I due poliziotti erano gli ultimi ancora in cella dopo la sentenza del giugno 2012: per loro la pena scadrà a fine luglio. L'avvocato: "Dopo questo mi auguro che dopo questo ci siano altri permessi"
Escono dal carcere anche gli ultimi due poliziotti ancora in cella per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Paolo Forlani e Luca Pollastri avranno 4 giorni di libertà dopo che il magistrato di sorveglianza di Bologna ha accolto la relativa richiesta formulata nei giorni scorsi dai rispettivi legali. I due poliziotti erano stati condannati nel giugno 2012 per la morte di Aldrovandi, avvenuta a Ferrara il 25 settembre del 2005, insieme agli altri colleghi Monica Segatto ed Enzo Pontani. I quattro dovevano scontare la pena di sei mesi, ossia quanto restava della pena di 3 anni e mezzo decurtati dell’indulto. Le autorità di sorveglianza avevano rigettato le istanze di assegnazione ai servizi sociali, accogliendo invece la richiesta di domiciliari ex svuota-carceri per Segatto e Pontani (detenuti allora a Rovigo e Milano). Da Bologna, competente per territorio, invece era sempre arrivato un secco no alle identiche domande di Forlani e Pollastri.
Nel primo provvedimento di rigetto il giudice stigmatizzò l’intervento dei 4 agenti, che affrontarono “armati di manganelli (due dei quali poi addirittura risultati rotti ed in un primo tempo occultati), mediante pesantissimo uso di mezzi di violenza personale” il giovane. E proseguendo nel pestaggio anche quando “era ormai a terra e nonostante le sue invocazioni di aiuto, fino a sovrastarlo letteralmente di botte (e anche calci)”. Venne poi in luce il comportamento successivo dei poliziotti, che “avrebbero dovuto portare un contributo di verità, ad onta delle manipolazioni dei superiori”, mentre invece non hanno voluto “squarciare il velo della cortina di manipolazioni delle fonti di prova, tessuta sin dalle prime ore di quel 25 settembre”. Quindi “violenza ingiustificata prima “ e “dissimulazione del vero poi” che portarono “discredito per il Corpo di Polizia cui ancora essi appartengono”.
A pesare sulla decisione successiva del tribunale felsineo, quella del diniego dei domiciliari, contribuirono anche altri particolari rivelatori della personalità dei pregiudicati. Specialmente per quanto riguarda Forlani, che arrivò anche ad insultare via facebook Patrizia Moretti, la madre del ragazzo ucciso, e a portarla in tribunale querelandola per diffamazione perché lo definì “assassino”.
Ora Forlani e il suo collega potranno trascorrere i primi 4 giorni lontano dalle sbarre. Per loro la pena scadrà a fine luglio. Dopo inizieranno a decorrere i sei mesi di sospensione previsti dalla commissione disciplinare. Ma questi giorni di libertà potrebbero non essere gli unici. “I detenuti hanno diritto a 45 giorni complessivi di permesso nel corso di un anno – spiega l’avvocato di Forlani, Gabriele Bordoni – e mi auguro che dopo questo ci siano altri permessi, per alleviare il trattamento ingiusto riservato a questi due agenti. E che il trattamento sia ingiusto lo hanno deciso anche due tribunali, uno di Padova e uno di Milano (che hanno concesso i domiciliari rispettivamente a Segatto e Pontani, ndr), quindi mi sembra di essere in buona compagnia”. Per Forlani sono pendenti anche due ricorsi contro il provvedimento del tribunale felsineo. Uno davanti alla Cassazione. L’altro presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.