Ci sono voluti 16 anni, ma alla fine Milano ce l’ha fatta a rendere omaggio a Camilla Cederna. Alla giornalista è stato dedicato il giardino di largo Richini, davanti all’università Statale. C’è voluto l’impegno di Stefano Boeri, assessore alla Cultura fino a poche settimane fa, per far cadere i veti ideologici che avevano bloccato le pratiche, avviate tanto tempo fa, per intitolarle una via o un giardino in città.
L’amministrazione guidata dal sindaco Letizia Moratti non aveva voluto rendere omaggio alla giornalista, scomparsa nel 1997. Non gli aveva perdonato la sua svolta civile, dopo il 1968, quando la Camilla delle splendide cronache mondane del “Lato debole” (la sua celeberrima rubrica sull’Espresso, quando ancora non sapevamo che cosa sarebbe diventato il “gossip”) si era trasformata nella giornalista d’inchiesta che aveva affrontato la strage di piazza Fontana, la morte dell’anarchico Pino Pinelli, la carriera e le gesta del presidente della Repubblica Giovanni Leone e del suo cerchio magico.
La gustosa cronista leggera che raccontava dall’interno la borghesia milanese passata attraverso il boom economico venne ripudiata da quella borghesia che la ritenne una “traditrice”, per la sua meticolosa curiosità che la portava a narrare, con prosa leggera e prodigiosa capacità di cogliere e descrivere i particolari apparentemente insignificanti, i fatti pesanti che, nel 1969 delle università occupate, dell’autunno caldo e della strage nella banca, finirono per cambiare la mappa fisica e antropologica di Milano.
Quel “tradimento” non gli è ancora stato perdonato, visti i 16 anni di attesa delle sue nipoti Giulia e Giovanna Borgese e di tutti quei cittadini di Milano che hanno apprezzato la Camilla giornalista leggera e poi ammirato la Camilla che raccontava il Movimento studentesco e le proteste operaie, e smontava le false verità ufficiali di una Milano diventata livida, teatro in bianco e nero di scontri feroci. A scoprire la targa (“Giardino Camilla Cederna”) in largo Richini non c’era il sindaco, Giuliano Pisapia, ma il nuovo assessore alla Cultura, Filippo Del Corno: “Sono fiero di aver portato a termine l’impegno di chi mi ha preceduto, perché in un momento difficile della storia di Milano, Camilla Cederna non ha mai perso la bussola di ogni vero giornalista, la ricerca della verità”.
Durante la piccola cerimonia che le ha dedicato il giardino, lunedì scorso, Nando dalla Chiesa ha ricordato la Camilla degli anni Ottanta, che nella Milano da bere aderiva con generosità al circolo Società civile, prima forma d’impegno civico tutto fuori dal sistema dei partiti e dal gioco delle ideologie del Novecento. E che all’apertura del maxi-processo di Palermo – che per la prima volta portava a giudizio i boss di Cosa nostra, arrivando poi alle condanne – dopo una telefonata in cui Nando le raccontava le difficoltà di tanti famigliari delle vittime a partecipare a quel processo, senza che nessuno le avesse chiesto niente si impegnò nella ricerca di fondi che permisero per la prima volta alle vittime della mafia di costituirsi parte civile in un processo lontano, costoso, difficile.
Ora, i milanesi che passeranno per quel giardino, gli studenti che si siederanno sulle sue panchine, hanno un motivo in più per ricordare Camilla e andare alla ricerca dei suoi libri.
il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2013