Per decisione ministeriale le indicazioni che controllavano le Ztl sono state sostituite con messaggi non intuitivi. Proteste delle associazioni e impennata di multe e ricorsi ai giudici di pace. Alcuni sindaci, invece, hanno dovuto aggiungere pannelli supplementari di spiegazioni
Sembrerebbe una notizia di poco conto, catalogabile tra le sciocchezze italiane, ma in realtà ha provocato un danno economico a molti automobilisti in varie città italiane. Per decisione governativa (Ministero dei Trasporti) la scritta luminosa sui pannelli che delimitano le ZTL, le zone a traffico limitato dei centri storici sono cambiate. Invece dell’inequivocabile “Varco Aperto”, in un intuitivo colore verde che indica in tutti i continenti via libera, e “Varco Chiuso” in rosso, il colore internazionale del divieto, da qualche tempo si legge “Varco Attivo” o “Varco Non Attivo”, in un neutro colore bianco. Niente di più ambiguo, nonché una trappola per gli automobilisti, come hanno sempre denunciato associazioni e comitati di cittadini, non ultimi i visitatori delle città turistiche.
Domanda test: si può passare quando il varco (cioè l’apertura, il passaggio disagevole, come dice il dizionario) è attivo (cioè funzionante, come dice sempre il vocabolario) o non-attivo? Se si dà il loro senso alle parole “varco attivo” può essere tradotto, secondo i dizionari della lingua italiana in “passaggio, apertura funzionante”. Quindi si dovrebbe poter passare. Molto semplice e intuitivo. Invece no. Si può passare quando il varco non è attivo, perché per “varco” dal ministero intendono il sistema di sorveglianza contro gli ingressi abusivi, inventandosi un significato proprio non previsto dalla lingua italiana. Quindi se il sistema di sorveglianza, chiamato “varco” dal funzionario che ha avuto la brillante idea è funzionante, vuol dire che è chiuso.
In qualsiasi ufficio postale delle Poste italiane, ma anche in qualsiasi altro ufficio, la scritta “sportello non attivo” naturalmente significa chiuso. L’operazione di cambiare denominazione al divieto è stata avviata in diverse città alcuni anni fa, mentre in altre si è conclusa solo recentemente: oggi tutta l’Italia ha dovuto uniformarsi e nonostante le proteste delle associazioni, tra cui la Confesercenti, e persino di comitati di cittadini, il Ministero non ha voluto riconoscere l’evidenza dell’errore. Di propria iniziativa il comune di Firenze ha dovuto aggiungere ulteriori pannelli luminosi con scritte in italiano e in inglese meno equivoche: “accesso libero” e “accesso solo autorizzati”, molto semplice. Altre città, soprattutto turistiche, si stanno attrezzando per ovviare all’inconveniente.
Ma la questione non è ancora risolta. Oggi si scoprono i danni concreti per i cittadini: c’è stata un’impennata di multe e presso gli uffici dei giudici di pace di alcune città (come Brescia e Firenze) vengono depositati continuamente i ricorsi dei cittadini convinti di aver interpretato in modo corretto parole della lingua italiana. Beffati invece da questa strana interpretazione. Vedremo l’orientamento dei giudici e le loro sentenze. Ovviare alla sciocchezza sarebbe possibile: basta riprogrammare i pannelli luminosi. A costo zero.