Ambiente & Veleni

Disastro a Gela, ex dipendente Eni: “Operai non specializzati alla manutenzione”

La spuma del mare che è ormai nera come la pece. Le piccole dune di sabbia su cui sono depositate chiazze di materiale di scarico. Si presenta così la spiaggia di Gela dopo il guasto agli impianti del petrolchimico dell’Eni, che lo scorso 4 giugno ha causato lo sversamento di circa una tonnellata di greggio in mare. A mostrare le immagini inedite del disastro ambientale, un video inedito realizzato da meet up del Movimento Cinque Stelle gelese. Nel documento video anche la testimonianza di un ex operaio del petrolchimico. “Quando ho denunciato la presenza di metalli pesanti nei miei valori sanguigni, mi è stato intimato di smetterla, anche da parte dei sindacati”, racconta l’ex dipendente Eni, che ha chiesto di mantenere l’anonimato. “Alla manutenzione dello scambiatore del petrolchimico (la parte che si è guastata durante l’incidente del 4 giugno) lavorano operai non specializzati”, continua. “Il disastro ambientale che ha causato la perdita in mare del greggio è dovuto alla poca manutenzione e allo scarso personale impiegato dalla raffineria negli ultimi tempi”, denuncia invece Pietro Lorefice di Legambiente, che aveva già raccontato il dramma di Clorosoda, il “reparto killer” dell’Eni di Gela, ai microfoni del fattoquotidiano.it . Proprio a Gela si riunirà oggi la commissione Ambiente dell’Assemblea Regionale Siciliana. All’ordine del giorno il guasto del 4 giugno scorso, sul quale la procura di Gela ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e danneggiamento aggravato   di Giuseppe Pipitone