Sarà possibile brevettare solo materiale genetico prodotto sinteticamente. Gli osservatori parlano di una vittoria per medici e pazienti. La decisione nasce da un caso riguardante la Myriad Genetics Inc.che ha il copyright sui geni Brca1, il gene che ha portato Angelina Jolie a decidere per una doppia mastectomia preventiva, e Brca2
Il Dna umano non può essere brevettato. E’ la decisione – per gli esperti una delle più significative nell’era della medicina molecolare – della Corte Suprema degli Stati Uniti. Secondo il verdetto – preso all’unanimità dai nove ‘saggi’ del collegio è possibile brevettare materiale genetico prodotto sinteticamente, mentre non è possibile farlo con i geni estratti dal corpo umano. Gli osservatori parlano di un compromesso che apre nuove opportunità per lo sviluppo dei servizi diagnostici, compresa la possibilità di analizzare un maggior numero di geni in una sola volta. E parlano anche di una vittoria per medici e pazienti per i quali la possibilità di brevettare il Dna umano interfersce con la ricerca scientifica e medica. La decisione nasce da un caso riguardante alcuni brevetti in della Myriad Genetics Inc.
Lo scorso agosto invece una corte federale aveva detto sì ai brevetti. I geni, come ad esempio quelli le cui varianti che vengono usate per valutare la probabilità dell’insorgenza di alcuni tumori, secondo quella sentenza si potevano brevettare. E così la corte d’appello federale di Washington aveva danto ragione alla compagnia Myriad che ha il copyright sui geni Brca1 (il gene che ha portato Angelina Jolie a decidere per una doppia mastectomia preventiva, ndr) e Brca2 utilizzati per la diagnosi del cancro al seno. Quel verdetto ricalcava quello già emesso nel 2011, che però non era stata accettata dalla Corte Suprema che aveva chiesto di riesaminare il caso.
Secondo l’Unione Americana per le Libertà Civili, che aveva iniziato la causa, i geni sono ‘prodotti della natura’, e come tali non brevettabili: “Tutto discende dalla natura, e segue le sue leggi – avevano scritto i giudici nel dispositivo – ma i composti di cui parliamo non lo sono. Sono il prodotto dell’uomo, anche se seguono, come fanno tutti i materiali, le leggi della natura“. Il processo aveva diviso e continuerà a dividere il mondo scientifico tra chi è favorevole ai brevetti sui geni, che sarebbero l’unico metodo per far sì che le industrie abbiano qualche interesse a proseguire nelle ricerche su quest’area della medicina, e chi invece ha paura che proprio la difesa tramite brevetto blocchi la possibilità di fare ricerca per paura di cause e multe.
Secondo uno studio di due ricercatori della Cornell university di New York sulle oltre 40mila ‘patent’ depositate, pubblicato da Genome Medicine, il fenomeno di brevettare il genoma umana mette a rischio la ‘libertà genetica’ degli individui. I geni che compongono il Dna sono formati da sequenze di ‘lettere’ che possono essere di varie dimensioni. I ricercatori hanno analizzato i brevetti sui frammenti di Dna lunghi, trovando che coprono il 41% del genoma umano. Se si considerano però anche le catene più piccole contenute in quelle lunghe si arriva al 99,999% dei geni. Un esempio era appunto il brevetto sui geni Brca1 e Brca2. E l’azienda depositaria aveva affermato che il brevetto copre non solo i due geni, che sono due catene con molte ‘lettere’, ma anche tutti i frammenti più piccoli contenuti. Secondo lo studio Brca1 e Brca2 contengono almeno 689 sequenze di altri geni, tutti estranei ai tumori, che però in teoria non potevano essere studiati senza infrangere il brevetto.