Parmalat tira dritto e va avanti per la sua strada nonostante le decisioni del Tribunale di Parma. L’assemblea dei soci del 14 giugno ha confermato il mandato del consigliere Antonio Sala, che secondo i giudici avrebbe dovuto essere sostituito. Il decreto datato 28 marzo 2013 nell’ambito del procedimento ai sensi dell’articolo 2409 che vede nel mirino l’acquisizione di Lactalis American Group dall’azionista di maggioranza di Collecchio parla chiaro: ordina al consigliere Sala di non partecipare alle sedute e alle decisioni del Consiglio di amministrazione di Parmalat Spa sino all’assemblea dei soci che avrebbe dovuto “decidere sulla sua sostituzione”. Ma l’assemblea ha deciso che Sala può rimanere.

A favore della conferma ha votato l’84,2% del capitale, contro il 3,5% mentre si è astenuto lo 0,86 per cento. Decisivo, quindi, il peso dei francesi di Lactalis, che attraverso Sofil hanno in mano oltre l’83% del gruppo agrolimentare e che avevano preannunciato l’intenzione di voto due giorni prima, riconfermando la fiducia in Sala sostenendo che “ha sempre agito negli interessi del gruppo e di Parmalat”. Inoltre, dal momento che è stato definito un nuovo prezzo per Lag, secondo Sofil sono cambiate le condizioni che avevano portato i giudici a quella decisione. In realtà proprio pochi giorni fa a Bologna è stato rigettato il reclamo contro il decreto, ma secondo il socio di maggioranza la conferma di Sala non è in contrasto con la decisione del Tribunale, nonostante nel documento il nome del manager sia spesso associato alle operazioni frettolose per la definizione del prezzo di acquisizione di Lag.

“Un atto di arroganza del socio di maggioranza”, lo ha definito l’azionista Carlo Maria Braghero, seguito da Marco Pedretti che ha chiarito come questa decisione “enfatizza ancora di più la sua condizione di controllo. Il 2409 – ha aggiunto – potrebbe avere anche dei riflessi sul socio di controllo”. Arturo Albano, rappresentante dei fondi, infine ha sottolineato “il disinteresse e la noncuranza di Sala rispetto al provvedimento del Tribunale”.

La maggioranza però ha deciso, alzando un muro contro il Tribunale di Parma, così come il cda, che durante l’assemblea ha difeso l’indipendenza di Marco Reboa, altra figura di vertice che avrebbe dovuto vigilare sulle operazioni in conflitto d’interesse come l’acquisto di Lag e che è stata sostituita su ordine dei magistrati. L’assemblea ha inoltre nominato, sempre su proposta di Sofil, Alessandra Stabilini al posto di Roberto Cravero nel collegio sindacale di Parmalat, dopo le sue dimissioni a seguito del decreto. L’attesa ora è per l’ultima relazione del commissario ad acta Angelo Manaresi, che dovrà esprimersi sulla congruità del corrispettivo percepito dallo studio legale D’Urso – Gatti – Bianchi per la consulenza a Parmalat e su eventuali irregolarità riscontrate in questi mesi di indagine nella società.

A margine dell’assemblea il direttore generale di Parmalat Antonio Vanoli e l’amministratore delegato Yvon Guerin hanno anche spiegato i passaggi che hanno portato alla tanto contestata acquisizione dell’azienda americana Lag, al centro del procedimento civile e dell’indagine penale avviata dalla Procura di Parma. “Dal 2008 al 2011 abbiamo visto oltre cento società in Sudafrica e negli Stati Uniti e con sei o sette abbiamo anche avviato trattative. Di cose che potessero integrarsi con Parmalat non ce n’erano – ha detto Vanoli – Se ce l’avessero offerta prima, l’avremmo comprata subito, è stato un affare. Con lo sconto lo è ancora di più”. Il dg si è poi difeso dalle accuse di conflitto di interesse, chiarendo che si tratta di “presunto conflitto di interesse”.

I fondi, mentre il capitale presente in assemblea è salito all’88,64%, hanno sottolineato che “non è stato colto l’invito della scorsa assemblea a una maggiore trasparenza informativa”. Albano ha criticato “la scarsa qualità e quantità delle informazioni rese spontaneamente con riferimento ai procedimenti legali in corso per Lag”. “L’impressione – ha aggiunto – è che il cda stia fornendo agli investitori una rappresentazione distorta, con l’effetto di dare al mercato informazioni fuorvianti”, come dimostrato anche “dalle continue richieste di chiarimenti e informazioni fatte dall’autorità di vigilanza”.

Albano ha ricordato le valutazioni del Tribunale, secondo cui c’è il “fondato sospetto” che l’acquisizione di Lag sia stata “programmaticamente dannosa” per Collecchio, con il  “vero scopo di trasferire la cassa da Parmalat a Lactalis”, e che solo “l’intervento della Consob, della magistratura e degli azionisti di minoranza” abbia consentito di “limitare i danni”, ottenendo uno sconto di 130 milioni di dollari. Ma anche la rettifica del prezzo è stata considerata incongrua in quanto inferiore al minimo di 134 milioni indicato dal collegio degli esperti e ai 144 milioni chiesti a Lactalis dal comitato parti correlate e dal cda. “Per questo motivo dichiaro che mi asterrò sul bilancio per conto di alcuni investitori istituzionali e voterò contro per conti di altri”, ha concluso Albano secondo il quale “da quello che è emerso sembrerebbe che Sala nella vicenda Lag abbia avuto più a cuore gli interessi dell’azionista di maggioranza che quelli di Parmalat”.

L’assemblea era stata preceduta dalla pubblicazione, su richiesta della Consob, della prima relazione di Manaresi da cui emerge che non esisteva business plan di Lag al momento dell’acquisizione da 904 milioni di dollari e dagli obiettivi aggiornati per il 2013 e il 2014, con una riduzione del 2,6% e del 6,7% dei target sui ricavi mentre la tenuta dei margini rispetto alle promesse di Lactalis viene agevolata da una nuova sforbiciata (una ventina di milioni) alle spese di marketing inizialmente previste nel biennio.

Ma non c’è solo Lag per Parmalat: in occasione della semestrale dovrebbe essere esaminato il piano industriale, la società “sta valutando nuove acquisizioni”, soprattutto nei mercati emergenti (Africa e America Latina) mentre c’è da risolvere anche la vicenda della Centrale del Latte di Roma, la cui restituzione al comune capitolino, imposta dal Tribunale di Roma, rischia di metter in crisi la società e gli allevatori laziali che le vendono il latte. “Aspettiamo che si insedi il nuovo sindaco e prenda conoscenza della situazione, siamo a disposizione per incontrarci” ha detto Vanoli.

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