di Ekrem Imamoglu, un giorno dopo che un'università aveva invalidato il suo diploma di laurea, squalificando di fatto la popolare figura dell'opposizione dalla corsa alla presidenza. Avere una laurea è un requisito per candidarsi alle elezioni secondo la legge turca.
Il partito del sindaco, il principale partito di opposizione Republican People's Party, terrà le primarie domenica, dove Imamoglu dovrebbe essere scelto come candidato per le future elezioni presidenziali. Le prossime elezioni presidenziali in Turchia sono previste per il 2028, ma sono probabili elezioni anticipate. "Stiamo affrontando una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò", afferma Imamoglu in un messaggio video pubblicato sui social media. Accusa il governo di "usurpare la volontà" del popolo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sì al rafforzamento della difesa, ma senza toccare i fondi di coesione; no all'invio di truppe italiane in Ucraina, tema che "non è mai stato all'ordine del giorno", come pure l'esercito comune europeo; Europa e Usa devono restare uniti, perché è "inimmaginabile" costruire delle "efficaci garanzie di sicurezza" dividendo le due sponde dell'Atlantico; e sui dazi, bisogna evitare "rappresaglie'' e trovare "soluzioni di buonsenso" provando a scongiurare una guerra commerciale con Donald Trump. Davanti alla platea di Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni ha tracciato ieri la linea che il governo italiano porterà al tavolo del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove si parlerà di Ucraina e del maxi-piano di riarmo targato Ursula von der Leyen. Una posizione, quella dell'esecutivo, sintetizzata nella risoluzione in 12 punti della maggioranza, frutto di un paziente lavoro di mediazione che ha visto protagonista il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre ai capigruppo del centrodestra.
Alla sinistra della premier ha preso posto il ministro degli Esteri Antonio Tajani; alla destra, quello dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Assente il vicepremier leghista Matteo Salvini, all'estero per impegni istituzionali. Ma il ministro delle Infrastrutture ha tenuto in mattinata ad augurare 'in bocca al lupo' a Meloni in una telefonata che i rispettivi staff definiscono "cordiale e amichevole". I due, si leggeva in una nota, hanno scherzato "sugli ennesimi retroscena che raccontano di presunti litigi" nel governo: la Lega è "il collante della maggioranza", ribadiva Salvini a Meloni durante il colloquio.
Meloni ha preso la parola in Aula sottolineando l'importanza dell'attuale momento storico, "decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente". E' partita dai temi economici ed energetici, il capo del governo: competitività (l'Europa non deve rassegnarsi "al ruolo di gregario"); decarbonizzazione "sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini"; automotive, settore "strategico" che "non può essere abbandonato al proprio destino"; semplificazione, perché - ha messo in guardia Meloni - "se l'Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a pretendere di iper regolamentare tutto, non sopravviverà"; sicurezza ed interconnessioni energetiche, nell'ottica del Piano Mattei caro all'Italia; completamento dell'Unione dei mercati dei capitali per stimolare gli investimenti privati.
Non è formalmente nell'agenda del Consiglio europeo, ma il tema dei dazi americani aleggia sul prossimo summit Ue e anche sull'Aula di Palazzo Madama. Meloni non è sfuggita alla questione, vista la sua delicatezza per una Nazione esportatrice come l'Italia: il quadro "è complesso", ha ammesso la premier, ma bisogna lavorare "con concretezza e pragmatismo" per trovare un'intesa con gli Usa di Trump, evitando "rappresaglie" e scongiurando, così, una "guerra commerciale" che secondo Meloni "non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l'Europa".
Migranti e Medio Oriente sono altri due argomenti affrontati da Meloni nel suo discorso: l'Italia, ha detto la leader di Fdi, segue "con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo ai trattenimenti in Albania" e auspica "che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio". Meloni poi non ha nascosto la sua "grande preoccupazione" per la ripresa dei combattimenti a Gaza, così come per la situazione in Siria.
A proposito del conflitto russo-ucraino, Meloni ha ricordato il "massimo sostegno" che il governo sin dall'inizio della guerra ha garantito a Kiev: una scelta di campo "rimasta immutata", ha rivendicato, "non soltanto per Fratelli d'Italia, ma per l'intera maggioranza di centrodestra". Meloni ha salutato con favore la nuova fase di negoziati, dichiarando il suo sostegno per "gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump".
E' l'unità tra Ue e Usa, il concetto che l'inquilina di Palazzo Chigi si è sforzata di rimarcare: "Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l'Europa e gli Stati Uniti". E' giusto, ha osservato Meloni, "che l'Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato" e chi prova a scavare "un solco tra le due sponde dell'Atlantico, non fa che indebolire l'intero Occidente, a beneficio di ben altri attori". La presidente di Fratelli d'Italia ha poi ribadito quanto già dichiarato in diversi consessi, nelle ultime settimane: l'invio di truppe italiane in Ucraina "non è mai stato all'ordine del giorno, così come riteniamo che l'invio di truppe europee - proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia - sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace".
Altro grande tema in discussione è stato il potenziamento della difesa del Vecchio Continente. Meloni è tornata a bocciare il nome del piano 'ReArm Europe', definendolo "fuorviante per i cittadini". Ma la questione posta da Meloni non è soltanto semantica. L'annuncio dello stanziamento di 800 miliardi per la difesa da parte della Commissione Ue è "roboante" rispetto alla realtà, ha sottolineato Meloni, perché quelle non sono "risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee". A questo proposito, la premier ha ricordato il fermo 'no' del governo all'ipotesi di spostare i fondi di coesione destinati alle aree svantaggiate del Sud sul settore difesa.
I conti pubblici vanno preservati, nonostante il loro stato di salute sia "molto buono" e una manovra correttiva non sia "nei radar" del governo. Per questo, ha spiegato, l'Italia "valuterà con grande attenzione l'opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano" che prevedono anche il ricorso a deficit aggiuntivo.
La strada indicata dal governo italiano va nella direzione di un meccanismo di garanzie pubbliche europee sul modello 'InvestEu' "per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa".
Due i passaggi più applauditi del discorso di Meloni: il riferimento a Papa Francesco, al quale la premier ha augurato una pronta guarigione, e la solidarietà nei confronti del Capo dello Stato Sergio Mattarella, più volte attaccato dal Cremlino. La citazione di Pericle ha chiuso l'intervento della presidente del Consiglio: "La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio".
Nonostante le fibrillazioni che hanno attraversato il centrodestra negli ultimi giorni, le comunicazioni di Meloni non hanno deluso le aspettative della Lega. Il Carroccio - sotto i riflettori per il suo voto contrario al piano von der Leyen a Strasburgo - ha espresso il suo apprezzamento per un discorso che "va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Salvini", ossia: "Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all'impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia". La risoluzione di maggioranza alla fine è passata con 109 sì, 69 contrari e 4 astenuti. Oggi il bis alla Camera dei deputati. (di Antonio Atte)