Lunedì scorso, mentre i notiziari televisivi impazzavano attorno ai risultati elettorali, fra percentuali, affluenze e catastrofi del centrodestra e di Grillo, si è intrufolata una notizia che definire esplosiva sarebbe stata poca cosa: parlando con chierici sudamericani, papa Bergoglio ha rivelato che in Vaticano “esiste una lobby gay”. Attenzione, non ha detto che ci sono prelati alti o piccoli dediti ad amori omosessuali, ma ha parlato di “lobby”, ovvero che l’omosessualità in tonaca costituisce un centro di potere, una specie di omomassoneria, una Gay1, se si vuole prendere a prestito la numerazione delle varie P2, tre, quattro e seguenti. Martedì, chi più (Il Fatto Quotidiano, la Repubblica ) e chi meno, riportavano la notizia.
Mercoledì, erano già tutti sulle analisi, i commenti, le interpretazioni: il Papa ha meditato prima di parlare e ha voluto di proposito suonare il Deguello come il generale Santa Ana all’Alamo? Ha valutato i rischi personali di simili accuse? La dimissioni di Ratzinger – su cui si è mormorato tanto, forse troppo – sono state una fuga o una resa? E se Bergoglio prende una ventina di altissimi porporati e li spedisce chi in Alaska e chi in Antartide o nelle giungle della Malesia, li manda in missione o si toglie dai piedi qualche omolobbista? E i telegiornali, si sono buttati a pesce sull’ evento?
Il Tg1 non ha detto una parola fino a mercoledì, quando Aldo Maria Valli, il vaticanista che si alterna con quel sant’uomo di Fabio Zavattaro, ha osato: “Papa Francesco avrebbe detto che ci sarebbe una cordata di corruzione e una lobby gay, ma padre Lombardi non commenta, trattandosi di una conversazione privata”. Con ciò, si capisce che Federico Lombardi è un genio: non smentisce, ma lenisce. Nemmeno due parole sul Tg2. Zero assoluto nel Tg5. Mentana silente, tutto preso dalla Turchia. Catatonico il Tg3. Insomma, quegli stessi telegiornali che dedicano ore alla grandezza del duo Letta-Alfano, alle imbecillezze di Balotelli, alla psicanalisi di Messineo con la sindrome di Stoccolma per il suo carceriere Ingroia, ai fioretti della presidente Boldrini, agli esorcismi di Napolitano per trovare un posto ai giovani, alle meraviglie di Tosi a Verona e a come si sveglia Renzi (se è in buona, si accontenta della segreteria del Pd; se ha dormito male, corre per Palazzo Chigi o la presidenza degli Stati Uniti), hanno lasciato Papa Bergoglio all’oblio e al suo destino. È un’altra lobby: quella del silenzio.
il Fatto Quotidiano, 14 Giugno 2013