Il ras della sanità lombarda, Giuseppe Rotelli, non crede nel salvataggio del gruppo che edita il Corriere della Sera. Oppure non ha le disponibilità finanziarie per sostenerlo. Fatto sta che non ha intenzione di sottoscrivere la sua parte della ricapitalizzazione da 400 milioni di euro che Rcs ha varato lunedì 17 giugno. La notizia è arrivata direttamente dalla stessa casa editrice.
”Il consiglio ha preso atto della comunicazione inviata alla società in data odierna da parte del socio Pandette srl (la società di Rotelli che ha in mano le quote, ndr) in merito alla sottoscrizione dell’aumento di capitale – spiega una nota di Rcs -, nella quale si specifica che il socio non intende esercitare i diritti di opzione per le azioni detenute da Pandette stessa, nonchè per quelle oggetto del contratto di opzione di acquisto e di vendita stipulato con Banco Popolare”.
Rotelli è di fatto il primo azionista del gruppo editoriale con una quota del 13% circa di Rcs detenuta tramite Pandette, cui si aggiungono le opzioni col Banco per un altro 3,5 per cento. La mancata sottoscrizione della ricapitalizzazione comporterà una diluizione del 75% del suo peso nella società per ottenere il quale il magnate della sanità negli scorsi anni aveva fatto importanti investimenti, l’ultimo dei quali è datato 6 aprile 2012.
Quel giorno Rotelli aveva acquistato al doppio della quotazione di Borsa il 5,24 per cento di Rcs messo in vendita dal costruttore Pierluigi Toti. L’esborso totale era stato di 53 milioni di euro che erano serviti a battere sul filo Diego Della Valle interessato allo stesso pacchetto azionario. Ora, però, le cose cono cambiate. Al punto che il candidato più probabile a farsi avanti al posto del professore di Pavia destinato a scendere al 4% circa, è lo stesso patron della Tod’s. Salvo accordi differenti con altri interlocutori che il mercato nei mesi scorsi identificava con il presidente della Banca Popolare di Milano, Andrea Bonomi.