Zitto zitto, quatto quatto. Ve li ricordati i fumetti? Paperino, mi pare. Oppure il Gatto Silvestro? Ogni tanto spuntava questo articolato fonosimbolismo e uno non poteva non immaginare il nostro mentre strisciava pancia a terra mentre preparava qualcosa di innominabile.
Bene, pare che qualche appassionato di fumetti che sta (o stava) al Governo abbia fatto lo stesso con l’F-35 e nei mesi (settimane?, non si sa) scorsi abbia ordinato alla chetichella altri sette F-35 oltre ai tre che già sapevamo. La cosa è ufficialissima, non un’indiscrezione: è infatti un comunicato inviato ai giornalisti il 13 giugno dalla Lockheed Martin che ce lo racconta. Secondo la ditta statunitense oltre ai tre esemplari appartenenti alla cosiddetta LRIP-6 (Low Rate Initial Production, produzione iniziale a basso rateo) della versione F-35A a decollo convenzionale, ne sono già stati ordinati altri 3 della LRIP-7 e 4 della LRIP-8, sempre della stessa versione destinata all’Aeronautica Militare.
Sarà che mi è sfuggito qualche passaggio, e attendo smentite in questo caso, ma a me risultavano solo tre ordini. Lo disse anche il generale di squadra aerea Claudio Debertolis, Segretario generale della Difesa, il 1° febbraio 2012 alla commissione Difesa della Camera: “Noi intendiamo stipulare un contratto per tre aerei che ci serviranno a validare la FACO e per dimostrare che riusciamo a realizzare la produzione” (Resoconto stenografico dell’audizione, pagina 15). Ma gli aerei adesso sono dieci, quando la FACO ancora non ha cominciato a produrre. Dunque che validazione è stata fatta con i primi tre? Nessuna. Un’altra delle tante cose inventate e buttate là al Parlamento sperando che si accontenti, a cominciare dai fantomatici 80 milioni di dollari per aereo che lo stesso Debertolis disse sarebbe stato il costo degli F-35 comperati dall’Italia, salvo poi essere smentito pochi mesi dopo.
È vero che l’ammiraglio-ministro Di Paola disse che avremmo comperato 91 F-35 delle varie versioni, ma nessuno aveva mai detto che l’intenzione si stava tramutando in ordini. Rendendo così inutile e vuoto il dibattito che c’è da mesi in Parlamento sulla questione. Perché, se gli ordini sono stati fatti, tutto diventa più difficile. Non si potranno annullare se non pagando forti penalità, mentre finora non c’erano impegni definiti e dunque nessuna penale eventualmente da pagare nel caso si fosse cambiato idea.
Tra l’altro la notizia arriva mentre il Giappone, proprio in questi giorni, sta ripensando all’acquisto perché i prezzi sono aumentati troppo, mentre l’Olanda deve decidere se ridurre il suo ordine e il Canada ha rinviato di un bel po’ ogni decisione.
Inoltre, ordinandoli oggi li paghiamo ai prezzi di oggi, cioè attorno ai 200 milioni di dollari a esemplare. Ci hanno raccontato, nei mesi scorsi, che i costi erano destinati a diminuire nei prossimi anni e noi avremmo comperato aerei che sarebbero costati molto meno di quello che costano oggi. Credo servano risposte, subito, e fatti certi. Il Parlamento deve chiedere di vedere i contratti e sapere chi li ha firmati e autorizzati.