Consiglio alle puerpere lavoratrici. Suggerimento alle trenta-quarantenni incerte di fronte al bivio professione-famiglia. Allarme rosso per tutte le donne in carriera e in attesa: evitate accuratamente di leggere l’articolo sulla vincitrice del concorso “L’assistente dell’anno 2013” comparso a pagina 28 de La Stampa di oggi, lunedì 17 giugno. Non fatevi ingannare dalla prosa fiabesca dell’incipit: “chiamalo destino, coincidenza, caso ma a volte capita davvero di trovarsi ad essere la persona giusta al momento giusto nel posto giusto”. Caso un piffero. Con perfidia camuffata da buonismo l’autore che si nasconde dietro le iniziali W.P. descrive la storia di Daniela Fasano, quella che il network Secretary.it (e già il fatto che esista un rete delle segretarie di direzione è una notizia) incorona “La regina delle segretarie italiane che fa carriera in Germania”, senza però trarne le conseguenze logiche.
L’articolo attribuisce al “caso” e alle “coincidenze” una carriera che invece tante sue colleghe segretarie senza blasone, lontane dalle agende dei potenti e vicine alle risme polvrose dei fogli A4 da impilare nelle fotocopiatrici, chiamerebbero in ben altro modo. La notizia, nascosta nelle pieghe dell’articolo è che la signorina Fasano ad appena 38 anni è stata votata assistente dell’anno 2013 anche perché ha sfruttato un vantaggio competitivo che (anche se non è elegante sottolinearlo) indubbiamente ha avuto un peso: a differenza delle sue rivali-colleghe non ha figli. Certamente è brava, come testimonia l’articolo, ed è anche bella, come testimonia la foto che la ritrae sorridente nell’immancabile tailleur. Ma se oggi è salita sulla vetta del magico mondo delle segretarie di direzione, lo si deve anche al fatto che le sue concorrenti hanno avuto un bebè che le ha costrette a lasciarle il posto. Prima per qualche mese e poi per sempre. La sua parabola, informa La Stampa, parte quando, da centralinista di una radio privata, invia un curriculum alla Bosch e “la chiamano per una sostituzione di maternità grazie al tedesco che lei aveva un pizzico snobbato”. Dopo la sostituzione la assumono. Poi passa a fare l’assistente alla direzione finanza e qui (“di nuovo il caso” scrive l’autore dell’articolo sottintendendo “di nuovo il bebé”) le permette di scalzare una rivale col pancione. La segretaria in carriera “sostituisce una collega andata in maternità e finalmente nel 2003 diventa l’assistente del numero uno della Bosch e oggi si gusta il titolo di numero uno delle assistenti di direzione”.
In coda all’articolo arriva la domanda chiave: ‘bimbi nel futuro?’. Lei svicola: “Chissà se e quando scoccherà la mia ora anche in questo. Il mio pensiero è che non si deve diventare mamme per forza per essere donne”. Aggiungiamo che non si dovrebbe evitare di essere mamme per forza per restare al posto di segretaria del direttore. Il nostro augurio a Daniela Fasano è quello che presto scocchi la sua ora. E alla Bosch, invece, è quello di non rimpiazzarla subito con un’altra numero uno, magari brava come lei ma senza bambini.