L'ex premier ha più volte dichiarato in pubblico che il Cavaliere era ineleggibile. Ma il suo partito - i Ds - in Giunta nel 1994 votarono per l’eleggibilità. Ecco il racconto contenuto nel “Peggiore”, biografia del Lìder Maximo, del giornalista Giuseppe Salvaggiulo
Massimo D’Alema ha più volte dichiarato in pubblico che Berlusconi era ineleggibile. Ma il suo partito – i Ds – in Giunta nel 1994 votarono per l’eleggibilità. Ecco il racconto contenuto nel “Peggiore”, biografia del Lìder Maximo, del giornalista Giuseppe Salvaggiulo.
Violante diventa capogruppo e alla fine del febbraio 2002, nel corso della discussione sull’acquitrinosa legge Frattini sul conflitto di interessi, si lascia scappare una frase che illumina retroattivamente gli eventi del 1994: “Io sono d’accordo con Massimo D’Alema: non c’è un regime sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se io dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi… Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli e stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo [da Berlusconi a Dini, ndr] – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta. […] A parte questo, la questione e un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante – ripeto – non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni… […] Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset e aumentato di 25 volte”. Mentre pronuncia queste parole, accanto a lui Piero Fassino, segretario del partito, affonda il volto dietro le dita sinuose e diafane e chiude gli occhi (…)
Una legge del 1957 stabilisce l’ineleggibilita in Parlamento dei titolari di “concessioni pubbliche di rilevante interesse economico”. Nel 1994 la norma, scrive Sylos Labini, viene “aggirata con un miserabile cavillo”: considerare titolare della concessione non il proprietario (Berlusconi), ma il presidente (Confalonieri) della Fininvest. “Una beffa manifestamente cavillosa”, concorda il politologo Giovanni Sartori. “I leader dei Ds accettarono per buona questa finzione”, critica Sylos Labini, commettendo “un grave errore di strategia” e reclutando Berlusconi “come socio di un’impresa tanto ambiziosa quanto assurda: riformare la Costituzione”. Lo stesso D’Alema, alla Festa dell’Unità di Bologna nel 2000, confermerà che “Berlusconi era ed è ineleggibile” e accettarlo in Parlamento e stato frutto di una “finzione giuridica”. Nel febbraio 2001, intervistato su Radio Radicale, spiegherà che il conflitto di interessi “è già regolato dalla legge: il codice prevede l’ineleggibilita. Nel 1994 ha ottenuto che la giunta delle elezioni, a maggioranza di centrodestra, stabilisse che il titolare della concessione pubblica fosse Fedele Confalonieri. Una cosa che fa sorridere”.. Stesso concetto ribadito in settembre, chiudendo la Festa dell’Unità a Gallipoli. Due mesi dopo, sentitosi chiamato in causa da Sylos Labini sul giornale del suo partito, “sperando di sgomberare il campo – chissà – una volta per tutte dall’accusa di essere stato l’artefice di uno scambio inconfessabile e immorale in materia di Costituzione e di conflitto di interessi con l’onorevole Berlusconi”, D’Alema risponde piccato: “Ciò che lei scrive e falso, caro professore”. Cita uno degli illuminanti aforismi di Stanislaw Lec – un pettegolezzo, invecchiando, diventa un mito – e spiega che la decisione sull’ineleggibilità di Berlusconi fu presa dalla giunta della Camera “a maggioranza: i deputati del mio partito, del quale ero segretario da pochi giorni, ovviamente votarono contro, come gli altri parlamentari progressisti. Con la maggioranza si schierarono due deputati del Ppi”. Sylos Labini verifica e, sempre su “l’Unità”, lo smentisce documenti alla mano: “Sono costretto a ribattere: no, caro presidente, quello che scrivo non e falso e il suo ricordo non e esatto. Negli atti della giunta per le elezioni della Camera di mercoledì 20 luglio 1994 a pagina 3 risulta che l’unico oppositore fu il deputato Ds Luigi Saraceni, che, come mi ha confermato oggi per telefono, prese la decisione autonomamente: i suoi colleghi Ds votarono a favore. Tutto questo avveniva nel 1994, quando la maggioranza era del cosiddetto centrodestra. Anche più grave è ciò che accadde dopo le elezioni del 1996: allora la maggioranza era del centrosinistra ma non ci fu nessuna opposizione: anche in questo caso ho gli atti della Giunta”.