I giudici decideranno se il programma di acquisto di titoli ideato dalla Banca centrale europea per difendere l’Eurozona da nuove turbolenze finanziarie è coerente con il suo mandato. E la Banca centrale tedesca si scaglia contro l'istituto europeo: "Non può comprare tempo per l'azione dei bilanci"
Entra nel vivo il processo a Mario Draghi. A Karlsruhe, in Germania, la Corte costituzionale tedesca è impegnata fino a mercoledì a raccogliere i pareri utili a valutare se il programma di acquisto di titoli (Omt) ideato dalla Banca centrale europea per difendere l’Eurozona da nuove turbolenze finanziarie è coerente con il mandato dell’Eurotower. Davanti ai giudici si sfideranno quindi la Bce e la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, in prima linea contro l’istituto guidato da Draghi. ”Non può essere compito della politica monetaria comprare tempo per l’azione sui bilanci”, ha attaccato il presidente dell’istituto tedesco, Jens Weidmann.
Aprendo i lavori, il presidente della Corte tedesca, Andreas Vosskuhle, ha sottolineato che i giudici non valuteranno gli obiettivi e l’efficacia del controverso programma, perché “questo è un compito che spetta alla politica”. L’obiettivo della Corte, ha aggiunto, è decidere se il cosiddetto scudo anti-spread, con l’ipotesi di acquisti illimitati, viola la Costituzione tedesca e “fino a che punto la Bce si è arrogata poteri che non le sono stati assegnati o che non possono essere attribuiti” se non violando la carta fondamentale.
In apertura di seduta la cancelliera Angela Merkel è tornata – per bocca del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble – a difendere il programma di acquisto di titoli di Stato. “Il governo tedesco non ha alcun dubbio che la Bce sia nel quadro del suo mandato”, ha detto Schauble, lamentando la possibilità che una eventuale bocciatura tedesca possa portare altri Paesi a riconsiderare la legittimità del programma. Dal canto suo peraltro, il gruppo che ha depositato il ricorso, sostenuto da oltre 37mila firme, continua a ipotizzare che l’Eurotower continui ad acquistare segretamente titoli di Paesi in crisi dal momento che – come ha detto l’esponente della Csu, Peter Gauweiler – la Bce “si sente al di sopra della legge”.
Mentre Joerg Asmussen, un componente del board della Bce, è sceso in campo nei giorni scorsi per difendere l’istituto di Draghi. “Vale un principio generale: nessuna istituzione agisce in uno spazio vuoto”, ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild alla vigilia del giudizio della Corte tedesca, sottolineando che “se il programma di acquisto dovesse essere ritirato questo avrebbe conseguenze notevoli”.
Gli analisti ritengono che i giudici dovrebbero approvare l’acquisto di debito pubblico, anche se ponendo condizioni, così da non esporre i contribuenti tedeschi a rischi impossibili da prevedere. Il tribunale non ha d’altronde il potere di fermare il programma di acquisto titoli dal momento che la Bce è indipendente dalla giustizia tedesca. Ma un parere anche parzialmente negativo sarebbe un duro colpo per il sostegno dell’opinione pubblica tedesca nelle politiche anticrisi della Bce. Nelle prossime ore scenderanno in campo, su fronti opposti, i due enfant prodige dell’economia tedesca, ovvero Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, in prima linea contro il piano di Omt, e Joerg Asmussen, membro del Comitato esecutivo Bce, sempre al fianco di Draghi nel riaffermare la determinazione a fare ‘tutto il possibilè per fermare la crisi.
A rendere ancora più teso il clima sono le dichiarazioni di Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico. “Il processo che inizia oggi a Karlsruhe rischia di riaccendere le tensioni sui mercati e di innescare nuovi fattori di incertezza”, ha avvertito, ricordando che “il solo annuncio del piano ha consentito in quasi un anno di ridurre di 200 punti percentuali il differenziale tra Btp e Bund, ma soprattutto di difendere l’euro dall’aggressione della speculazione internazionale”. E ha aggiunto: “Deve essere chiaro che è impensabile il rilancio dell’economia nell’Ue e nei singoli Paesi membri se prima non garantiamo la stabilità della moneta unica”.