Già ai tempi in cui lei, Christine Lagarde, ex sportiva di professione (nuoto sincronizzato) ed ex avvocato internazionale di successo, poliglotta e portamento impeccabile, era ministro dell’Economia della Repubblica, si diceva che in realtà fosse succube di Nicolas Sarkozy, una gentile ed educata marionetta nelle sue mani (nonostante la differenza d’altezza, a diretto vantaggio di Madame). Poi scoppiò il pasticciaccio Bernard Tapie: sì, i sospetti che la signora, istigata dal solito Sarkozy avesse favorito l’attore-imprenditore-raider finanziario-sciupafemmine, sostanzialemente facendogli ottenere una super indennizzo dalle casse pubbliche. Tutte chiacchere, dicevano nell’entourage della signora, nel frattempo diventata direttrice del Fondo monetario internazionale.
Ora, pero’, un documento imbarazzante proverebbe un’assoluta dipendenza di Christine da parte di Nicolas, elemento imbarazzante anche nel quadro della vicenda giudiziaria scaturita dall’affaire Tapie. Si tratta di una lettera, ritrovata proprio dagli inquirenti nel domicilio parigino della Lagarde. Non si sa quando in realtà sia stata scritta, ma si suppone nel periodo nel quale lei è stata alla guida del dicastero dell’Economia, dal 2007, subito dopo l’elezione di Sarkozy a Presidente, fino al 2011. Non si sa se mai sia stata spedita. Se forse non si tratti di una brutta copia, poi cestinata (per vergogna?). Comunque, ecco a voi il testo: “Caro Nicolas, molto brevemente e rispettosamente: Sono al tuo fianco per servirti e per servire i tuoi progetti per la Francia. Ho fatto del mio meglio e ho potuto fallire periodicamente. Te ne chiedo scusa. Non ho ambizioni politiche personali e non desidero diventare un’ambiziosa servile come tanti di quelli che ti attorniano, la cui lealtà è talvolta recente e talvolta poco durevole. Utilizzami per il tempo che ti conviene e che conviene alla tua azione e alla tua distribuzione dei ruoli. Se mi utilizzi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace; senza sostegno, rischio di essere poco credibile. Con la mia immensa ammirazione, Christine L.”.
La lettera è stata pubblicata da Le Monde, assieme ad altra documentazione riguardante l’inchiesta in corso sull’affaire Tapie. Ma è proprio quel documento ad aver attirato di più l’attenzione della rete, dove nelle ultime ore imperversano le prese in giro di Madame, senza parlare delle radio, in programmi di ogni tipo… Ritornando alle cose serie, anche a causa di quel documento, la situazione della Lagarde (che per il momento non risulta indagata, comunque “testimone assistito”) potrebbe aggravarsi, perché dimostrerebbe, appunto, una chiara dipendenza dall’ex presidente.
Proprio a lei, nel 2007, venne affidata la soluzione dell’annosa vertenza Tapie-Adidas. Tapie, raider e attore, prima vicino ai socialisti e poi diventato consigliere di Sarkozy, aveva rilevato nel 1990 il produttore di scarpe sportive, in gravi difficoltà, con i finanziamenti di Crédit Lyonnais, banca pubblica. Che poi, però, lo scaricò, facendo fallire le società di investimento di Tapie. Lui fece una battaglia per essere risarcito. E la Lagarde, pochi mesi dopo l’elezione di Sarkozy, ormai diventata responsabile del dicastero dell’Economia, volle passare quella patata bollente dalla giustizia ordinaria alla negoziazione privata (decisione già molto discussa ai tempi e messa in relazione a possibili pressioni dell’allora Presidente). Ebbene, l’anno successivo Tapie ottenne un risarcimento record. Al netto delle pendenze con il Fisco, il “pirata Bernard” ha intascato la bellezza di 240 milioni. Già sul momento quell’epilogo della vertenza destò sospetti e polemiche. Finché Jean-Louis Nadal, il procuratore generale della Cassazione, chiese alla Corte di giustizia della Repubblica (Cjr), che indaga su ministri ed ex ministri, di avviare un’inchiesta.
Lo abbiamo visto, per il momento la Lagarde, nonostante a lungo sia stato dato per imminente, non è stata ancora raggiunta da un avviso di garanzia. Che invece è stato ricevuto nei giorni scorsida Stéphane Richard, ex capo di gabinetto della ministra e oggi amministratore delegato del gruppo di telefonia Orange. E per un reato gravissimo, truffa in banda organizzata. Anche la posizione di Nicolas Sarkozy si sta deteriorando. I magistrati avrebbero le prove che il Presidente (ma in precedenza, quando era solo ministro delle Finanze, senza l’immunità presidenziale…) avrebbe spinto per affidare l’affaire Tapie a un arbitrato privato più che conciliante. Una cosa è certa: la storia non è finita.