Politica

Pd, la protesta dei volontari romani: “Ci sentiamo traditi, incrociamo le braccia”

La responsabile Università e ricerca del partito nella Capitale scrive una lettera aperta: "La ferita dell'accordo con Berlusconi è ancora aperta, non si vede un progetto in cui credere". Quindi niente lavoro ai fornelli gratis per quest'anno. Il post riceve centinaia di condivisioni su Facebook

“Qual è il soggetto per cui dovremmo lavorare? Qual è il progetto a cui dovremmo aderire?”. La base Pd di Roma è in rivolta. E i volontari minacciano di incrociare le braccia durante la festa dell’Unità che animerà l’estate romana dal 26 giugno 2013.

“Nel frattempo noi ora stacchiamo la spina, e ci godiamo un po’ di riposo. Ce lo siamo proprio meritato”. Nonostante la vittoria di Ignazio Marino al Campidoglio la protesta dei “volontari” democratici, da quelli che si occupano dei punti ristoro a quelli che organizzano dibattiti, prende corpo grazie a un articolo/lettera aperta che Lucia Zabatta, responsabile università e ricerca del Pd romano, ha pubblicato sul sito www.ilmonitoreromano.it. Parole di fuoco che subito hanno ricevuto centinaia di condivisioni sui social network, con commenti come questo: “Ci hanno traditi, niente lavoro ai fornelli gratis per quest’anno”.

A far scoppiare la rabbia della Zabatta, 47 anni, ricercatrice presso un ente pubblico, nel Pds-Pd da oltre 15 anni, sono stati l’esecutivo delle larghe intese e la bocciatura di Stefano Rodotà al Quirinale: “L’idea mi frullava in testa da un po’ dopo aver ascoltato lo sfogo di tanti amici e militanti che non hanno voglia di partecipare come volontari alla festa dell’Unità di Roma”, spiega Zabatta a ilfattoquotidiano.it: “Le amministrative erano un’emergenza vera e abbiamo fatto di tutto per far vincere Marino, ora però non voglio che si torni alla fase di “normalizzazione”, dove il dissenso viene messo sotto silenzio. Io alla Festa dell’Unità di Roma ci tengo tanto, ma avanzare dei dubbi sulla propria partecipazione è legittimo”.

Lucia Zabatta è stata volontaria tra gli stand per un decennio. L’unico stop, poi rientrato, nel 2001 dopo i fatti di Genova, quando i parlamentari del Pd ci misero 5 giorni a chiedere spiegazioni delle violenze programmate della polizia (“un abuso di potere programmato scientificamente”): “Questa volta manca un progetto per il futuro del partito per il quale lavorare”, spiega, “la ferita dell’accordo con Berlusconi negli elettori del Pd è ancora aperta. E poi io voglio un partito che cambi questa società iniqua e disumana. Sono disponibile a farlo con gradualità, ma una direzione chiara in questo senso il Pd la deve prendere”.

Non usa mezzi termini la “pasionaria” romana che apprezza Vendola (“entrai nel Pd sostenendo Rosy Bindi, ora è importante che nella coalizione ci sia Sel”) anzi, fa subito capire verso dove Epifani e soci devono sterzare: “Non si comprende ancora quando questo congresso del partito si farà. Intanto dentro al Pd ci sono persone perbene come Fabrizio Barca che possono dare speranza agli elettori delusi. Renzi invece propone un ricambio generazionale che ha ragion d’essere ma non basta cambiare le persone, qui si deve cambiare il sistema di potere. Io voglio la fine del neoliberismo e il sindaco di Firenze non mi pare di quell’idea”.

La festa del Pd di Roma, quella che tutti ancora amano chiamare Festa dell’Unità ha una data d’inizio, il 26 di giugno al Parco Schuster, ma come nei migliori work in progress non una di fine: “L’anno scorso per 40 giorni di festa c’erano 250/300 volontari a sera. Quest’anno sarà difficile ripetere quei numeri e non credo sia una crisi di vocazione o di ricambio tra vecchi e nuovi militanti. La differenza nella partecipazione la fa il partito: se hai un’idea che “tira” e unisce l’ultimo dei militanti al primo dei dirigenti non c’è bisogno d’altro”.