La sua materia è la sua condanna. Civita di Bagnoregio, antichissima cittadina su un colle al confine tra Lazio e Umbria, quasi a metà strada tra Orvieto e Viterbo, è di una bellezza accecante e commovente. Costruito su un colle di tufo e collegato al resto del mondo solo da un ponte sopra la vallata, il borgo sembra un’isola sospesa tra i calanchi argillosi: calanchi che sono destinati all’erosione, a “evaporare”, a causa di due torrentelli che da millenni consumano la roccia. Civita sta morendo, piano piano, mangiata dal tempo e dall’inesorabilità degli elementi.
Ma oggi, per fortuna, è ancora lì, aggrappata saldamente alla sua torre di pietra che sovrasta la campagna laziale. Anzi, negli ultimi anni diversi palazzi del centro sono stati recuperati e restaurati, cascate di fiori abbelliscono le finestre e le scalinate, nelle viuzze del borgo si aprono nuovi locali e ristoranti. Nonostante sia abitata solo da uno sparuto gruppetto di famiglie, che non l’ha voluta abbandonare, la cittadina sta vivendo una nuova giovinezza. Un canto del cigno? Non importa, Civita non è mai stata così bella.
Per entrare a Civita di Bagnoregio si paga un biglietto da 1,50 euro, che si acquista prima di attraversare il ponte. I soldi incassati serviranno per gli interventi più urgenti di tutela del borgo.
Cosa vedere. Appena si arriva a Civita (piccola frazione di Bagnoregio), dopo aver percorso a piedi i 300 metri del ponte sopeso, si attraversa la Porta S. Maria, sormontata da una coppia di leoni. Eccoci nel centro, con la sua manciata di case medievali dalla tipica architettura viterbese, caratterizzata da scalette esterne e piccoli balconi. In pochi passi si arriva nella piazza principale, dove troneggia la chiesa di S. Donato: al suo interno sono conservati un Crocifisso ligneo del Quattrocento e un affresco della scuola del Perugino.
Cosa fare. Il centro storico si anima all’inizio e alla fine dell’estate (prossimo appuntamento è l’8 settembre), quando si tiene La Tonna, una disputa fra le contrade a dorso d’asino. Tra le case, è facile riconoscere le dimore nobiliari di epoca rinascimentale, come i palazzi dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni (quest’ultimo dall’anno scorso ospita il Museo Geologico e delle Frane).
Cosa magiare. E, se dopo la passeggiata vi è venuta fame, vale assolutamente la pena sedersi in uno dei tavolini all’aperto delle osterie o delle norcinerie per assaggiare carne e salumi di maiale – porchetta in primis – e la celebrità locale, le fettuccine condite con un sugo di interiora di pollo.
Infine, una curiosità: Civita di Bagnoregio ha dato i natali a San Bonaventura, teologo, filosofo e cardinale citato anche nel Paradiso (Canto XII) della Divina Commedia: “Io son la vita di Bonaventura da Bagnoregio, che ne’ grandi offici sempre pospuosi la sinistra cura”.
Info. www.comune.bagnoregio.vt.it, www.latonnadicivita.it, www.borghitalia.it