Sono stato invitato per giovedì prossimo al Piccolo Eliseo a Roma, al convegno organizzato dalla rivista Left. Mi sembra di capire che sia un interessante tentativo per uscire dallo schema del “parlamento congelato”.

Al convegno parteciperanno, oltre a Gustavo Zagrebelsky e altri autorevoli studiosi e costituzionalisti, alcuni parlamentari e senatori di Pd, Sel e Movimento 5 stelle.

Dalla mia proverò a portare un contributo di metodo oltre che di merito.

La democrazia parlamentare vive ed evolve, soprattutto nel momenti più difficili, anche al di là dell’attività di un governo. I nostri costituenti pensarono un assetto istituzionale in grado di tenere la fragilissima Italia unita e democratica, anche a costo di rendere la macchina a volte lenta, a volte persino ingolfata.

La nostra Repubblica ha un altissimo strumento a disposizione, quel Parlamento che è tutt’altro che una fogna maleodorante ma che anzi oggi può rappresentare la carta vincente per le riforme. Uno spazio neutro per superare le inevitabili inconcludenze di un’alleanza di governo così forzata, così contro natura.

I poteri del Parlamento sono più grandi di quanto comunemente si pensi, le camere possono sfiduciare un governo, dare la fiducia a un altro senza passare dalle urne e approvare leggi contro il parere della costituita maggioranza politica.

E’ già successo in passato, le leggi sull’aborto e sul divorzio sono gli esempi più citati, ma sono tantissimi i casi nella storia della nostra Repubblica in cui il Parlamento si è dimostrato più lungimirante dei partiti o del governo stesso.

Abbiamo oggi drammaticamente bisogno che il parlamento eserciti tutto il suo potere.

Ci sono lidi a cui la nave del governo Letta non potrà mai attraccare, anche se i naviganti sono esperti (o forse proprio perché lo sono troppo). Il dibattito tutto interno alla maggioranza è appesantito da argomenti pretestuosi congeniati ad hoc per ritardare o sabotare alcune delle riforme più importanti.

La nuova legge elettorale e il superamento del bicameralismo perfetto ne sono due esempi. La folle discussione sul semi-presidenzialismo, che a prima vista potrebbe sembrare un tentativo di rilanciare, nasconde una disperata voglia di conservazione che rischia di bloccare tutto.

La chiusura e l’eccessiva tattica di una parte del Pd e del Movimento 5 stelle hanno finora fatto da spalla alla conservazione. L’assenza di contaminazione ha reso facile il gioco a chi si nasconde dietro la sacrosanta necessità di dare governo e stabilità al Paese, con l’unico obiettivo di lasciare tutto esattamente com’è.

Fosse anche solo per questo, parlarsi oggi è un dovere.

@lorerocchi

 

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