Il Financial Times si scaglia contro Enrico Letta. “Il premier italiano può sorridere, guardando al risultato delle elezioni comunali, con la vittoria del Pd, lo stop di Silvio Berlusconi e il risultato negativo di Beppe Grillo che gela l’avanzata del populismo in Italia”, afferma un editoriale intitolato “La letargia di Letta”. Ma, aggiunge il quotidiano britannico, “il presidente del Consiglio deve fare buon uso del fatto che gli italiani sembrano aver concesso il beneficio del dubbio al suo governo di larghe intese”.

In realtà, secondo il Financial Times, da quando è stato scelto da Giorgio Napolitano per guidare il governo, Letta “ha fatto molto poco per rimettere in moto l’economia” e in questo momento “il suo programma assomiglia sempre di più a una trilogia impossibile”. E cioè: “Vuole tagliare le tasse, aumentare la spesa per l’istruzione e, allo stesso tempo, rispettare gli obiettivi sul deficit fissati da Bruxelles”.

Il quotidiano finanziario evidenzia invece che “governare comporta scelte difficili” e impopolari come insegna la “lezione del governo tecnocratico di Mario Monti”, le cui riforme non hanno pagato in termini di consenso popolare, così come è “difficile conciliare le priorità divergenti dei partiti che sostengono l’esecutivo”. Inoltre, “c’è il rischio che la coalizione che sorregge Letta non resista se Berlusconi fosse condannato in uno dei suoi processi”.

Ma, conclude il Financial Times, “nessuna giustificazione regge quando le riforme sono così urgenti” e ora che con le ultime amministrative “gli elettori hanno dato spazio a Letta, il premier dovrebbe provare a far ripartire l’Italia”.

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