L’argomento è delicato e divide. Qualcosa però sembra muoversi. Anche in Italia si comincia a parlare, grazie a iniziative e proposte concrete, di assistenza sessuale per i disabili. Un tabù, fino a oggi, che sembra scricchiolare sotto la spinta del cosiddetto “popolo del web”: grazie a una petizione online lanciata da Max Ulivieri, web designer e blogger de ilfattoquotidiano.it con una grave disabilità, “in poco più di sei mesi, e senza nessuna pubblicità dell’iniziativa, si sono già raccolte circa 5.000 firme per istituire, anche nel nostro Paese, la figura dell’assistente sessuale”. Un’iniziativa che, come precisa Ulivieri, “è solo un passo avanti. Spero presto in una legge“.
A rispondere all’appello in Rete sono state in maggioranza persone comuni, senza alcun handicap. In Italia non è previsto niente del genere: l’assistenza sessuale è paragonata all’acquisto di prestazione sessuali, dunque è illegale. In alcuni Paesi europei, però, la figura dell’assistente sessuale già esiste. “In Svizzera, Danimarca, Olanda, Svezia e Germania – spiega Ulivieri all’Adnkronos salute – ci sono associazioni che si occupano di questo tipo di assistenza. Addirittura in Olanda il servizio è a carico del servizio sanitario”. Niente a che fare con la prostituzione. “L’assistenza sessuale a persone con disabilità è praticata – precisa – da operatori volontari che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico e che hanno sviluppato una grande sensibilità verso gli altri e un’apertura nei confronti della sessualità. Una terapia vera e propria rivolta al benessere psicofisico di persone che, per un motivo o per l’altro, si trovano a non essere autonome nell’espressione dei propri bisogni di tipo sessuale e, in senso lato, erotico-affettivi. Persone che possono riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e disagi quotidiani, attraverso il contatto, le carezze, il massaggio, gli abbracci, i giochi erotici o anche semplicemente la presenza, l’affetto e l’umanità”.
Si tratta di un’assistenza altamente specializzata, che con la prostituzione non c’entra nulla. Due requisiti sembrano però fondamentali: “L’assistente, oltre ad avere uno spiccato senso dell’altruismo, deve certamente avere una grande apertura mentale. Va detto – precisa Ulivieri – che l’assistenza sessuale non prevede rapporti completi“. Naturalmente la questione è delicata. Innanzitutto va chiarito bene a chi è rivolta questo tipo di assistenza. “In linea di massima – spiega Ulivieri – dovrebbe riguardare determinate forme di disabilità fisica che limitano o rendono impossibile l’uso delle mani per prendersi cura del proprio corpo e rendono difficoltosa o proibitiva l’interazione fisica e sessuale con qualsiasi tipo di partner consenziente, sia disabile che normodotato”. Questo in linea di massima, appunto, perché “la situazione varia caso per caso – precisa Ulivieri – Io ad esempio, pur soffrendo di una grave disabilità non ne avrei bisogno, visto che vivo con mia moglie da anni. Magari un’altra persona, con un handicap più lieve del mio, potrebbe però avere più difficoltà ad accettare il proprio corpo e quindi più problemi nelle relazioni affettive”.
L’apertura all’assistenza sessuale è certamente una battaglia lunga e difficile che lo stesso Ulivieri definisce “una sfida quasi impossibile, per cui però vale la pena di lottare. D’altronde – aggiunge – si ritiene che un disabile o una disabile non solo non possano generare attrazione ma anche, chissà perché, non possano averne”. Per Ulivieri, quindi, la battaglia è sacrosanta: “La sessualità – afferma – non è un optional, ma una necessità vitale. L’assistenza tradizionale mira a soddisfare tutte le esigenze della persona disabile, tranne questa: esiste la fisioterapia, il sostegno psicologico, la cura della persona, ma l’aspetto sessuale è dimenticato o semplicemente omesso. L’assistenza sessuale – sottolinea con forza – è una scelta. E in un Paese democratico si deve poter scegliere”.
– La “forte determinazione” di Ulivieri e di tutti quelli che appoggiano l’iniziativa deve però fare i conti con la realtà. Il problema più grosso sembra essere l’associazione che si fa tra assistenza sessuale e prostituzione. “In Italia – spiega Ulivieri – la prostituzione è illegale. Anzi, per essere più precisi, il favoreggiamento alla prostituzione è fuorilegge. Ecco perché c’è assoluto bisogno di istituire con regole certe questo tipo di assistenza”. Dopo la petizione online, che però non ha nulla di ufficiale, il prossimo passo sarà l’istituzione di un comitato per la raccolta ufficiale delle firme, da consegnare alle istituzioni. “I primi referenti – afferma Ulivieri – potrebbero essere le Regioni”. L’iniziativa promette bene. Prima ancora di partire, ha già raccolto numerose adesioni di personaggi famosi che metteranno la faccia per promuovere la campagna. “Al momento – conclude Ulivieri – possiamo già contare su un’attrice, due scrittori e quattro noti conduttori tv”.